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Peppone Calabrese: “Catapultato a Camper, c’è sempre una finestra aperta per chi sa volare”

Il conduttore di Linea Verde è reduce dalla sua prima settimana a Camper in sostituzione di Marcello Masi. A Fanpage.it racconta: “Mi hanno catapultato in quest’avventura”. Il segreto del suo stile: “Per raccontare le persone, penso ai miei nonni. La provincia italiana ha tutto, bisogna recuperare l’orgoglio di essere paesani”.
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Peppone Calabrese, il noto volto di Linea Verde, ha appena concluso la sua prima settimana da conduttore di Camper. Un'avventura nella quale è stato "proprio catapultato", come ha dichiarato a Fanpage.it, in sostituzione di Marcello Masi. Un cambio che ha generato grande affetto ed entusiasmo da parte dei telespettatori che hanno potuto vedere Peppone per la prima volta al timone di una trasmissione in studio: "Sto sempre in mezzo alla gente, quindi è stato qualcosa di nuovo". 

Peppone Calabrese ha sostituto Marcello Masi, impegnato in una serie di esami: "È una persona che stimo molto, un maestro. Adoro la sua gentilezza e la serenità della sua narrazione". E la narrazione di Peppone, invece: "Per raccontare le persone, io penso sempre ai miei nonni. Amo la provincia e invito chi ci vive, a farlo con responsabilità". L'empatia e la genuinità sono il filo conduttore di Peppone Calabrese che unisce i suoi racconti di vita e di lavoro con l'obiettivo di valorizzare le persone e le storie che incontra lungo il suo cammino.

Peppone, si è conclusa la tua prima settimana da conduttore di Camper. Come è andata?

È stato molto intenso. Mi hanno proprio catapultato in questa avventura. Mi hanno chiamato e detto fatto, senza fare neanche una sola prova in studio. Sono uno che va molto in giro a raccontare agricoltori e artigiani, sto sempre in mezzo alla gente e quindi l'esperienza dello studio è qualcosa di nuovo.

Resterai alla guida del programma per tutto il mese d’agosto?

Adesso ci sono due settimane in cui mandano “Il meglio di” dal 12 al 16 e dal 19 al 23 agosto con Marcello Masi. Dal 26 al 30 e dal 2 al 6 torno io alla conduzione.

Spieghiamo a casa: il cambio non era preventivato. 

Assolutamente no. Marcello doveva fare delle indagini – è tutto ok, ci auguriamo sempre il meglio  – e quindi sono arrivato io. Marcello è una persona che stimo molto e che ho guardato molto per Linea Verde. Adoro la sua gentilezza, la serenità della sua narrazione. È un maestro da questo punto di vista. Io sono più giovane di lui, ho una narrazione diversa e posso solo imparare.

Il tuo pezzo forte è la sincerità d’approccio, la tua empatia.

Sì, anche se non è sempre un bene tutta questa empatia perché mi carico dei problemi degli altri (ride, ndr).

Come nasce il tuo stile?

Per raccontare le persone, io penso sempre ai miei nonni. Rivedo quelle espressioni di chi non ha voce, però vorrebbe dire. Quando arrivo per raccontare le persone dei luoghi, io faccio sempre un passo indietro. Quel passo indietro è necessario per lasciargli esprimere, per farli esplodere – perché di esplosione si tratta – di emozioni. È una cosa magnifica assistere a questa magia. È un codice di comunicazione che ti fa sentire a casa ovunque, da Bolzano fino alla Sicilia.

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Tutto parte da Potenza. 

Studiavo a Siena e sono tornato a Potenza perché mio padre si è ammalato – lui era un medico e aveva già capito tutto. Quando è morto, mi sono trovato nella situazione di recuperare pienamente le mie origini e sono ripartito da mio nonno, che si chiamava appunto Peppe. Era uno che aveva lavorato una vita intera per far studiare il suo unico figlio. Aveva le pecore, faceva il formaggio, aveva i campi di grano. Mi sono detto che non era normale che tutto questo vissuto rimanesse così. Sono andato in giro per Potenza a cercare tutti i contadini che avevano piccole produzioni e le ho inserite in una realtà che è quella del ristorante che c'è oggi. In pratica, quello che oggi faccio a Linea Verde lo facevo già prima.

