Nicolas Maupas: “Penso troppo e non faccio follie, dovrei buttarmi di più. Massimiliano Caiazzo è un modello per me”

Nicolas Maupas è il protagonista di L’amore in teoria, film in sala dal 24 aprile. Intervistato da Fanpage.it, l’attore parla del rapporto con il suo collega Massimiliano Caiazzo e dell’approccio che ha con la sua parte più emotiva. Cerca, poi, di rispondere a uno dei grandi interrogativi della vita: “Che cosa è l’amore?”.
A cura di Eleonora di Nonno
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Nicolas Maupas è un buono. È l'attore a confermarlo a Fanpage.it parlando dei personaggi che ha interpretato negli anni. Da Mare Fuori a Un professore, il filo conduttore della sua carriera è proprio la scelta di mostrare il lato empatico e gentile della mascolinità. Nella sua ultima fatica, il film L'amore in teoria (in sala dal 24 aprile), indossa i panni di Leone, nome che poco rispecchia la sua indole timorosa e riluttante a buttarsi a pieno nella vita. A farlo uscire dal suo guscio, però, saranno i sentimenti. Nell'intervista Maupas parla del suo rapporto con il tempo, della competizione nel mondo dello spettacolo e prova a rispondere a una delle grandi domande della vita: "Che cos'è l'amore?".

Ne L'amore in teoria sei il giovane Leone che, a detta di Meda, uno dei personaggi del film, si comporta più come "un micetto". Come vive il tuo personaggio questa discrepanza tra l'immagine esterna e il tumulto interiore che prova?

Un po' come una competizione. Arriverà anche a un punto in cui dovrà raccontare cose non vere per non dover essere sotto interrogatorio da parte del padre. Ha paura di far uscire la sua emotività e raccontare che sta succedendo nella sua vita. All'inizio è un micetto, passivo rispetto a quello che gli succede. Subisce senza reagire e non prende una decisione. Dovrà poi diventare un Leone.

Spesso interpreti personaggi maschili che non hanno paura di mostrare la propria fragilità. Vedi in questa scelta attoriale una forma di responsabilità? Ci troviamo in un momento storico in cui si mette in discussione la rappresentazione della mascolinità.

Credo che il filo conduttore dei miei personaggi sia il racconto di uno spaccato dell'adolescenza o di una tipologia di mascolinità. È una questione di indole. Non ho i connotati del cattivo quindi mi ritrovo meglio a trattare certe tematiche. Credo di aver imparato a giocare con la mia empatia, mi piace indossare i panni di chi mi fa scoprire la mia adolescenza sotto diversi punti di vista.

Nicolas Maupas e Caterina De Angelis nel film L'amore in teoria
Nicolas Maupas e Caterina De Angelis nel film L'amore in teoria

Galeffi canta: "Sono un pezzo di pane, in mezzo a pezzi di vetro". È un'immagine che fa pensare alla fatica di restare gentili in un ambiente competitivo come può essere quello del mondo dello spettacolo. 

È un ambiente spinoso. Ho avuto la fortuna di fare parte di tante serie con cast corale e con ragazzi della mia età. Non ho mai avuto scontri, non mi sono mai dovuto togliere delle spine. Credo sia una fortuna. Ci sono dei coetanei che ammiro tantissimo dal punto di vista della recitazione. Non sento la competizione perché ognuno ha carte diverse. Cerco di rubare qualcosa in senso buono e riportarlo nel mio lavoro.

Cosa rubi?

Di Massimiliano Caiazzo, che è stato il mio primo compagno di set, mi piace come lavora. Ha un modo di approcciare estremamente intenso e funzionale, riesce a a portare una grande presenza scenica. Ho provato a fare la sua stessa preparazione, ma lui è più bravo.

 All'inizio del film Leone evita o non sa gestire il confronto o il conflitto. Tu come reagisci in queste situazioni?

Ho avuto varie fasi. Credo che ci sia un momento in cui molti adolescenti si scontrano con i genitori, ma perché in realtà stai facendo i conti con il tuo futuro. Crescendo diventi sempre più simili ai genitori. Adesso mi sono reso conto di somigliare molto a mio padre. Bisogna scontrarsi in un certo modo, ci sono modi giusti e sbagliati. È importante capire i piccoli equilibri.

