Morte Silvio Berlusconi, Vittorio Sgarbi: “Era un amico, lui perseguitato come Enzo Tortora”
A Fanpage.it, parla Vittorio Sgarbi ricordando il Silvio Berlusconi amico e quello politico: "Ho il ricordo di una persona di cui sono stato più vicino al privato che al politico. È stato perseguitato da una magistratura criminale che ha reso politico il privato. Per questo, dico che Silvio Berlusconi è un secondo Enzo Tortora".
Lei è stato da sempre vicino a Berlusconi, ci dia un ricordo.
Non sarei stato così vicino a lui se fosse stato vittima di ingiustizia. Ha vissuto degli anni difficili perché quello che per uno come me o uno come lei, è normale, per lui era reato. E non potevo non essere vicino a lui perché l'inchiesta che lo ha investito è stato uno dei delitti di una politica giudiziaria, di una magistratura giudiziaria che gli ha reso difficile la vita. Creare dei reati finti per la sua attività politica, è una vergogna insopportabile. Il mio ricordo è quello di un amico che ha fatto cose giuste ed è stato trattato come uno che chissà quali delitti ha commesso.
Chi era per lei?
Era un uomo forte, libero e innocente. Agiva in nome della vitalità e dello slancio. Hanno cercato senza riuscirci di abbatterlo – quindi era un vittorioso: ha vinto la battaglia ma ha ha perso la vita – è stata una vita tormentata inutilmente. Era difficile parlare di politica con lui perché la sua idea di politica era di pronto soccorso, ha ridotto gli altri a funzione politica. È stato un simbolo di giustizia di uno Stato che si rivolta.
Qual è stato l'intuizione politica più importante durante la sua attività?
Capire che la politica italiana era vittima della magistratura. L'origine di tutto è stato Tangentopoli, il 1992. Anche Craxi, a sua volta, è stato al centro di una magistratura che si è fatta partito politico. A parte i corrotti, che c'erano, la magistratura ha cancellato i partiti politici con un colpo di Stato. La prima reazione è stata quella di Berlusconi. Ha tentato di resistere, stabilendo il bipolarismo. La storia è molto complicata, ma parte da un'aggressione politica che ha cancellato i partiti. E alla fine, Berlusconi ha vinto.
E il più grande errore?
Pensare di poter diventare presidente della Repubblica. È evidente che lui avrebbe dovuto pilotare, a quel punto della sua vita, un presidente – ad esempio, Draghi. Ma si è chiuso su se stesso, perché gli avrebbe dato un risultato conclusivo che avrebbe anche cancellato tanti anni di pena. Io l'ho anche aiutato, ma è stato un errore, il declino dell'uomo di potere come il declino di Ozymandias.
Cosa succede adesso, chi raccoglie la sua eredità politica?
Succede che si dovrà creare un'area sostitutiva di Forza Italia con Forza Italia. Non sarà quel partito che c'era con lui, ma sarà una grande area che rilancia una destra nuova, un'area che tiene insieme una quantità di persone che sono non di destra, ma di centro. Potrebbe essere il trionfo postumo di Silvio Berlusconi.
Il ricordo più bello, di vita privata, che ha con lui.
Abbiamo fatto dei viaggi insieme, delle inaugurazioni incredibili. Quando inaugurammo Caravaggio a Milano, al Museo Diocesano, lui intervenne e parlò come se fosse un critico di Caravaggio. Sentendo la mia introduzione, capì i passaggi principali e parlò come se fosse un Roberto Longhi.