video suggerito
video suggerito
Mare Fuori 5

Mare Fuori 5, Ludovico Di Martino: “Su Ciro Ricci ci sarà una svolta. Nella serie meno relazioni e più introspezione”

Intervista a Ludovico Di Martino, regista di Mare Fuori 5, che ha preso il testimone lasciatogli da Ivan Silvestrini. La serie sembra essere tornata alle origini con una centralità dell’IPM come ci racconta, sottolineando come abbia dato più spazio all’introspezione piuttosto che alle relazioni e svelandoci anche qualche retroscena.
A cura di Ilaria Costabile
0 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Posizionarsi dietro la macchina da presa di un progetto che per quattro stagioni ha goduto di un successo esplosivo come Mare Fuori, non è cosa semplice, lo sa bene Ludovico Di Martino, il regista che ha preso il posto di Ivan Silvestrini, a sua volta subentrato a Carmine Elia, a cui è stata affidata la quinta stagione della serie dei record. Col suo sguardo aveva già tracciato la terza stagione di Skam Italia, restituendo un racconto coinvolgente ed emozionante degli adolescenti romani fagocitati dai drammi dell'adolescenza. Ora la tematica è diversa, l'ambientazione rende il ritmo della narrazione più serrato e le difficoltà di rendere avvincente e verosimile tutto ciò che accade in un carcere minorile è stata una sfida: "Ho cercato di costruire un carcere reale, aggiungendo o cambiando spazi. I ragazzi si guarderanno dentro" racconta. Tra momenti di incertezza e un certo timore nell'affrontare la lunga serialità, oltre che una realtà che lontano dal set è ben diversa, Di Martino spera di aver reso in tutte le loro sfumature le storie dei nuovi protagonisti.

Mare Fuori è una delle serie che più di altre vive del racconto sui social, a cui ha contribuito anche chi ti ha preceduto come regista. Ti spaventa il fatto di poter essere fagocitato?

Quello dei social è un aspetto che mi disturba, anche quando ho fatto Skam Italia, che è stata una serie molto seguita, soprattutto su Twitter, ho capito che poteva essere un'arma a doppio taglio. Sono stato due anni senza Instagram, lo uso pochissimo. È una piazza che mi spaventa molto, non solo per la questione degli spoiler, dei giudizi, non sono un grande frequentatore dei social e periodicamente vado in giro con un telefono che non ha internet per non essere connesso h24. Ho proposto una cosa simile anche ai ragazzi della serie.

Ovvero? 

Quando abbiamo fatto la mesata di prove prima delle riprese, con laboratori, letture, ho chiesto a un gruppo di loro di fare un esperimento per avvicinarli all'esperienza che avrebbero dovuto portare in scena. In carcere non è previsto l'uso di telefoni, smartphone, già è tanto se viene concesso di passare delle ore guardando la televisione che dà su canali generalisti. Chiesi ai ragazzi di passare un'ora seduti al tavolino di un bar lasciando il telefono a casa, l'hanno vissuta come se avessero visto Dio su una montagna. Fa riflettere, anche solo questo: pensare che una sola ora del tempo passata soli, in silenzio, abbia un impatto così forte sulle nostre vite. Ho usato quelle sensazioni per fargli immaginare cosa volesse dire stare 14-15 ore al giorno non in un bar, ma in una cella.

E hai percepito un cambiamento, credi abbiano capito il senso di questo esercizio?

Farlo una sola volta per un'ora non cambia niente, a me è servito per farli avvicinare a quella sensazione di impotenza. Però tutti noi dovremmo imparare, dovremmo rieducarci e toglierci quel tic di prendere il telefono ogni tre minuti.

Entrare in corsa in un progetto comporta il doversi rapportare con le idee di chi c'era prima di te, cosa hai trattenuto della vecchia impostazione di Ivan Silvestrini?

È molto usale nella serialità il cambio di regia, anzi, Mare Fuori ha una componente più inusuale che risiede proprio nel fatto che il regista faccia tutta la serie. Di questa, solo due episodi sono stati girati da Francesca Mitrano, direttrice della fotografia dalla seconda stagione. Il vero cambio, in realtà, lo suggerisce la scrittura perché ci sono diversi personaggi storici che hanno chiuso il loro ciclo e ora entrano in gioco nuovi protagonisti. Si può dire che io sia uno di questi nuovi protagonisti.

Fonte Instagram
Fonte Instagram

E quindi, da protagonista, in cosa si riscontra il cambio di sguardo?

