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Matteo Messina Denaro

Maurizio Costanzo sull’arresto di Matteo Messina Denaro: “L’ha coperto mezza Sicilia”

“L’arresto di Matteo Messina Denaro l’ho appreso dal telegiornale, pensavo non sarebbe mai potuto accadere”, così Maurizio Costanzo ai microfoni di Fanpage.it: “Il prezzo più alto da pagare è stato l’essere sotto scorta da trent’anni. Una privazione di libertà notevole, per andare in Sicilia per una testimonianza hanno bonificato tutti i ponti dove sono passato”.
A cura di Eleonora D'Amore
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"L'arresto di Matteo Messina Denaro l'ho appreso dal telegiornale e sono saltato dalla poltrona, pensavo non sarebbe mai potuto accadere. È la dimostrazione che il lavoro costante delle forze dell’ordine può portare ad arrestare un ricercato numero uno come lui", inizia così il commento di Maurizio Costanzo ai microfoni di Fanpage.it, a poche ore dall'arresto del noto boss latitante dal 1994.

La latitanza di Matteo Messina Denaro è finita dopo trent'anni a Palermo. Il boss era in una clinica privata dove si stava curando per un cancro e si faceva chiamare Andrea Bonafede. Santino Di Matteo, padre del piccolo Giuseppe ucciso a soli 12 anni dalla mafia l’11 gennaio del 1996, ha commentato la cattura di Matteo Messina Denaro durante un’intervista realizzata da Sandro Ruotolo per Fanpage.it: “L’arresto a Palermo, vuol dire che lo Stato sapeva”. Secondo lei, ha ragione? "Non lo so, lo Stato lo ha arrestato, meno male che è successo. Pensiamo a quanti mascalzoni non vengono arrestati, quindi bene così".

Su Rita Dalla Chiesa, che ha richiamato all'importanza di scoprire chi lo ha coperto per tutti questi anni e perché sia stato arrestato solo oggi: "Penso che l’abbia coperto mezza Sicilia, adesso il ‘divertimento' degli inquirenti sarà di andare a scovare tutti quelli che lo hanno protetto in questi anni.  L'intervento di Rita Dalla Chiesa è fondamentale proprio oggi, nel giorno in cui Rai 1 manderà in onda la fiction su suo padre interpretato da Sergio Castellitto (Il generale Dalla Chiesa, ndr), è una bellissima coincidenza".

Maurizio Costanzo rivede le immagini dell'attentato di via Fauro
Maurizio Costanzo rivede le immagini dell'attentato di via Fauro

"I magistrati mi dissero che lui mi raggiunse al Parioli per un sopralluogo, per capire se e come sarebbe stato possibile fare l’attentato fuori il teatro. Il Parioli era un luogo pubblico, non potevo controllare spettatore per spettatore. Avevo scelto di fare un lavoro pubblico e quindi in quel caso ne pagavo le conseguenze", continua il conduttore e giornalista, nel ricordo di quei terribili momenti che anticiparono l'attentato di Via Fauro del 14 maggio 1993, durante il quale fu coinvolta anche la moglie Maria De Filippi. La conduttrice ha poi confessato di non essere più riuscita a salire su una macchina con Maurizio Costanzo:

Ho avuto paura per almeno due anni. Ho promesso a mio padre che non sarei più salita in macchina con Maurizio e così ho fatto.  A lui invece chiesi di smettere di occuparsi di mafia e così fece per un po’ di tempo, poi ha ricominciato. Io fossi stato in lui avrei chiuso lì, non so come abbia potuto riparlare di mafia ancora. Molto probabilmente chi fa il giornalista ha questa spinta, io no.

Maurizio Costanzo e Giovanni Falcone al Maurizio Costanzo Show (1991)
Maurizio Costanzo e Giovanni Falcone al Maurizio Costanzo Show (1991)

Il prezzo più alto da pagare è stato senza dubbio "l’essere sotto scorta da trent’anni. Una privazione di libertà notevole, pensi che per andare in Sicilia per una testimonianza hanno bonificato tutti i ponti dove sono passato. Situazione pesante da vivere". Quando gli chiesero se avesse mai avuto ripensamenti rispetto la sua esposizione nella lotta contro le mafie, il giornalista rispose: "Io il conto l'ho pagato, ho fatto le puntate contro la mafia. La mafia si è difesa, guardie e ladri. Penso che un giornalista debba fare quello che ho fatto io". Pensiero che lo accompagna con forza ancora oggi:

Un giornalista che fa? Fa l’omertoso? No, rischia e si batte per ciò in cui si crede. A un giornalista di oggi direi di farlo come l’ho fatto io, l’importante è che ne capisca l’importanza. Soccombere alla mafia non è possibile. Se facciamo questo mestiere usiamo i sistemi che abbiamo per denunciare. Facendo questo, di puntata in puntata, arrivai a intervistare Giovanni Falcone, ed è lì che iniziò la mia messa sotto accusa. È lì che diventai un loro bersaglio.

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