Pasqualino Maione e l’infezione al cervello: “Vomitavo e perdevo i sensi. Il Covid non c’entra”
Pasqualino Maione sta affrontando una malattia che l’ha costretto a trascorrere quattro mesi in ospedale. Il cantante, entrato nel cuore degli italiani grazie alla sua partecipazione ad Amici 7, ha una meningite causata da un fungo. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it, ha raccontato il suo calvario. Il 38enne ha precisato che l’infezione al cervello non è collegata in alcun modo al Covid e ha spiegato che per riprendersi del tutto, ci vorrà più di un anno: “Oggi sto un po’ meglio. Ho ancora un’infezione al cervello in atto, anche se sta regredendo. Sono in terapia ma a casa. Sarà lunga purtroppo, ci vuole pazienza”.
Pasqualino Maione, ex di Amici, racconta la malattia
Facciamo un passo indietro, quando è cominciato tutto?
Il mio calvario è iniziato a luglio dello scorso anno. Ho avuto il Covid mentre ero per lavoro a Zante, in Grecia. Avevo la febbre alta. Mi sono curato e, quando sono guarito, sono tornato in Italia. Dopo meno di un mese, ho ripreso il Covid. Questa cosa mi ha buttato giù, non mi sentivo per niente bene. Ma ciò che mi preoccupava di più è che svenivo dal mal di testa, era fortissimo e non passava con nessun antidolorifico.
Quindi hai deciso di andare in ospedale.
Dopo una settimana di febbre a 39, mal di testa, nausea, vomito e in cui non mangiavo più, sono andato al Pronto Soccorso, spinto anche dai miei genitori, che volevano capire cosa stesse succedendo.
Risultavi ancora positivo al Covid?
Sì e avevo anche tutti i valori delle analisi sballati. La dottoressa che mi ha visitato, ha capito subito che qualcosa non andava. Mi hanno ricoverato all’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola. Sono stato lì una decina di giorni, curato come caso Covid. Poi, facendo delle analisi più approfondite, hanno visto che ero tornato negativo. Però, avevo preso un altro virus, perché avevo le difese immunitarie basse. Inizialmente pensavano si trattasse dalla candida, poi di una micosi. Sono stato trasferito al Policlinico di Napoli, nel reparto malattie infettive, dove sono specializzati in questo ambito.
Meningite post Covid: Pasqualino Maione fa chiarezza
Al Policlinico di Napoli è arrivata la diagnosi.
Dopo varie TAC, risonanze con contrasto, analisi, hanno scoperto che c’era questa meningite in atto. Un virus era partito dai polmoni e dal midollo osseo ed era arrivato al cervello. Le mie condizioni sono cominciate a peggiorare. Non mangiavo più, vomitavo, svenivo, perdevo i sensi. È stato veramente brutto. Poi hanno individuato il fungo criptococco, da cui era partito tutto. Ho iniziato una terapia specifica durata quattro mesi, durante i quali sono stato sempre in ospedale. Poco prima di dicembre mi hanno detto che avrebbero provato a farmi trascorrere Natale a casa. E infatti mi hanno dimesso poco prima del 25 dicembre.
Come stai oggi?
L’infezione al cervello è ancora in atto, anche se sta regredendo. Il midollo osseo, invece, non è più attaccato dal virus. Sto continuando la terapia a casa, ho perso 30 chili, sono completamente trasformato, gonfio per via del cortisone, degli antimicotici e degli antibiotici che devo comunque continuare ad assumere. Se mi guardo allo specchio, non mi riconosco. Dovrò fare anche riabilitazione perché ho perso molta massa muscolare. Ero atletico, facevo tanta palestra. Ma l’importante è che io sia qui a raccontartelo.
Sì, l’importante è che tu stia meglio. I medici ti hanno detto quanto ci vorrà per tornare alla tua quotidianità?
Un anno, un anno e mezzo. Mi hanno detto che i tempi standard sono quelli, poi c’è chi guarisce prima e chi guarisce dopo. Dipende dal soggetto, da come reagisce, da fattori ereditari, da eventuali altre patologie. Varia da persona a persona. Intanto devo tornare in ospedale due volte al mese per i controlli.
Mi auguro che tu possa guarire completamente.
