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Nuela: “Dopo X Factor bloccato dall’industria musicale. Ai giovani artisti dico di non fidarsi dei produttori”

Dopo il successo del singolo “Carote” a X Factor 2019, Nuela è tornato solo di recente in trend per il caso di Ozymandias. La loro denuncia mette al centro i presunti contratti stringenti che le case discografiche propongono agli artisti. A Fanpage.it, il cantante spiega i motivi del suo attacco: “Rifarei X Factor. La mia non era una critica al talent, ma a tutta l’industria musicale”.
A cura di Sara Leombruno
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Emanuele Crisanti, in arte Nuela, è stato uno dei protagonisti di X Factor 2019. Eliminato da Malika Ayane, non riuscì ad accedere alla fase dei Live, ma grazie al suo tormentone "Carote" ebbe successo anche fuori dal programma. Nelle ultime settimane, il suo nome è tornato in trend sui social a causa delle polemiche sui contratti di X Factor, che secondo alcuni ex concorrenti sarebbero altamente vincolanti, perché legherebbero gli artisti per anni alla casa discografica di supporto al talent: la Sony Music Italia fino al 2023 e, successivamente, la Warner Music Italy. Tutto è partito da un video denuncia di Giovanni Fausto, in arte Ozymandias, che dopo aver partecipato all'edizione di quest'anno, definiva questi accordi come "celle". "Se vai male, le etichette non ti fanno uscire le canzoni e se le pubblichi in modo indipendente si va sul penale", aveva spiegato su Tik Tok. In realtà, nei mesi scorsi anche Nuela, così come Martina Attili, aveva denunciato questo meccanismo e ora i suoi video sono tornati a circolare dopo il caso di Fausto. A Fanpage.it, il cantante spiega i motivi del suo attacco: "La mia non era una critica a X Factor, ma a tutta l'industria musicale". E dà un consiglio ai giovani talenti: "Fatevi guidare dagli artisti che conoscono il sistema, non fidatevi dei produttori".

Hai detto di essere stato vincolato per anni da un contratto che ti impediva di pubblicare canzoni in modo autonomo, l'hai firmato mentre partecipavi a X Factor?

No, ci tengo a chiarire questa situazione. I miei video sono tornati virali dopo quello di Giovanni Fausto, ma la mia non era affatto una critica a X Factor, ma a tutta l'industria musicale. Nel 2019 il mio percorso si è interrotto agli Home Visit, questo è fondamentale da capire perché, finché non accedi ai Live, non sei obbligato a firmare. I contratti di cui parlo non sono quelli legati al talent.

@nuelaofficial

Era da tempo che volevo raccontarvi la mia storia. #musica #perte #carote #xfactor

♬ suono originale – nuela

A quali contratti ti riferisci, allora?

A quelli che ho sottoscritto dopo il programma, dopo la popolarità ottenuta con la televisione. Ma, che il documento sia firmato a X Factor o fuori, le Major hanno un tipo di contratto standard che vale sia per gli artisti che hanno partecipato ai talent, sia per quelli che non l'hanno fatto. Sono accordi proibitivi in cui dai un'esclusiva sulla pubblicazione dei pezzi e se i produttori scelgono di non lavorare sul tuo progetto, resti bloccato e non puoi farlo autonomamente.

Tornassi indietro, parteciperesti di nuovo al talent?

Assolutamente sì, la gente crede che abbia disdegnato quell'esperienza, ma non è così. Sono contentissimo di averne fatto parte, ho ricordi più che positivi. All'interno del programma tutto è curato nei minimi dettagli, c'è molta attenzione, può essere un trampolino di lancio per gli artisti. Il problema è ciò che viene dopo.

Fino a quando sei stato legato a quell'accordo?

Da quando ho iniziato la mia carriera cinque anni fa ne ho firmati diversi, tutti con la stessa casa discografica. L'ultimo era valido fino allo scorso anno.

È per questo che non hai parlato prima? Dovevi rispettare un vincolo di segretezza?

