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Massimo Giletti: “Il pregiudizio su di me è evidente, pago il fatto di non appartenere a nessuno”

Massimo Giletti parla a Fanpage.it del suo nuovo programma Lo stato delle cose. “Ascolti buoni per iniziare”, così risponde alla narrazione del flop. Sulla sua situazione personale: “La solitudine degli ultimi anni mi ha cambiato molto”. E rispetto al trattamento ricevuto dopo l’uscita da La7: “Per molti colleghi è stato più facile voltarsi dall’altra parte, mi hanno difeso Michele Santoro e Francesca Fagnani”.
A cura di Andrea Parrella
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Il ritorno definitivo di Massimo Giletti in Rai non ha ricevuto le accoglienze sperato. Il suo nuovo programma del lunedì sera, Lo stato della cose, in onda su Rai3, ha portato a casa un dato di ascolti che in molti, a cominciare dal sindacato Usigrai, hanno letto come insoddisfacenti. Lui non è d'accordo, come racconta in questa intervista a Fanpage.it, ritenendolo ben al di sopra della media, rispondendo alle polemiche nei suoi confronti senza fronzoli: "Il pregiudizio è evidente, pago il fatto di non appartenere a nessuno". Mantra che Giletti, anomalia assoluta del panorama televisivo italiano, ribadisce da anni, facendo una sua filosofia di vita e professionale. Non appartenere ai circoletti, lontano da qualsiasi schieramento politico, quindi attaccabile da chiunque.

Giletti, partiamo dall'età. Un ritorno in Rai a 62 anni, 7 anni dopo l'uscita. Ti senti più adulto, per non dire invecchiato?

Sto bene fisicamente, non ho avuto infortuni e riesco a fare sport. Sta tutto lì.

Facciamo un bilancio degli ultimi giorni. Per il lancio del programma hai puntato molto sull'aspetto emotivo del ritorno a casa. È andata come ti aspettavi?

Io sono estremamente soddisfatto del ritorno e del risultato, il 5,40% è un buon risultato per iniziare. Ci vuole tempo per ricordare dove siamo, iniziare un nuovo viaggio, ma essere lì nel gruppo secondo me è importante, soprattutto se pensiamo a programmi Rai chiusi in passato che viaggiavano su medie più basse.

La prima puntata del programma ha portato a proteste e polemiche.

In questo senso mi piace ricordare ottimi programmi televisivo come Propaganda Live, che quando passò dalla Rai a La7 viaggiava intorno al 3%. Stessa cosa Floris, quando passò a La7 ebbe un primo anno disastroso. . Stiamo parlando di due programmi eccellenti, per i quali fortunatamente c'è stata attesa. Allora nessuno disse nulla, arrivo io e faccio il 5,40%, arrivando in un gruppo che c'è da anni e c'è subito una reazione severa. Certe cose, che sono matematiche, secondo me bisogna stare attenti a come le si racconta.

I numeri sono numeri, ma dipende sempre da come li si guardi, in fondo. 

Io non sono dell'idea che un programma vada guardato solo attraverso i numeri, ma sono una parte del prodotto fondamentale e chi fa televisione sa che c'è bisogno di tempo, di affezione.

Si è parlato della sconfitta contro Augias su La7. 

Io però faccio un programma diverso, racconto l'attualità, quello che vedo e secondo me sono due offerte completamente differenti. Ho l'impressione che siano stati pubblicati articoli già scritti da un mese. Quando fai successo con l'8 e mezzo di share su Ustica, anche lì vieni contestato. Non va bene mai, ce ne faremo una ragione, l'importante è che interessi il pubblico.

L'impressione è che tu sia consapevole di una certa ostilità preconcetta nei tuoi confronti. Come mai?

Mi ripeterò nel dirlo, sono un uomo libero, che non paga dazi e non appartiene al solito circoletto magico.

C'entra anche la serata complessa del lunedì?

