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Massimo Giletti: “Meloni deve capire che la Rai non si occupa. Su La7 spero qualcuno racconti la verità”

Intervista a Massimo Giletti, che torna in Rai con lo speciale dedicato ai 70 anni della Tv. “Meloni è intelligente ed ha una grande chance sulla Rai”, dice il conduttore di servizio pubblico e politica. Poi sul tentativo di riportare Fazio in Rai: “Roberto Sergio mi aveva detto sì”. L’uscita clamorosa da La7: “Mandato via con una mail, umanamente pessimo”.
A cura di Andrea Parrella
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La Televisione italiana compie 70 anni e la Rai chiama Massimo Giletti a condurre il grande evento La TV fa 70, in onda mercoledì 28 febbraio alle 21.30 su Rai 1, per celebrare questa ricorrenza. Un'occasione che segna il ritorno in Rai del conduttore dopo 6 anni trascorsi a La7 e un addio, quello del 2017, sofferto e molto discusso. Oggi Giletti riparte da qui, senza la certezza che la Rai sarà la sua casa definitiva. In questa intervista il conduttore si racconta in modo trasversale, dai rapporti tra politica e servizio pubblico ai rapporti con Pippo Baudo e Renzo Arbore, il tentativo di riportare Fazio in Rai e la separazione sofferta e misteriosa con La7.

Sei anni fa ricominciavi da La7, oggi ritorni in Rai, in entrambi i casi dopo due addii burrascosi. È un Giletti più sereno o più inquieto di allora?

Le tempeste che viviamo aiutano a temprare la persona, il modo di essere. Anche anche nella tormenta e nelle delusioni che la vita professionale ti presenta, devi cercare di essere sereno, andare avanti, raccogliere i frutti della positività anche dalle note negative. Crogiolarsi nel dolore ho imparato non sia la strada. Non paga, devi ripartire.

Come concepisci questo ritorno lì dove sentivi di dover stare? È una rivincita?

Non vivo di rivincite, è sbagliato. Vivo nella consapevolezza che bisogna sempre lavorare per fare un prodotto televisivo, avere un obiettivo da perseguire con passione, al di là di ciò che realizzi. Tornando in Rai ho percepito grande affetto delle maestranze, i tecnici con cui avevo iniziato la carriera, molti ragazzi di allora oggi vicini alla pensione (sorride, ndr) e anche l'affetto e l'attenzione dei vertici, non scontata, mi ha fatto molto piacere.

L'intrattenimento pareva un elemento laterale nella tua carriera, mentre adesso forse avevi bisogno proprio di questo?

È ciò che mi hanno offerto. Questo è un evento molto importante perché raccontare 70 anni di storia della Tv non era semplice, io ho fatto sei anni di inchieste e quindi forse è lontano dal mio Dna, ma in realtà nei miei ultimi anni in Rai avevo fatto delle prime serate dedicate all'intrattenimento. Io mi definisco un televisionista, uno che fa televisione, uno strumento che non è etichettabile in un solo genere.

Parliamo del futuro. Dopo questo appuntamento sulla storia della Rai hai detto che deciderai cosa fare. Quando lo saprai?

Nel prossimo mese potrò permettermi il lusso di incontrare gli interlocutori o ragionare. La cosa importante è il progetto. Quello che decideremo entro due mesi sarà dove andare e il progetto è determinante. Ho strade aperte in varie direzioni televisive, chi ci crede di più mi avrà.

Le proposte che ti hanno fatto sono in stand by perché stai aspettando quella più grossa della Rai?

Voglio chiarire, io ho più proposte, volevo concentrarmi su questo evento che è una cosa gigantesca ma dopo essermi dedicato a queste serate per la Rai vedrò.

Giletti a Sanremo 2024 con Amadeus
Giletti a Sanremo 2024 con Amadeus

Sei più orientato a nuovi territori, o tornare su percorsi già battuti?

In una di queste serate Rai ho ospitato Mentana, che è uno dei pochi ad aver lavorato con Rai, Mediaset e La7, cosa che gli ho sottolineato scherzando. Io non ho mai avuto paura dell'ignoto, del rischio. Quando lasciai la Rai chi mi accompagnò alla porta mi diceva che più del 2% non avrei fatto altrove. Io ho dimostrato non solo di poter battere Rai1, ma di migliorare il gruppo di lavoro e me stesso.

Dall'anno prossimo una domenica pomeriggio di Rai1 potrebbe essere uno scenario, visto che non si sa se Mara Venier continuerà o meno a Domenica In?

Non sono io a decidere, vedo che Mara fa un lavoro eccellente su Rai1. Abbiamo già lavorato insieme in passato, ma il punto non è la collocazione, che pure è importante, quanto più che altro il racconto. Nel mio lavoro ci sono tre regole imprescindibili: l'orgoglio per il proprio lavoro, la consapevolezza di avere una direzione e la voglia di fare bene senza pensare necessariamente al fatturato. Questo è sicuramente un vantaggio che la Tv pubblica ti consente di avere. Io so bene che bisogna avere il senso della proporzione tra costi e incassi, però penso che il ragionamento che determinerà la mia scelta sarà anche questo.

