Matilda De Angelis: “Se sono una donna libera lo devo anche a Lidia Poet, ma per molte ancora oggi non è così”

Matilda De Angelis è una delle attrici più talentuose del cinema italiano e non solo, alla soglia dei 30 anni può vantare una carriera ricca di esperienze importanti. Dal 30 ottobre indossa i panni dell’avvocatessa Lidia Poët su Netflix tra le serie più viste al mondo sulla piattaforma. Una femminista, intraprendente e sarcastica, un po’ come lei.
A cura di Ilaria Costabile
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Attrice, cantante, musicista Matilda De Angelis è, senza ombra di dubbio, un'artista versatile, capace di declinare la sua bravura in più sfaccettature possibili. Dal 30 ottobre è tornata su Netflix con la seconda stagione de La legge di Lidia Poët, serie prodotta da Groenlandia di Matteo Rovere che è stata con i primi episodi, la serie italiana più vista all'estero. La prima volta davanti la macchina da presa, Matilda aveva solo 18 anni, ora che è sulla soglia dei 30 può vantare una carriera costellata da titoli importanti, che l'hanno fatta conoscere al grande pubblico: dagli inizi di Tutto può succedere e Veloce come il vento, passando per serie internazionali come The Undoing e la recente Citadel Diana, ma anche L'incredibile storia dell'isola delle rose. Ogni progetto le ha permesso di conoscere qualcosa di sé, ogni donna che ha interpretato le ha dato la possibilità di avvicinarsi a quell'utopico ideale che ognuno di noi costruisce di se stesso e cerca di raggiungere. Pensare che nel suo nome c'era già scritto un destino, dal momento che la madre lo ha scelto pensando alla Matilda di Leòn di Luc Besson, regista con cui ha anche lavorato: "Non ci ha creduto quando gliel'ho detto" ci racconta.

La seconda stagione di Lidia Poët  appare sin dal primo episodio molto più definita della prima, Lidia non può esercitare la professione, non può iscriversi alle liste elettorali, ma riesce a farsi ascoltare dalle autorità che la circondano. Come?

Rispetto alla prima stagione è sicuramente circondata da più persone illuminate come lei, in questo caso sono uomini che all'epoca erano gli unici ad avere voce in capitolo. C'è un nuovo procuratore del regno, più progressista, al passo con i tempi, poi il fratello di Lidia, Enrico, diventa sempre più complice delle sue malefatte. In qualche modo si percepisce che il femminismo non appartenga solo alle donne, ma sia qualcosa che deve appartenere agli uomini. In un'epoca come quella in cui vive Lidia, dove per far sì che accada un cambiamento servono uomini femministi, questa è la prima grande fortuna in cui si imbatte nella seconda stagione. Poi, c'è sempre la sua grande determinazione, la faccia tosta, lo spirito ribelle che è fondamentale.

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Jacopo Barberis e Pierluigi Forneau sono attratti dall'intelligenza e dall'intraprendenza di Lidia. Non trovi che si alimentino della sua presenza, per diventare loro stessi degli uomini migliori? 

Sì, assolutamente, anche se sono due rapporti molto diversi. Quello che Lidia ha con Jacopo è un rapporto che si è già sviluppato moltissimo nella prima stagione, molto conflittuale, un rapporto d'amore-odio. Sono due facce della stessa medaglia, estremamente simili e questo assomigliarsi a volte li respinge. Poi c'è Forneau, un uomo di legge, attento al cambiamento, affascinato dalla testa di Lidia, dalla sua mente, dal modo in cui vede le cose, in cui ragiona. A suo modo, quindi, sì, lei li aiuta ad essere uomini migliori e forse anche loro la aiutano ad essere una donna migliore.

Nell'800 le donne non erano riconosciute come individui sociali. Lidia rinuncia all'unica cosa che poteva definirla socialmente: il matrimonio. E all'amore. Rinunceresti ad un sentimento per seguire un valore più grande? 

Lidia sceglie in maniera conscia ed è una scelta dettata dalla società in cui vive. All'epoca essere moglie e madre, lo dice lei stessa all'interno della serie, significa rinunciare alla propria libertà. Le donne non avevano diritto alla proprietà privata, non potevano nemmeno possedere una casa. Al giorno d'oggi, le differenze esistono tra uomini e donne, la parità dei diritti sembra lontana e, come dicevi, ci sono uomini che pontificano sulla vita delle donne, sulla loro libertà di scelta, di avere un figlio, parliamo ancora troppo spesso di femminicidi. Nonostante ciò io vivo in un mondo diverso, anche grazie a donne come Lidia. Non mi sono mai trovata di fronte alla scelta di dover rinunciare a qualcosa per qualcos'altro. Ci sono donne in altri parti del mondo che devono ancora fare queste scelte radicali perché parliamo di donne che non possono studiare, non possono andare a scuola, non possono truccarsi portare lo smalto, vestirsi come vogliono. Per fortuna sono una donna libera.

