Noi, Aurora Ruffino: “È una storia universale, guardatela con apertura mentale e vi innamorerete”
La voce di Aurora Ruffino è limpida, cristallina, come quella che si sente nelle tante fiction tv che l'hanno vista protagonista in questi anni dove è cresciuta dando vita a donne coraggiose, dalla forte emotività. Ed è anche la voce di un'artista che non ha timore nel raccontarsi e dare tutto di sé, come fa anche sulla scena. In questa intervista a Fanpage.it, l'attrice torinese ci porta per mano nel suo viaggio attraverso le immagini di "Noi", il remake italiano dell'incredibile serie di successo americana "This is us". Nonostante le critiche, non sono mancati commenti positivi di chi è riuscito a guardare le emozioni e le storie dei singoli personaggi, piuttosto che dare spazio solo ai paragoni più disparati. Quello di Rebecca Peirò è stato un ruolo intenso, formativo che le ha permesso di crescere professionalmente e umanamente, come ci ha raccontato: "Ciò che vive questo personaggio è talmente grande che mi ha lasciato moltissimo, proprio da Aurora ho attinto e vissuto tantissime sensazioni".
La prima puntata di "Noi" ha avuto un riscontro abbastanza incoraggiante da parte del pubblico. Cosa vi aspettavate dall'esordio di una serie che portava con sé non pochi timori?
È stato un riscontro molto forte. È una serie molto divisiva, siamo stati contenti dei tantissimi commenti positivi che sono arrivati perché c’era molta diffidenza. This is us è una serie incredibile, quando hai a che fare con una serie che rasenta la perfezione e poi c’è un remake che spera di raccontare la stessa storia in un contesto diverso, c’è sempre un po’ di paura, ma devo dire che molti li abbiamo convinti. I commenti di cui sono più contenta sono quelli delle persone che sono anche fan dell'originale e ci hanno scritto che hanno amato moltissimo la nostra versione.
Ci sono stati, però, anche i commenti dei puristi che non hanno apprezzato il remake. Cosa hanno contestato di più?
Sì, c’è tutta una fetta di pubblico che rimane legata ferocemente alla serie americana e che cerca qualsiasi scusa per poterci distruggere. Io sono stata presa di mira più di tutti. Non vengo criticata tanto per le mie doti attoriali, quanto per la mia fisicità. L'impressione è che io sia troppo giovane per affrontare questo ruolo, sembro più piccola dell'età che ho e questa cosa ha suscitato non poco fastidio. Però ritengo che anche se fossi stata più grande, se fossi stata la copia di Mandy Moore, avrebbero comunque criticato il fatto che le somigliassi troppo.
Eppure, nonostante questa fisicità così giovanile, hanno scelto te. Ci sarà stato un motivo, no?
Ho fatto dei provini, come tutte le attrici d'Italia, in tantissimi hanno fatto i casting per questa serie. Non sono stata messa lì per favori oppure perché piacevo così, mi hanno scelta, ma resta il fatto che la mia fisicità è questa. Però devo dire che sono molto soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto, ho guardato la prima puntata con il resto del cast e della troupe e mi sono emozionata tantissimo, sono proprio orgogliosa di questo progetto.
Non deve essere stato facile approcciarsi ad una serie che ha avuto un successo così capillare. L'intento è stato quello di omaggiare This is us o di raccontare una storia simile adattandola alla nostra cultura?
Se guardi una scena girata da noi e poi ne guardi una loro mettendole a paragone, c'è sicuramente qualcosa che non funziona, ma bisogna distaccarsi e con apertura mentale, senza forzature, riconosci che al centro del racconto c'è una famiglia italiana. Il bello di questa storia è proprio il fatto di poter essere raccontata perché è attuale ovunque e in ogni epoca. È una storia che parla dell’imperfezione di noi esseri umani, della famiglia, sono temi universali che davvero abbracciano tutte le persone del mondo.
Nella serie originale Mandy Moore fa da traino a tutto il racconto, ed è quello che succede anche in Noi. Come hai costruito un personaggio così centrale e sfaccettato?
Ho interpretato ogni fase del racconto come se si trattasse di una donna diversa, dal momento che attraversiamo i 20, i 30 i 40 e i 60 anni di Rebecca. Ho vissuto questo processo abbracciando il mio essere donna, e da Aurora ho vissuto tantissime emozioni. Due mesi dopo aver iniziato le riprese ho avuto una specie di rifiuto nei confronti della maternità, ma una volta finita la serie, circondata da bambini piccoli, di dieci anni, adolescenti è poi riaffiorato in me il desiderio di avere figli, l'amore ha prevalso sulla paura. Credo sia la cosa più grande che mi ha lasciato questo ruolo.
Quanto coraggio ci vuole oggi ad avere un figlio?
Quello che mi ha lasciato Rebecca è il desiderio di avere figli, poi purtroppo appena apro i giornali e vedo quello che succede nel mondo, penso che forse sia meglio evitare, perché quello che stiamo vivendo è così orribile, surreale. Se penso al 2018, al 2019 mai avrei immaginato che ci saremmo trovati a vivere prima due anni di pandemia, con le sue terribili conseguenze, poi appena si affaccia una minima speranza scoppia questa guerra. Sono spiazzata, indignata, arrabbiata, mi sembra tutto così surreale e questo, ovviamente, mi fa pensare.
In questo momento così difficile anche una fiction può essere utile per veicolare un messaggio. Qual è quello di Noi?