Come si raccontano 70 anni di Rai in poche ore di Tv?

Come protagonisti avrò alcuni dei volti più importanti della storia della Tv che racconteranno il loro stile. Il filo rosso che legherà tutto sono le sigle, le musiche che hanno scandito la storia della Tv, con i due padri costituenti della Baudo e Arbore. Gabbani sarà sul tetto della Rai di Torino con un quartetto d'archi, Colapesce e Dimartino canteranno "Ma la notte no". Alternerò volti e grandi refrain della storia dell'azienda, il tentativo è dare vita a una serata dinamica e viva.

A proposito di Baudo e Arbore, a chi ti ispiri?

Io per Pippo ho un'ammirazione personale altissima, ho lavorato con lui, l'ho intervistato, vederlo sarà un'occasione per rivedere i suoi momenti di gloria e credo che sia anche un giusto tributo che la Rai gli deve. Su Renzo uso proprio una frase di Baudo: Arbore non fa spettacolo, è lo spettacolo stesso. Diciamo che da uomo anti liturgico quale sono, adoravo la Tv di Arbore che è stato anti liturgico per eccellenza. In comune con lui, tra l'altro, ho il fatto di aver subito la censura, perché anche a lui fu chiuso un programma dopo due anni.

Giletti e Baudo nel 2009
Giletti e Baudo nel 2009

In questo momento la Rai vive un momento particolare, una narrazione molto condizionata dalla politica. Non temi che questo possa etichettarti?

Se fosse così credo che avrei già un contratto da settembre, con un serale d'informazione in prima serata. Ogni tanto qualcuno tira fuori questa storia, che tra l'altro non vale mai per i colleghi di sinistra, mentre vale per chi non è allineato. Essere liberi ha un costo, non essere asserviti, però la libertà ritengo sia l'unica strada da perseguire.

Molti definiscono questa nuova Rai una Telemeloni.

Meloni deve capire che ha la grande chance di saper dimostrare di scegliere le competenze e non gli quaquaraqua. La Rai è lo specchio del Paese, se fai una Rai vincente, vinci anche nel Paese. Se occupi l'azienda non fai un buon servizio al Paese. Io credo Meloni sia intelligente e saprà determinare una Rai che sappia coltivare la varietà e incentivare la cultura, perché un popolo manipolabile fa paura. Io ho paura di una Tv che si spaventa delle opinioni.

Il fatto che tu sia un battitore libero ti rende appetibile per la politica che vuole metterti un'etichetta. 

Questo è vero, ma do un consiglio a chi gestisce la Rai di lavorare per migliorare le produzioni, non provare a controllare il prodotto, che non può essere controllato. Bisogna puntare le energie su questo, io sono orgoglioso di aver accettato questa serata perché si produce nella sede Rai e si fa con le maestranze Rai.

Hai provato a riportare Fazio in Rai, ma hai raccontato di non aver ricevuto risposta.

Se vengo chiamato a raccontare 70 anni di storia della Tv, io penso Fabio Fazio sia sul podio in questa storia, perché ha grandissimi meriti e mi spiace non aver potuto raccontare la sua bravura.

Forse ha pesato il passato. Negli anni a La7 hai fatto leva su questa rivalità con lui. Era per esigenze televisive o c'è contrasto umano tra voi?

Io e Fabio ci siamo parlati molto in quel famoso giugno in cui fui messo alla porta dell'azienda, quando lui rimase in Rai. Dopo è chiaro che io, arrivando a La7, ho creato un po' di tensione e chiaramente non ha aiutato il mio spingere su quel dualismo.

"Vado contro Fazio perché sono pazzo", dicevi in un'intervista proprio a Fanpage.

Non era sfidabile, perché una macchina gigante rispetto alla mia, però l'obiettivo era proprio fare un prodotto "anti". Ricordo che Cairo mi disse che ero pazzo, mi guardò malissimo, tant'è che aggiunse: "se supera il 6% le do un bonus". Facemmo il 7%. Però la nostra rivalità prescinde da questa circostanza.

Forse qualcuno ai vertici Rai vedeva male l'ipotesi che ci fosse Fazio dopo quanto accaduto nei mesi scorsi?

Assolutamente no, i vertici mi hanno dato l'ok. L'ad Roberto Sergio mi ha detto che sarebbero stati felici di vederlo in Rai e quindi ho scritto a Fazio, per due volte, senza ricevere risposta. Mi avrebbe fatto piacere riceverne una, per ragioni di correttezza.

Massimo Giletti a Non è l'Arena
Massimo Giletti a Non è l'Arena

Chiudiamo con La7, resta il dubbio sulle ragioni di chiusura di Non è l'Arena. In che rapporti siete rimasti?

Non siamo rimasti, io non ho avuto un rapporto umano. Io e i miei ragazzi siamo stati messi alla porta con una mail fredda, neanche una telefonata del direttore di rete Salerno. Credo sia umanamente pessimo, perché almeno all'epoca il direttore generale della Rai mi incontrò per dirmelo in faccia. Io spero che un giorno la verità qualcuno possa raccontarla, ma temo che sarà troppo difficile.

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