Matteo Leoni, Tinelli in Quelli dell’intervallo: “Difficile gestire il successo. Non sono più tornato in Italia”

Sono passati quasi vent'anni dalla prima puntata di Quelli dell'intervallo, sitcom cult di Disney Channel che ha accompagnato generazioni con le avventure di tredici studenti durante la ricreazione. Tra i protagonisti della serie c'era Matteo Leoni, volto di Tinelli, il timido e impacciato ragazzino perdutamente innamorato di Valentina (interpretata da Giulia Boverio). Intervistato da Fanpage.it, l'attore ripercorre quel periodo, raccontando il rapporto con quell'incredibile popolarità e il nuovo capitolo della sua vita ambientato in un'isola nell'Oceano Atlantico.
Mi hai detto che stai chiamando da un posto che ha un fuso orario diverso. Dove ti trovi?
Chiamo da Fuerteventure, in Spagna. Mi sono traferito qui nel 2019.
Perché ti sei trasferito lì?
L'intenzione era di rimanerci solo per sei mesi. Mio padre si è trasferito nel 2013, ero venuto qui con uno dei miei più cari amici per surfare. Avevo appena finito due progetti, uno era School Hacks di Disney Channel scritto e diretto con Romolo Guerreri (Nico in Quelli dell'intervallo, ndr) e Nicola Conversa (uno dei fondatori dei Nirkiop), l'altro era la prima parte del film Lamborghini – The Man Behind the Legend con Bobby Moresco. Mi trovavo in un periodo di transizione, aspettavo chiamate per capire l'evoluzione di questi due lavori. Fuerteventura però mi piaceva e le telefonate tardavano ad arrivare.
Poi è arrivato il Covid.
Poco prima dello scoppio della pandemia avevo deciso di andare a Los Angeles con mia sorella per seguire un corso di metodo maisner, metodo di recitazione che apprezzo. Quando sono iniziate ad arrivare le notizie dall'Europa ci siamo spaventati molto, non avevamo un'assicurazione sanitaria adeguata. Siamo tornati a Fuerteventura a casa di mio padre. Da lì non mi sono più spostato. E le chiamate non sono mai arrivate.
Cosa hai fatto a Fuerteventura?
Durante il Covid pensavo alla mia vita, a cosa volessi fare. Per quanto sia stato un momento tragico, credo che mi sia servito stare fermo. Una decisione è stata quella di rimanere qui, un po' per voglia di staccare dall'industria e dalla società. Un po' per scappare. Avendo raggiunto un successo così grande quando ero molto giovane è stato un po' difficile mantenere quegli standard alti o quelle aspettative su di me. Volevo mettere radici in quest'isola così mi sono buttato in un progetto imprenditoriale aprendo un coworking.
Perché proprio uno spazio di coworking?
Dopo il Covid il lavoro da remoto è diventato una vera e propria tendenza e Fuerteventura come isola è stata scelta come destinazione di tanti nomadi digitali. C'erano così tanti italiani che "me ne vado a Fuerteventura" era diventato quasi uno slogan. È per questo motivo che ho aperto questo posto, per due anni c'è stato turismo continuo e non stagionale. È stato il primo coworking in un meraviglioso paesino a picco sul mare, si chiama El Cotillo e ha circa mille residenti. Le persone finivano di lavorare e poi uscivano per andare in spiaggia. Molta gente veniva anche per salutarmi, alcuni erano fan di Quelli dell'intervallo. Quando seguivano la serie Disney erano dei ragazzini e adesso sono 25\30enni che lavorano.
È mai venuto a trovarti qualcuno del cast di Quelli dell'intervallo?
Sì, Romolo Guerrieri. L'ho messo su una tavola da surf e sono stato molto orgoglioso di lui perché già alla seconda lezione è riuscito a stare in piedi sulla tavola. C'è una foto di noi due come surfisti navigati che mi piace molto. Ho provato a invitare qualcun altro, ma ognuno hai propri impegni. Chi vive a Fuerteventura cerca sempre di convincere gli altri a venire qui.
Adesso però hai chiuso il coworking.
Dopo tre anni di esilio, nonostante continuassi a fare casting e abbia concluso il film Lamborghini, mi sono ributtato nel mondo artistico. Sapendo della mia carriera da attore alcuni ragazzi di Fuertevenutra mi hanno chiesto se avessi intenzione di insegnare recitazione. Abbiamo tirato su un gruppo di persone molto eterogeneo, da ragazzi giovani ad adulti. Insegnare è molto diverso da recitare, mi sono venuti in mente i miei insegnanti perché ho capito che tipo di responsabilità è quella di guidare persone che si affidano a te. Adesso è diventato un corso che si chiama CTP (corso teatro pedagogico), l'ho creato insieme all'attrice Giulia Buvoli. Al momento ha una durata di tre mesi, ma il nostro obiettivo è di farlo diventare una sorta di ritiro artistico inserendoci attività sportive, di fotografia, di benessere… È ancora tutto in divenire.
Tra il 2005 e il 2008 hai avuto un grandissimo successo come Tinelli, in Quelli dell'intervallo. Cosa ricordi di quegli anni?
Ho vissuto un piccolo sogno, inaspettato. Avevo 15 anni. C'era il mondo reale, poi quello sul set. Era una famiglia bellissima, tutti ragazzi giovani. Giocavamo e non ci rendevamo conto di fare un programma di successo, ci siamo accorti della popolarità della serie quando hanno iniziato a riconoscerci per strada. C'è una cosa che mi è rimasta in mente.
Cosa?
Sul set si sono susseguiti un po' di registi, ma Gianluca Fumagalli è quello che mi è rimasto nel cuore. Quando la scena era buona urlava: "Yes" a voce altissima. Era diventato il nostro motto. Ricordo che tirava su un pollicione enorme di cartapesta.