Noi racconta la forza di una famiglia imperfetta, come tutte le famiglie, con quella capacità di non perdersi, di voler restare legati grazie all'amore nonostante tutte le cose che possono accadere nella vita. Delle volte sarebbe quasi più semplice arrendersi, andarsene, adesso sembra basti davvero poco per lasciare tutto, ma se c’è amore, se c’è rispetto e desiderio di voler continuare non ci si arrende, non ci si slega.
Quello tra Rebecca e Pietro è un amore forte, ma non è un amore perfetto. Che tipo di amore speri di vivere o stai vivendo?
L’amore perfetto non esiste. Ho scoperto che la cosa per me più importante ad oggi è riuscire ad essere me stessa e sentirmi libera di esserlo con le persone che amo. I rapporti d'amore per me devono essere rapporti in cui c’è rispetto della libertà dell’individuo, che non è una cosa scontata. Ci sono tantissime coppie che non si conoscono, stanno insieme da anni, ma in realtà giocano dei ruoli, portano delle maschere, non si dicono la verità, magari per paura.
A proposito di sintonia e rispetto, come è stato lavorare fianco a fianco con Lino Guanciale dopo "Non dirlo al mio capo"?
Lino è stata una sorpresa per me. In Non dirlo al mio capo ci siamo incontrati un paio di volte, ma non ci siamo mai veramente conosciuti, invece su questo set abbiamo avuto modo di conoscerci ed è stato incredibile. Il primo giorno di riprese, senza essere mai riusciti ad incontrarci perché lui era su un altro set, abbiamo girato il matrimonio, scene importantissime e dal primo ciak c’è stata una grandissima sintonia. Sono cose che non puoi prevedere, tra due persone o due attori scatta oppure no. Se non accade è più faticoso perché devi costruire artificiosamente una complicità che non esiste, se scatta invece diventa tutto semplice, naturale e fortunatamente con noi è successo questo.
Sul set c'è anche Dario Aita che in una precedente fiction (Questo nostro amore ndr.) era il tuo fidanzato, ora invece è tuo figlio. Quanto ci avete riso su?
Ci abbiamo riso molto, il mio amore per Bernardo è una cosa che rimane da anni dentro di me, perché è stata una storia talmente bella. Da Benedetta ho amato Bernardo alla follia e quindi ogni volta che recito con Dario quel pizzico di quell'amore c’è sempre, e l’abbiamo mantenuto anche da madre e figlio, ogni tanto mentre gli davo la mano, lo guardavo negli occhi e dicevo “Amore mio ti ricordi” (ride ndr.)
Parlando di figli, tu che figlia sei stata?
Sono stata una figlia fin troppo responsabile, sentivo la responsabilità di portare armonia in casa, non sono mai stata una ragazza ribelle, lo ero fuori, a scuola anche se andavo benissimo, però se c’erano delle cose che mi toccavano mi facevo sentire. Volevo che i miei nonni, mia zia, fossero orgogliosi di me, anche quelle volte in cui i miei compagni mi dicevano di saltare le lezioni non ho mai avuto il coraggio, perché l’idea che avrei potuto deludere i miei mi faceva tremare. Un po’ di follia non mi avrebbe fatto male, poi ho iniziato questo lavoro che è una valvola di sfogo enorme, forse è per questo che mi piace così tanto, perché quando torno a casa dal set mi sento più libera, non sento il bisogno di dover scaricare qualcosa.
Sei cresciuta sul piccolo schermo e hai interpretato ruoli anche molti intensi, da Braccialetti Rossi al personaggio di Rebecca che interpreti ora. Come riesci a portare il dolore sulla scena?
Non sono in grado di utilizzare le mie esperienze personali per far affiorare sensazioni negative, a me succede la cosa opposta, mi blocco, non riesco a controllare quell’emozione. Il lavoro che faccio è proprio di immedesimazione totale nella scena, è come se riuscissi a chiudermi in una bolla mentale, a creare un mio mondo sul set che comunque è molto confusionario, c’è molto rumore, c’è tanta gente che parla. Questo mi aiuta anche a controllare quel tipo di emozione e mantenere quel distacco che per me è fondamentale tra lavoro e vita privata, perché una volta che vivo quel dolore poi quando la scena è finita, è finita.
Quindi il dolore una volta spente le luci sparisce, o almeno ci si prova.
Se mischi il tuo dolore con il tuo lavoro di finzione, rischi di portare a casa delle cose dolorose che possono invadere anche la tua sfera privata. Di esempi di attori che hanno avuto dei problemi interpretando certi ruoli ce ne sono tantissimi. Mi piace essere sul set al 100%, ma finita la giornata devo tornare alla mia serenità. Con tutta la fatica che ho fatto per trovare un minimo di stabilità, non voglio metterla in pericolo per il lavoro, perché sempre di lavoro si tratta, sia chiaro è un mestiere che amo e sono davvero privilegiata, ma il distacco è necessario.
Sogni nel cassetto?
Ce ne sono tanti, sono una fan di film fantasy, mi piacerebbe interpretare Black Widow, un’eroina Marvel. Pensando a dei ruoli più italiani, ho sempre amato film biografici che raccontavano di grandi donne, se penso ad una donna che mi piacerebbe interpretare che è stata un’icona d'arte e bellezza è Raffaella Carrà. La porto nel cuore sin da piccola telespettatrice, sarebbe un sogno per me omaggiarla.
C'è margine, secondo te, per una prossima stagione di Noi o è presto per dirlo?
Secondo me è ancora presto per dirlo, la volontà c’è ma l’ufficialità arriva dopo che sono andate in onda le puntate bisogna vedere come accoglie il pubblico la nostra versione. Ovviamente per sarebbe fantastico.