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Chi sono gli uomini che ti hanno sostenuta nel seguire le tue passioni?

Il primo uomo che mi ha aiutato a sostenere le mie passioni è stato mio padre, mi ha sempre spinta a seguire i miei sogni, le mie inclinazioni. Poi, mi viene in mente il mio agente, una delle persone a me più care. Sono stata molto fortunata e sono stata brava a scegliere le persone della mia vita, non solo gli uomini. Ma credo fermamente nella mia autodeterminazione, mi sono fatta molto anche da sola.

Lidia si nutre di sarcasmo e ironia, Matilda quanto ne usa?

Gli sceneggiatori credo abbiano calcato la mano su un mio tratto caratteristico, uso sempre l'ironia. Per me è la cosa migliore per affrontare il mondo, sia le cose belle che le cose brutte, tendo a dissacrare tutto. Credo sia il modo giusto di stare al mondo, prendersi in giro, meno sul serio.

In uno degli episodi Lidia risponde ad un uomo che lascia intendere che le donne assassinate "se la sono cercata". Una frase che sentiamo anche oggi in vari casi di cronaca, come possono il cinema, le serie inculcare il messaggio che il femminismo è di tutti?

L'arte è sempre stata lo specchio della società, sarebbe bello poter avere sempre la libertà di potersi esprimere al di fuori delle censure e fuori dal politicamente corretto. Credo che gli artisti debbano essere il più sinceri possibile, chiaramente non portiamo verità assolute. In una serie come Lidia, che tratta temi che suscitano ilarità se si pensa che sia una serie ambientata nel 1800, in cui tante cose corrispondono alla società di oggi, quindi è il classico fa ridere, ma fa anche riflettere, cioè non fa ridere per niente, ma è giusto portare questi temi alla luce. Alcune cose sono così radicate nella società patriarcale di oggi, che meritano di essere sviscerate, attenzionate, in maniera molto profonda. Nessuno ha la pretesa di cambiare il mondo, la società non la cambiano noi, la cambiano le persone.

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A proposito di donne, che donna pensi o speri di essere?

Non lo so, spero di essere sempre la versione migliore di me stessa, anche nei momenti peggiori. Spero di essere la migliore peggiore versione di me stessa, di avere il privilegio e la fortuna di essere una donna libera e se non avrò più quella fortuna, quel privilegio, spero sempre di avere la forza di lottare per esserlo. Spero di essere sempre attenta, empatica, di avere gli occhi aperti. Spero di essere una buona persona, ci sto lavorando.

Abbiamo spesso difficoltà ad esprimerci, a mostrare le nostre fragilità, facendo questo lavoro sei riuscita a facilitare questo processo di riconoscimento interiore?

Questo lavoro può essere catartico, perché ho la possibilità attraverso altri personaggi di capire qualcosa in più di me stessa. Per interpretare qualunque personaggio devi essere in grado di non giudicarlo, anche il peggiore necessita di gentilezza. È un lavoro che mi mette davanti ad una moltitudine di emozioni, di possibilità e mondi che magari non sono i miei. Visitare un sacco di interiorità mi aiutato a superare momenti difficili, giocare col transfer nei personaggi. Bisogna fare un grande lavoro su noi stessi, perché poi quando torni a casa la sera, togli il trucco, la parrucca, davanti allo specchio ci sei tu, a letto ci sei sempre tu.

Come hai affrontato, quindi, l'idea di essere fallibile?

Penso come tutti, cadendo, facendosi male, se vuoi toccando il fondo, se non vuoi no. Con le difficoltà che abbiamo tutti, chi più chi meno, poi ognuno le affronta in maniera diversa. Ho acquisito tanti strumenti negli anni, sono diventata grande in fretta, ho iniziato a lavorare a 18 anni, adesso ne ho 30, mi sembra di aver vissuto 87 vite. Sono sulla strada giusta, ci lavoro.

Sono tanti, ormai, i lavori a cui hai preso parte finora. Quale ti è rimasto più addosso?

Sono molto brava nella vita a lasciare andare, è sempre stata una mia grande risorsa, le cose non mi rimangono attaccate per molto tempo, cerco di conservare i ricordi positivi. Ho avuto esperienze sempre molto positive, mi sono portata a casa qualcosa non tanto dei personaggi, quanto delle persone che hanno affrontato con me ogni sfida. Mi è sempre rimasta l'esperienza umana. Non vorrei che passasse il concetto che sono un'attrice di metodo, non lo sono, sono un'attrice molto mediocre, io non sto con i personaggi, sto con le persone e alcune me le sono portate dietro per la vita.

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