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Masterchef Italia 14

Niccolò Califano fuori da MasterChef: “Volevo fare il fruttivendolo. Eleonora? Ora ho il cuore di pietra”

In attesa della finalissima di MasterChef 13, in onda giovedì 29 su Sky e in streaming su NOW, Fanpage.it ha intervistato Niccolò Califano, ultimo eliminato. “Volevo fare il fruttivendolo, poi mi sono iscritto a medicina”, ha raccontato. E sul rapporto speciale con la concorrente Eleonora Riso: “Ora ho il cuore di pietra”.
A cura di Eleonora di Nonno
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Niccolò Califano, ultimo dei concorrenti eliminati a MasterChef 13, durante la trasmissione si è fatto notare soprattutto per la simpatia. È proprio quest’arma, o per meglio dire ingrediente, che usa quando lo raggiungiamo al telefono: “Sono le 14.00, si dice buongiorno o buonasera? È quella fascia oraria in cui non sai mai cosa dire”. Dietro la maschera dell’ironia, però, si nasconde un ragazzo dolce: “Cannavacciuolo mi ha insegnato a sciogliermi e a trasmettere le emozioni nel piatto”. E non così pessimista come spesso lo definiscono: “La vita non ha senso ma la cosa bella è che sono io a poterglielo dare”. Il giovane medico e cuoco di Ravenna, 26 anni, racconta a Fanpage.it la sua esperienza nel contest culinario, il suo rapporto con la concorrente Eleonora Riso e svela un retroscena della sua vita che pochi conoscono: “Prima di iscrivermi a  medicina volevo fare il fruttivendolo”.

Sui social, soprattuto su TikTok, girano moltissimi video in cui i fan di MasterChef ti paragonano all’attore e comico Fabio de Luigi. Tu stesso sostieni che ti piace far ridere le persone.

Mamma mia, non ne posso più! Mi sono arrivati centinaia di commenti di persone che me lo dicono. Non ci avevo mai fatto caso, a me lui sta simpaticissimo ma non vedo questa somiglianza, forse abbiamo un umorismo simile. Non saprei.

In cucina invece qualche chef a cui ti ispiri? Nella puntata in esterna a Senigallia hai particolarmente apprezzato i piatti di Mauro Uliassi.

La sua cucina mi è rimasta impressa, ho apprezzato lo studio di abbinamenti particolari e la ricerca continua dell’innovazione. Non mi ispiro a nessuno ma prendo spunto da chiunque: da mia nonna a Carlo Cracco. In generale, però, provo a usare la mia creatività e le mie idee.

Nel corso del programma si è creata un’intesa particolare con lo chef Antonino Cannavacciuolo. Cosa pensi di aver imparato da lui?

Cannavacciuolo è stato una fonte di ispirazione non solo come chef ma anche come persona. Io e lui abbiamo seguito percorsi molto diversi, io studiando medicina, lui dedicandosi alla cucina fin da piccolo. Quando ci confrontavamo, però, la sua grande intelligenza emotiva ha fatto cadere la mia corazza. Mi ha spronato affinché riuscissi a trasmettere con i miei piatti delle emozioni – che devo cavalcare e non rinnegare – senza ricorrere per forza all’ironia.

Parlando di emozioni, come le gestisci in cucina?  E in corsia?

La mia esperienza come medico è stata relativamente breve, però posso dire che in corsia sono razionale, quasi freddo. Mai insensibile, però. Quello del medico è un lavoro che lascia poco spazio alla componente emotiva e artistica, la cucina è stato un espediente per far venire fuori la mia vena creativa.

Da una parte un medico, dall’altra un cuoco. Come ti vedi in futuro?

Questa è una domanda che continuano a farmi tutti quanti. Non lo so. Non mi sento né un medico né un cuoco, riesco a indossare bene i panni dell’uno e dell’altro. Di base il mio percorso non ha avuto molto senso. Prima di iscrivermi a medicina e di partecipare a MasterChef volevo fare il fruttivendolo. Quel lavoro mi spaccava la schiena, sono durato pochissimo. Nella mia vita ho sempre studiato, per questo ho voluto provare un’esperienza lavorativa.

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Cosa hai imparato dagli altri concorrenti?

In generale cerco di collezionare qualcosa di buono da ogni persona che incontro, così da diventare una persona migliore di chi mi sta davanti (ride, ndr). Durante il programma spesso si faceva riferimento al mio pessimismo ma per me dire che “la vita non ha senso” significa che io, come un demiurgo, posso darle il significato che voglio.

Con Eleonora Riso si è creato un legame forte. Anche i giudici te lo hanno fatto notare ma hai preferito non sbilanciarti sulle tua vita sentimentale.

All’inizio pensavo fosse una pazza, poi l’ho conosciuta meglio ed effettivamente è una pazza. In senso positivo. Il nostro legame si è fortificato con il tempo, soprattutto dopo la prova in cui abbiamo cucinato insieme. Abbiamo personalità molto diverse, siamo come un’emulsione, una citronette o una vinagrette, manca la proteina che ci rende stabili. Al momento ho il cuore di pietra.

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Anche durante i provini hai tirato in ballo l’amore, presentando un piatto dedicato alla tua ragazza. Come vanno le questioni di cuore? 

Con questa ragazza ho subito una separazione che mi ha spezzato il cuore, mi sono sentito abbandonato e ho passato un brutto periodo. Però non mi pento di averle dedicato il Riso Ludi che ho portato al provino per la cucina di MasterChef. Dopo la messa in onda, avevo paura di aver fatto una brutta figura dedicando un piatto alla mia ragazza. Quella, però, è la ricetta di cui vado più fiero, l’ho perfezionata nel tempo e le strappava sempre un sorriso. È proprio vero, come dice Cannavacciuolo, che quando cucini con le emozioni crei un prodotto di livello superiore. Questa è la mia triste storia.

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Quando sei stato eliminato hai dedicato un lungo post in cui menzionavi proprio il Riso Ludi

È emblematico come il mio percorso sia iniziato con un piatto dedicato a lei e al suo sorriso e alla fine sia uscito da solo.

Prima di uscire, alla domanda dei giudici: “Chi vincerà?” Hai risposto: “Francamente me ne infischio”. Non ti importa davvero?

Non ci ho pensato, volevo uscire con il sorriso. Mi sono detto “vabbè ho vinto io”, per uno che vive con la sindrome dell’impostore essere arrivato fin lì è stato un traguardo fantastico. Eleonora meritava di restare, mi sarebbe dispiaciuto ancora di più se avessero eliminato lei. Non è vero, sono un’ipocrita (ride, ndr).

Come è cambiata la tua vita dopo MasterChef?

È uguale, semplicemente ora la gente mi riconosce per strada e mi chiede foto, video saluto o dove faccio gli auguri di compleanno. Mi sembra tutto un po’ più cringe rispetto a prima, però la realtà è che vivo a mio agio nel disagio.

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