Gli innumerevoli casi di femminicidio ci dicono chiaramente che un ‘no' può costare la vita. Leone nel film fa i conti con il rifiuto da parte della persona per cui prova un sentimento forte. Cosa può insegnare il tuo personaggio rispetto al concetto di consenso?

Gli insegnamenti sono un po' ovunque. A me piace il fatto che Leone usi la filosofia per superare questi rifiuti. È una persona che nonostante non si butti mai, prende il tempo di pensare e di pensare bene. Leone è un buono, ha un genitore buono, è cresciuto in un ambiente in cui c'è stata un'educazione sentimentale. Lui parla con la madre e il dialogo con una donna lo fa crescere come uomo.

Che modelli ti guidano nelle relazioni?

Il primo modello sono i genitori. Ho imparato tanto dalle persone con cui ho condiviso le esperienze. Ribadisco, fondamentale è il dialogo.

"La fiducia, e la speranza e l’amore sono tali in quanto nascono e crescono a dispetto della ragione" è una frase di un libro che so hai apprezzato, Follia di Patrick McGrath. Che rapporto hai con la tua parte irrazionale?

La mia parte irrazionale è più legata al mondo del lavoro. Credo sia fondamentale per essere creativi. Nel mio privato mi piace disegnare, dipingere.

Preferisci non parlare della tua vita sentimentale. Ma ti chiederei di rispondere a due domande presenti nel film: La cosa più folle che hai fatto per amore? Che cosa è l'amore?

Sulla prima domanda ti deluderò. Non ho mai fatto follie o gesti eclatanti. Amo molto i fiori, forse è questo il gesto che mi piace fare. È difficile rispondere alla seconda domanda, sono convinto si tratti di una teoria che va studiata. Bisognerebbe applicare la teoria delle cose buone alla pratica.

Hai dato una risposta molto da Leone.

Un po' filosofeggiante.

Il bacio tra te e Domenico Cuomo nella fiction Rai Un Professore ha dato fastidio. Ti sei chiesto perché possa ancora scandalizzare?

Il perché scandalizzi può essere evidente. Se oggi abbiamo avuto bisogno di rappresentare un amore come questo e ha dato fastidio è perché c'è ancora una lotta aperta, un qualcosa da risolvere. Giusto che dia fastidio perché poi sicuramente si potrà superare. Bisogna essere liberi in tutto ciò che si fa, anche in amore.

Nicolas Maupas e Domenico Cuomo nella fiction Rai Un Professore
Nicolas Maupas e Domenico Cuomo nella fiction Rai Un Professore

Molti attori parlano del tempo come di una presenza ingombrante: quello che scorre tra un provino e l’altro o quando si è in attesa di una risposta. Tu cosa ci metti dentro questi vuoti?

Negli ultimi anni mi è capitato di passare da momenti estremamente intensi a momenti in cui non ero impegnato. Io ci metto me stesso, le cose che mi piacciono Al primo posto ci sono i miei amici e la mia famiglia. Mi piace tanto non fare nulla.

In questa società però è difficile.

Siamo sempre di fretta, mettere il freno a mano dopo una corsa a 200 all'ora allora va benissimo. In questo momento sono a 250, poi piano piano rallentiamo.

C'è un filo invisibile che lega il te bambino che raccontava storie per far sorridere sua madre in un momento di difficoltà all'attore che sei oggi.

Si, è così.

Se potessi dire qualcosa a quel bambino, cosa gli diresti?

Non gli direi niente. Mi è piaciuto scoprire piano piano le cose della vita, non vorrei consigliarli qualcosa e rovinargli la sorpresa. Come Leone de L'amore in teoria ho avuto i miei tempi e i miei momenti. Sono felice di come siano andate le cose dalla mia infanzia ad oggi. Mi reputo fortunato. Forse gli direi di vivere con più leggerezza, perché io ho la tendenza a pensare tanto. A volte sarei voluto essere più reattivo, buttarmi un po' di più.

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