Come era il lavoro sul set?
Eravamo delle macchine. Non so quante scene giravamo al giorno, almeno due episodi alla volta. La cosa bella è che verso la fine iniziarono a darci un po' di carta bianca sul copione per modificarlo e renderlo più divertente. Gli autori erano fenomenali, ma ci chiedevano di adattare il linguaggio per renderlo più giovanile.
È stato il tuo primo ruolo? Come è nato tutto?
Sì, stavo frequentando il Centro Teatro Attivo di Milano. Mi iscrissi lì a 11 anni. La scuola presentò il mio profilo ai casting di Quelli dell'intervallo. Un giorno chiamarono a casa, rispose mia madre. Al telefono le dissero: "Sappiamo che lei ha un figlio che si chiama Andrea. Vorremmo che venisse". Lei rispose spiegando che Andrea era il nome di mia sorella minore, aveva 11 anni anni. Poi aggiunse che anche io frequentavo il centro teatrale. Loro dissero che andava bene e che ci saremmo dovuti presentare tutti e due ai provini.
Cosa sucesse i provini?
Mi presentai per il ruolo di Nico, che poi venne assegnato a Romolo. Iniziai a incespicarmi con le parole, insomma, iniziai a fare il Tinelli, tanto che il regista mi fermò e mi diede il suo copione. Mi chiesero quale fosse il rapporto con mia sorella e io risposi dicendo che ci odiavamo e che litigavamo sempre. Anche a lei fecero la stessa domanda, ma diede una riposta completamente diversa. Questa cosa piacque così tanto che venimmo presi entrambi. Lei interpretava Annina, che in Quelli dell'intervallo è la sorella minore di Tinelli.
Come ti fa sentire il fatto che il tuo volto sia legato a quello di Tinelli?
È un orgoglio. Con il tempo ho capito cosa è stato quel programma. È bello vedere come viene ricordato, sapere di essere rimasto nella mente e nel cuore delle persone. C'è chi è cresciuto con questi personaggi. Ognuno di noi aveva la propria caratteristica in cui era facile immedesimarsi.
Cosa ha rappresentato Quelli dell'intervallo?
Era un programma per bambini, ma non c'era tutto questo politically correct. Si parlava dei personaggi per ciò che erano: il secchione, quella popolare… Si giocava con le diversità di tutti e ognuno aveva il proprio spazio. A quei tempi non c'era Facebook o Instagram, ma mi chiedo quanto avrebbe funzionato un format così breve sui social. Mi sono sempre chiesto se il programma avrebbe avuto un'evoluzione, non ho più rivisto quel tipo di comicità. Se mi dessero la possibilità di giocare con Tinelli… ci giocherei ancora. Vorrei vedere Tinelli a 35 anni, in questo mondo moderno.
Tinelli a Fuerteventura?
Non vorrei mischiarlo troppo con la mia vita personale ma mi chiedo come si comporterebbe Tinelli provandoci con le ragazze nel 2025. Tinelli che usa le dating app o che mette i like su Instagram… Che casini potrebbe combinare? Fosse per me dovrebbe provarci sempre e solo con Valentina di Quelli dell'intervallo (Giulia Boverio, ndr).
Giulia Boverio ha intrapreso una carriera completamente diversa. Di recente è stata ospite a Le Iene e a One More Time per parlare di alcuni momenti difficili della sua vita.
Con Giulia ho un bel rapporto, abbiamo vissuto lo stesso tipo di successo. Dopo che ha raccontato la sua storia l'ho incoraggiata perché ci vuole molto coraggio, credo che lo abbia fatto per dire: "Guardate che può succedere a tutti". Ora si è buttata nel mondo social dove continua a far ridere con il suo format in cui commenta le relazioni. Credo abbia un progetto podcast in ballo. Le auguro il meglio. Mi aveva proposto di partecipare con lei a Pechino Express.
Non escludi di partecipare a Pechino Express?
Persone che viaggiano e si ritrovano senza soldi in mezzo a dei posti selvaggi? Pane per i miei denti. Mia mamma è colombiana, mio padre italiano, ho sempre viaggiato e mi piace stare in mezzo alla natura. La cosa che mi preoccupa sarebbe portare Giulia in giro, questa ragazza di Pavia… (ride, ndr).
Robert Dancs, Nicolò in Sole a catinelle a Fanpage.it ha detto di aver avuto bisogno di tempo per capire cosa fare della sua vita. Anche tu hai sentito la stessa necessità?
Mi identifico con chiunque abbia avuto un grande successo da giovane. Non è una cosa semplice soprattutto se non hai una guida. È difficile prendere decisioni da solo. Se non c'è chi ti segue ti senti perso. Il problema arriva quando non riesci a vivere serenamente il fatto di non avere più quel successo che hai avuto in passato. Le tue aspettative sono così alte che anche se fai qualcosa, ti sembra sempre insufficiente. Continuando a giudicarti o, peggio, quando le persone ti ricordano continuamente il successo vissuto, ti viene da pensare: "Ok, ma ora non sto facendo abbastanza, non sto facendo quello che facevo prima". O hai una guida, o c'è un distacco. Io ho cercato il secondo, per questo ho lasciato l'Italia nel 2014 per viaggiare e inseguire altre passioni.
Cosa ti auguri per il futuro?
Di continuare a scoprirmi, per vivere in armonia con me stesso, gli altri e il mondo. Di questi tempi c'è bisogno di fermarsi a riscoprire le priorità della vita. Non è un bel momento storico, ma bisogna ricordarsi che il cambiamento vero parte sempre da noi e che per poterlo fare bisogna conoscersi, amarsi, volersi bene. Te l'ho detta un po' filosofica, ma posso essere anche più cazzone (ride, ndr).