In Tv non c'è più alcuno spazio semplice, ecco perché è facile sbagliare e commettere grossi errori. Guardando le medie di Rai3, noi siamo ampiamente oltre. Poi tutto è migliorabile, ma partire da zero così mi va bene.

Il tuo arrivo su Rai3 è stato accompagnato anche dal racconto di una rete definitivamente snaturata e privata della sua identità. Che idea ti sei fatto su questo?

Proprio in questi giorni festeggio 30 anni di conduzione, sono abbastanza vaccinato al fatto che in Tv valga tutto il contrario di tutto. A me interessa solo fare un buon prodotto e quindi non entro in polemiche sterili. Va valutato il contenuto di un programma, non il fatto che qualcuno sia abbronzato o abbia la camicia bianca, come ho letto da qualche parte. Come quando qualcuno scrisse che avevo le Hogan in Ucraina, cosa vuoi rispondere?

Giletti nel corso della diretta da Odessa, nel 2021.
Giletti nel corso della diretta da Odessa, nel 2021.

Cosa?

Che sono le stesse scarpe che avevo nel 2011 in Afghanistan, sono comode, tengono sia la pioggia che il freddo e visto che io in Ucraina ci sono andato in macchina, senza voli privati, ho scelto quelle. Se le valutazioni sono di questo tipo, io penso che i commenti siano superflui.

Ho l'impressione che tu di queste reazioni sia consapevole, quasi come a volerle stimolare in attesa di quei commenti. 

Ma no, figurati. Una volta un quotidiano importante fece un articolo dicendo che da Odessa facevo i collegamenti dal mio albergo a 5 stelle.

Non era così?

Era tutt'altra cosa, ma faceva comodo dire questo. Si trattava di un vecchio mercato di Odessa, adibito a raccolta di cibo e vestiti per militari. Fu una ragazza a permetterci di entrare lì e noi la ripagammo con una parte dei fondi raccolti dal Corriere della Sera per la guerra. A me fa sorridere tutto questo, sono cose che contribuiscono a disinformare.

Qualcuno mi ha detto: "Se Giletti facesse il Watergate, non sarebbe comunque abbastanza". È sempre una questione di pregiudizio?

È palese, come quando ci occupammo di Tony Colombo e Tina Rispoli, parlando dell'inchiesta di Fanpage e ospitandoli in studio. Io fui paragonato da qualche critico televisivo a Barbara D'Urso, che Colombo e Rispoli li aveva ospitati in trasmissione per festeggiare il loro matrimonio in diretta, mentre io gli contestavo di essere acmorristi. Per chi scriveva eravamo la stessa cosa. E quindi mi sorge il dubbio che certe persone l'articolo lo abbiano già scritto, al di là di quello che tu fai. Alla faccia dell'onestà intellettuale.

Ma si tratta di un pregiudizio politico?

Politica è una parola troppo alta per questi signori.

Beh però oggi stare in Rai, ieri e oggi più che mai, significa essere vicino o lontano a qualche forza politica. 

Sono uno che fa da 30 anni televisione, con ogni tipo di governo, non è mai stato trovato mezzo aggancio. Ho cambiato venti direttori, ho firmato sempre e solo successi, per fortuna. Di che parliamo?

La sensazione è che molti tuoi colleghi, in privato, parlano di te benissimo. Poi pubblicamente fatichino ad esporsi. 

Sì, il problema è esporsi. Perché in passato, anche quando sono stato travolto da scelte editoriali discutibili, in privato tutti erano solidali, mentre in pubblico non era la stessa cosa. Ma essere Don Abbondio e voltarsi dall'altra parte è più facile. Due persone mi hanno sostenuto pubblicamente e non lo dimentico.

Chi?

Michele Santoro, che a La7 dalla Gruber disse "voi parlate di libertà in Russia, mentre chiudete Giletti. Mi spiegate il motivo?". Francesca Fagnani che scrisse un pezzo bellissimo su La Stampa, dicendo che Giletti era stato lasciato solo perché non apparteneva a nessuno, in quanto uomo libero. Qualcuno ha l'onestà intellettuale di esporsi, mettendosi contro un sistema. Altri no.