Esatto, con il mio video ho voluto denunciare una dinamica ricorrente all'interno delle case discografiche, che spesso ti portano ad avere questo tipo di problema. Loro non avevano più intenzione di lavorare con me, ma io non potevo uscire dal vincolo che avevo con loro.

Dopo il caso di Fausto, Fanpage ha intervistato Enzo Mazza, CEO della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), che ha detto: "Gli artisti dovrebbero leggere quello che firmano e se firmi un accordo, accetti ciò che è previsto al suo interno". Cosa rispondi?

Sono rimasto sorpreso dalla sua dichiarazione. A meno che non ci ritenga persone con quoziente intellettivo minore, dovrebbe sapere che da prassi gli accordi vengono revisionati da un'avvocato prima di essere firmati. Personalmente, mi sono rivolto a un legale esperto in discografia e quindi il contratto lo avevo letto bene, ma non potevo sapere che mi sarei trovato in una situazione simile. Piuttosto, farei a lui una domanda.

Enzo Mazza, CEO di FIMI
Enzo Mazza, CEO di FIMI

Quale?

Lui rappresenta tutta l'industria musicale e la discografia italiana, vorrei sapere se ritiene corretto che in Italia questo tipo di contratti vengano considerati standard, visto che non tutelano gli artisti e il loro lavoro.

Lui parlava anche di un problema di overproduzione, ha detto che ogni anno vengono caricati 400mila brani a livello globale su Spotify. Quindi emergere sembrerebbe difficile, a prescindere dai contratti.

Su questo non c'è dubbio. L'industria musicale si sta democratizzando sempre di più e quindi oggi è possibile prodursi e pubblicarsi da soli, anche grazie ai social. Ma la questione non riguarda le preferenze dell'etichetta, che ha tutto il diritto di scegliere chi e cosa pubblicare. Riguarda il fatto che ti trovi bloccato se sceglie di non collaborare con te. Penso ci sia un problema nel sistema che sta già nella fase della pubblicazione, la difficoltà di emergere viene dopo. Se non volete produrre, almeno date agli artisti la possibilità di pubblicarsi autonomamente.

Emanuele Crisanti, in arte Nuela, a X Factor 2019. Fonte: Getty
Emanuele Crisanti, in arte Nuela, a X Factor 2019. Fonte: Getty

In base a cosa la casa discografica sceglie di produrti o meno?

Nella maggior parte dei casi si manda avanti il progetto più proficuo, quello che funziona di più. Trattandosi di un lavoro creativo, non esistono metriche precise su cui valutare un brano che vale e uno che non vale. Tutto è a discrezione dei producer. Nel mio caso, il primo anno mi è stata data la libertà di pubblicare quanti brani volessi. Dopo, le canzoni sono diventate due all'anno, poi una all'anno, a un certo punto mi sono sentito segregato.

Sentirti segregato ha influito sul tuo modo di creare musica? Ti ha mai portato a valutare di smettere?

Di sicuro mi ha messo in difficoltà e mi ha fatto cambiare direzione artistica. Nel periodo in cui sapevo di poter scrivere canzoni senza poterle pubblicare, ho sentito il bisogno di raccontare questa storia. È anche quello che sto facendo con i miei pezzi attuali, che sono indipendenti e che posso finalmente pubblicare da solo.

Cosa volevi ottenere, parlando di quello che ti è successo?

Volevo fare chiarezza per le persone che mi seguono, che negli anni sui social mi hanno sentito annunciare progetti che poi non si sono realizzati, come l'uscita di un nuovo singolo o di un album, mi sentivo in dovere di dare delle spiegazioni. Ma, soprattutto, ho parlato perché sentivo il bisogno di liberarmi di questa storia, per poter ricominciare.

Cosa diresti ai giovani artisti che si approcciano all'industria musicale?

Il mio suggerimento è quello di farsi guidare da chi ha già esperienza in quest'ambito. Parlo di altri artisti, non di produttori o tecnici, perché è difficile trovare persone di cui fidarsi in queste categorie. Quando ho partecipato a X Factor avevo 16 anni, non sono riuscito a proteggermi e ho fatto passi falsi. Avrei voluto ricevere i consigli giusti per evitarlo.

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