È vera la storia che sei arrivato in Rai proprio grazie a un cliente del ristorante?

Verissimo. Quel cliente era Angelo Mellone e venne grazie a Francesca Barra, lucana pure lei, che gli consigliò questo posto “di piccola produzione”. Io, che sono oste in tutto e per tutto, ho cominciato a fare con lui una chiacchiera – "A chi sì figlio?", gli dissi piuttosto che "Di cosa ti occupi?" – ed è nata una connessione anche sulla base della fede calcistica. Lui è di Taranto, io tifo Potenza e il Potenza non era andato tanto bene quella stagione con la sua squadra. Da quel momento, Angelo è tornato più volte e dopo un Capodanno Rai a Potenza, Carola Ortuso (autrice Rai, ndr) cercava qualcuno per La Prova del Cuoco e hanno pensato a me. Così è nato il mio personaggio.

È la storia di una favola.

C’è una canzone di Finardi che dice “una finestra sempre aperta per chi sa volare”. Io l’ho lasciata sempre aperta. Ma questo vale per tutti, soprattutto per chi come me viene dalla provincia. La provincia italiana ha in sé e ha in seno la felicità. L’accezione deteriore della provincia è una follia. È vero, l’inverno è duro, ma se tu partecipi alla collettività, se tu lo abiti con responsabilità, allora è facile.

“In provincia non succede mai niente”, si dice.

È una litania. Invece, c’è la responsabilità di chi vive i luoghi che è determinante. Non sei secondo a nessuno se vivi la provincia in maniera sana. Questa è una cosa che ho capito a Siena. Ogni contrada ha la sua comunità e c’è tutto. Nessuno è abbandonato, tutto è perfettamente organizzato. Le contrade, addirittura, comprano le case e le mettono a disposizioni dei meno abbienti. La provincia deve essere questa, da nord a sud, bisogna tornare a vivere l’orgoglio di essere paesani.

Cosa ne pensi del mondo dei foodblogger, quelli che raccontano il cibo sui social network?

C’è una poesia di Leonardo Sinisgalli, poeta lucano del Novecento che dice più o meno così: “girano tanti lucani per il mondo, ma, nessuno li vede, non sono esibizionisti”. E dice ancora: “Abituato a contentarsi del meno possibile si meraviglierà sempre dell'allegria dei vicini, dell'esuberanza dei compagni, dell'eccitazione del prossimo”. Fatta questa premessa per dirti che sono un curioso e tutto quello che succede lo guardo con grande curiosità, a me la cosa che mi preoccupa di più di quel mondo è il tempo d’attenzione. È sceso drammaticamente. Allora, quello che è importante è sempre il contenuto. Devi sentire la responsabilità di quello che dici. Se tu non metti in campo questo, hai fatto un guaio. Milioni di persone ti guardano e tu le guasti. C’è stato un periodo in cui i contenuti vacillavano, ora penso che la tendenza si stia invertendo.

Tu sei in Rai già da diverse stagioni, quindi hai già vissuto un paio di cambi dirigenziali. Cosa ne pensi della Rai attuale?

Quando mi hanno chiamato per fare “Camper”, io ho chiamato il mio direttore che è appunto Angelo Mellone e gli ho detto: “Dammi un consiglio”. Lui sai che mi ha detto?

Cosa?

“Sii te stesso e divertiti”. Questo per dire che – ti parlo per me – non ho mai avuto una sola censura. Io vado alla ricerca di persone vere e autentiche e in piena autonomia. Non c’è mai stato nessuno che mi abbia detto: “Devi fare questo”, “Dobbiamo parlare di questo”. Mai.

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