Ti ha fatto soffrire questa cosa?

Non mi strappo i capelli per questo, ci sono abituato. Certo, la solitudine l'ho sentita quando sono finito sotto scorta per un'inchiesta e non ho avuto nessun messaggio da colleghi della mia rete, tranne che da Mentana. Poi Vespa, Del Debbio, Giordano mi chiamarono. Però come dico sempre, il passato io lo ricordo, ma sono una persona serena e risolta che sa guardare avanti. E questo non significa non commettere sbagli.

C'è un enorme interesse per quel che riguarda il tuo privato sentimentale, questione della quale negli anni hai sempre evitato di parlare, mentre oggi sembri più libero. È strategico, oppure sei cambiato?

È vero che ho sempre provato a tenere il privato da parte, soprattutto quando ho avuto relazioni con donne note. Come diceva Agnelli, a me piace parlare con le donne e non delle donne. È probabile che attraversi un momento della vita in cui la solitudine nella quale mi trovo mi spinga a cercare qualcosa che non ho mai cercato. Raccontarlo non è strategico, ma è una sensazione umana che vivo. Per esempio negli ultimi anni ringrazio di aver avuto vicini i miei due fratelli, che mi hanno salvato.

Quindi sei cambiato?

Forse son cambiato io, non sono più quello di una volta. La storia è piena di persona che sono cambiate e per fortuna. La voglia di sognare anche una diversità e farla a vivere a un'altra persona. Per fortuna continuo a sognare.

L'ultimo sogno?

Diciamo che oggi il mio sogno è riuscire a costruire una nuova sfida. Potevo andare altrove, ma ho scelto di stare qui perché penso che a 62 anni sia interessante continuare a mettersi in gioco.

Questa cosa che potessi andare altrove l'hai ripetuta più volte, di cosa si parla?

Non posso fare nomi, ma parliamo di ambiti televisivi importanti, ma anche con minore esposizione, dove fare dati di share persino più bassi di quello che mi contestano, non sarebbe stato un problema.

Tra i momenti salienti della prima puntata del tuo programma, il confronto Pascale Vannacci.

E stata una cosa molto forte.

Che ha forse anticipato uno scenario politico dei prossimi mesi, Pascale potrebbe essere utile a Forza Italia per staccarsi dalla maggioranza?

Sono convinto di quello che dici, infatti questa analisi mi sarebbe piaciuto leggere. Francesca Pascale è un personaggio forte che può incidere, una donna intelligente che pure viene valutata per altro. Ma ci sta, però poi uno va in Tv e devi valutarlo per ciò che è. Ma nella puntata c'era il recupero delle periferie, il tentativo di raccontarle, è una cosa che vorrei al centro del mio viaggio.

Francesca Pascale, ospite a Lo stato delle cose.
Francesca Pascale, ospite a Lo stato delle cose.

Però sei un po' finito nella narrazione delle novità Rai vicine alla destra, un gruppetto in cui ti trovi insieme a De Martino. 

Ma povero De Martino, tra l'altro. Lui è uno su cui puntare, sa ballare, è simpatico, è un bel ragazzo, poi può piacere o no come tutti. Questa storia che fanno uscire si sia visto con la sorella di Meloni in hotel, che senso ha? Uno vive a Napoli, ha casa lì, va in albergo? Il problema è che quando ti dice una cosa uno che pensi sia affidabile, la notizia diventa credibile.

Anche lì, conta con chi ti schieri, ma forse pesa molto di più se non ci si schiera con nessuno. 

Un giorno un direttore Rai mi chiamò dicendomi: senta, per lei protestano sia da destra che da sinistra, io voglio capire da che parte sta. E io gli dissi che stavo col prodotto. Se io fossi stato schierato, a settembre 2023 sarei stato a contratto. Ho i messaggi in cui mi cercano a marzo, ancor prima che succedesse il casino di La7.

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