Veronica Gentili: “Maria Giovanna Maglie ha tenuto la malattia fuori, in Rai sarebbe stata un valore”
Nella mattina di martedì 23 maggio si è spenta Maria Giovanna Maglie, giornalista, saggista e opinionista tv che in questi anni aveva presenziato nei più noti talk del piccolo schermo. Con la sua sagacia, la sua schiettezza e la capacità di argomentare sulle questioni più disparate, dalla politica nostrana agli esteri, era una delle ospiti più stimate di Controcorrente, il programma di Rete 4 condotto da Veronica Gentili. Ed è proprio a lei che Fanpage.it chiede di condividere un ricordo, visti gli anni di lavoro fianco a fianco, che hanno favorito la nascita di un legame venutosi a creare tra un dibattito e l'altro.
L’aveva sentita negli ultimi mesi? Quando è stata l’ultima volta?
Ci siamo scritte fino a quando Maria Giovanna aveva la voglia e la sensibilità per scrivere. Poi ho iniziato a mandarle messaggi ai quali rispondeva il marito, scrivevo a lei ma rispondeva lui e mi facevo dire come andavano le cose. È stato abbastanza traumatico, perché sono passata dal vederla, non dico tutti i giorni, ma tre volte a settimana, molto più di quanto non veda parenti o amici stretti, al non vederla più. Da quando si è ricoverata per operarsi, non è più venuta.
Negli ultimi anni, in particolare, si era rivelata perfetta nella capacità di inserirsi nelle dinamiche del talk show. Qual era la sua peculiarità dal suo punto di vista?
Ospiti così ne esistono pochi, lo dico con cognizione di causa, prescindo dai partiti, dalla provenienza politica e dall'orientamento. Maria Giovanna sapeva fare televisione, aveva i tempi, era in grado di far arrivare il suo punto di vista, pur utilizzando dei concetti articolati, riusciva ad essere terrena, puntuale, ma anche ficcante. Tante volte non condividevo il suo pensiero, però le riconoscevo che il modo migliore per portarlo in un talk era essere diretti, arrivava alla gente. Sapeva interagire con chiunque, anche con gli ospiti più prevenuti.
Infatti non si è mai macchiata di liti incresciose.
Aveva una dialettica molto accesa, ma non da offese e da scontri. Nessuno diceva di non voler tornare perché c'era Maria Giovanna, anche se ci si era confrontati in maniera convinta, con posizioni contraddittorie. In questo senso era sorprendente, ed è raro, era una la cui presenza sapevi che avrebbe animato una serata.
D'altronde Maria Giovanna Maglie negli ultimi anni non aveva negato le sue posizioni politiche nette. Questa cosa rappresentava un vantaggio per chi conduce o qualcosa da limitare?
Un vantaggio, certo. È pur sempre un partner, magari anche nelle serate meno dinamiche, sai che c'è qualcuno che può garantirti una verve televisiva.
Ha scritto nel suo tweet per ricordarla che è come se aveste fatto il militare insieme. Ovvero?
Io ho iniziato in Mediaset cinque anni fa, da quando è iniziata quest'epoca dei talk lei era una delle figure che circolavano in azienda. Fu uno dei miei autori, Alessandro Montanari, a riportarla in televisione, dopo anni in cui si era vista meno. Da quando ho iniziato la conduzione, quindi anche le mie prime esperienze di talk in solitaria, c'è sempre stata. Mi ha sostenuta molto, non avevamo un retroterra comune, eppure c'è stata una simpatia innata, un riconoscersi delle qualità reciprocamente, oltre che una grande simpatia. Anche nei momenti complicati sapevo che avrei potuto contare sulla sua presenza.
Ne ricorda uno?
Ero in onda, ad agosto, ci fu l'esplosione in Libano a Beirut, sul momento decidemmo di fare uno speciale. L'azienda ci diede l'input a continuare, ma era una cosa molto complessa, uno speciale di esteri, sul Libano, costruito all'impronta. Ricordo che chiamammo lei, c'era anche Pier Ferdinando Casini quella sera. Non si tirava mai indietro, sapeva il fatto suo, poteva occuparsi delle cose del nostro cortile, con tutte le beghe di destra sinistra, però poteva fare anche delle riflessioni consapevoli su altro.
Secondo lei, questo suo essere diretta l'ha fatta percepire al pubblico come una personalità spigolosa?
Spigolosa è un aggettivo che non userei per definirla, non so se qualcuno può averla percepita spigolosa, intendendo una persona radicale. È stata una delle opinioniste più vicine in assoluto al centrodestra, che più si è spesa nel difendere alcune idee, posizioni, ma non è mai stato un segreto. Vedo tanti opinionisti più pungenti, lei aveva una sua accoglienza nell'esprimere opinioni, non era respingente, non aveva l'obiettivo di mortificarti.
C'è qualcosa che, in anni di lavoro insieme, ritiene di aver appreso anche inconsciamente?
Sicuramente questi anni con lei delle cose me le hanno lasciate, come una certa leggerezza, un modo di portare i contenuti con convinzione e serietà, senza mai esagerare nel pontificare. Questa è una qualità che le riconosco e che ho sempre visto, anche quando è stata partigiana, radicale. Ha sempre mantenuto quell'ironia e quell'autoironia fondamentali. Era una donna che con tutte le sue sfumature, le sue inquietudini, aveva una sua solarità.
La scelta di non parlare della sua malattia, crede abbia fatto un po' da contraltare a questa sua presenza così solare?
Credo abbia fatto una scelta sacrosanta. Portiamo con noi quella Maria Giovanna con questa solarità, l'esplosione di idee, di polemiche, di vita e quindi il suo vissuto personale, la sua malattia ha voluto tenerla fuori, devo dire con grande rispetto del mondo circostante. Hanno rispettato la sua riservatezza e il suo silenzio, non c'è stata prurigine ossessiva nel sapere cosa avesse, come e perché. Una cosa, però, ci terrei a dirla. Posso?
Certo, dica pure.
In questo momento di grandi movimenti nei palinsesti televisivi, ho pensato che Maria Giovanna sarebbe stata una grandissima risorsa per la Rai che si presenta all'orizzonte, dove si cercano delle figure di riferimento. Se penso alla sua capacità, al suo eloquio, ma anche al suo spessore, penso che sarebbe stata veramente un valore aggiunto, un fiore all'occhiello.