Fortunatamente, da quello che mi hanno detto, non ci sono danni permanenti. È come se ci fossero delle cicatrici, che devono rimarginarsi e ci vuole tempo. Nel frattempo si soffre. Il Primario dell’ospedale mi ha detto che il mio caso è talmente raro che sono diventato oggetto di studio. Sembra sia raro prendere il criptococco e l’ho acchiappato proprio io (ride, ndr).
In un video pubblicato su TikTok hai parlato di “meningite post Covid”. Questa frase è stata fraintesa da molti, che hanno interpretato la tua malattia come diretta conseguenza dell’essere risultato positivo al virus.
Ci tengo a specificarlo, anche perché io ho fatto tre vaccini. Con “post Covid”, intendevo che dopo avere contratto il Covid, avevo le difese immunitarie basse, il mio corpo era vulnerabile e ho contratto questo fungo. Ero debilitato dal Covid, che fosse questo virus o un altro, mi avrebbe comunque danneggiato.
Come sta Pasqualino Maione oggi: l'infezione al cervello sta regredendo
Ora che sei tornato a casa, il peggio può considerarsi ormai alle spalle?
È vero che sto meglio rispetto a prima, ma è ancora una fase delicata. Devo stare attento a non prendere la depressione. Non posso uscire di casa, devo indossare costantemente la mascherina e deve farlo anche chi viene a trovarmi. Ho ancora le difese immunitarie basse e non posso permettermi di prendere neanche un raffreddore. L’infezione al cervelletto non è ancora guarita del tutto e dato che il cervelletto controlla il linguaggio, la coordinazione, i movimenti, ho ancora giramenti di testa e sbando quando cammino. Ci vuole tempo.
Chi ti sta accanto?
La mia famiglia, i miei genitori e mia sorella Giovanna con il marito. Senza di loro, non so come avrei fatto. Quando ero ricoverato, potevano fermarsi in ospedale solo mezz’oretta con la mascherina e dopo aver fatto il tampone. Non riuscivo a mangiare e loro mi portavano il cibo cucinato dalla mamma o gli omogeneizzati quando avevo la nausea. Mio padre non poteva venire spesso in ospedale perché ha una certa età, ha 82 anni ed è acciaccato anche lui, con le stampelle.
Come ingannavi le ore di solitudine in ospedale?
Avevo la musica, il computer, vedevo film e serie su Netflix. E poi chiacchieravo con il mio vicino di letto, che aveva bisogno di conforto più di me. C’erano degli anziani abbandonati, che non avevano nessuno, quindi facevo passare un po’ il tempo anche a loro.
Amici, la solidarietà degli ex allievi a Pasqualino Maione
Dopo aver parlato della tua malattia, sei stato travolto dall’affetto delle tante persone che ti hanno conosciuto grazie ad Amici e non ti hanno mai dimenticato.
È una cosa che mi ha veramente colpito. In realtà, non volevo fare quel video, ma siccome alcune persone mi chiedevano dove fossi finito, ho pensato di dare delle spiegazioni. Perché dovrei nascondermi? In tanti sono nella mia stessa condizione. Tutti insieme possiamo farcela.
Ti è capitato di ricevere dei messaggi anche dagli ex concorrenti di Amici?
Con i ragazzi della mia edizione abbiamo un gruppo whatsapp dove ci sentiamo. Ho sentito Marco Carta, Roberta Bonanno, Marta Rossi, Simonetta Spiri, Cassandra De Rosa, tutti mi hanno telefonato e ancora oggi mi chiedono come sto. Anche qualcuno della redazione di Amici, come Luca Zanforlin. Maria De Filippi ancora no, ma magari non le è arrivata la voce.
Qual è il sogno a cui ti aggrappi in questo momento, per trovare la forza di percorrere l’ultimo miglio verso la guarigione?
Il mio sogno è tornare a una vita normale. Fare quelle piccole cose come andare al supermercato. Mi manca tutto questo. Sono mesi che non faccio niente. Poi vorrei tornare a cantare. Non ho ancora provato, perché sono debole e non voglio sforzare le corde vocali. E se devo sognare in grande, penso a Sanremo, ma mi piacerebbe partecipare anche a Tale e Quale Show, me la cavo con le imitazioni.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Vorrei ringraziare tutta l’equipe medica del Vanvitelli, il reparto malattie infettive del Policlinico di Napoli, gli infermieri e gli operatori socio sanitari.