Quello che interessa del regista è il gusto, che in maniera inconscia detta una serie di scelte. Avevo dei copioni che suggerivano un rientro claustrofobico, c'era la necessità di ritornare nel carcere più di quanto non si fosse fatto nella quarta. I personaggi, poi, hanno meno a che fare con le relazioni, l'amore, l'amicizia, sono alle prese con loro stessi, messi costantemente davanti ad uno specchio per fare i conti con le proprie verità, le propri colpe. Il racconto individuale ha reso questa quinta stagione più introspettiva, implosiva, è un mare dentro più che un mare fuori.

Questa necessità di raccontare la dimensione della cella, è una risposta anche alle critiche degli anni precedenti in cui si contestava il fatto che il carcere avesse preso le sembianze di una sorta di college?

Il mondo dei carceri minorili sta profondamente cambiando per il cosiddetto decreto Caivano, vagliato a settembre 2023 e ha peggiorato la situazione negli IPM in Italia, perché ha alzato del 50% le presenze, ma non a seguito di un incremento dei reati. Questo significa che vengono arrestati e portati in carcere molti più minori, contribuendo alla formazione di un sistema carcerario punitivo invece che rieducativo. Mare Fuori, in questo, rischia di staccarsi dalla realtà perché quello che viene proposto è un sistema più accogliente, con gli educatori, il comandante, la direttrice che lavorano attivamente coi ragazzi e li aiutano per conquistarsi una seconda possibilità.

Immagine

Quindi in che modo ti sei rapportato a questa realtà?

Io ho cercato di costruire un carcere reale, aggiungendo o cambiando spazi, come la sala comune che adesso più piccola, triste, in cui i ragazzi sono ammassati, anche i cortili diventano dei recinti, delle gabbie, ho cercato di rendere il senso di prigionia più presente.

In conferenza stampa hai parlato di come l'esperienza a Nisida abbia avuto un forte impatto su di te. Quanto di quello che hai visto hai portato in scena?

Di quella giornata a Nisida ho dei ricordi legati a sensazioni molto negative, uscito da lì ho avuto paura di non essere neanche troppo adatto a girare Mare Fuori. È facile andare lì, un giorno, chiacchierare con dei ragazzi che sono stati scelti dal direttore tra quelli che si comportano meglio, ma quando vai via è devastante. Parli con alcuni di loro, vedi che alzano lo sguardo, ma la cosa più dolorosa è vedere che poi si richiudono, non ti guardano negli occhi quando ti salutano, perché tu stai uscendo fuori e loro restano lì dentro. Si avverte un enorme senso di abbandono e Nisida è il carcere più virtuoso d'Italia, ha spazi che altri carceri non hanno, non oso immaginare la situazione nel resto del paese. È complicato da raccontare, in Mare Fuori avviene un'ovvia e necessaria trasfigurazione della realtà.

Hai avuto l'impressione di tradirli?

Un caro amico, direttore d'orchestra, jazzista e compositore con cui mi sono trovato a parlare di Whiplash, film bellissimo di Damiene Chazelle ha iniziato a dirmi "quel film non significa niente, non esiste un insegnante di conservatorio così, non esistono studenti del genere, è una ca**ata". Ad esempio, io ho giocato per anni a rugby e quando vedo un film sull'argomento dico "ma che è sta str**nzata?". Quando si fa un film o una serie che tratta un argomento specifico, chi appartiene al mondo che viene raccontato resta sempre deluso, si sente tradito, perché è necessaria un'opera di semplificazione di quel mondo per renderlo accessibile a tutti.

Parlando con questi ragazzi, hai percepito in loro che avessero la possibilità di salvarsi oppure no?

Non si può generalizzare, c'è chi ce la fa e chi non ce la fa, chi ci ricasca e chi va a lavorare come pizzaiolo, ceramista e si distanzia da quel mondo, c'è chi non riesce a sopravvivere, chi esce e si rifà una dose, chi fa una ca**ta e viene ucciso a 16 anni. Le storie sono tantissime e diverse tra loro, ma quello che resta attaccato addosso è la sensazione di essere lasciati a loro stessi. È terribile pensare che ogni volta che nei carceri minorili in Italia si fanno delle proteste, a noi arriva solo la notizia della rivolta in carcere. Non riescono ad essere ascoltati.

Immagine

Cosa è stato più sorprendente per te del lavoro fatto sulla serie?

Tante cose. Da un punto di vista lavorativo ero spaventato dalla lunga serialità, con un tempo ridotto per girare le scene, tantissime in un solo giorno. Ho capito che c'è una grandissima necessità da parte di tutti di essere capaci all'improvvisazione, seguire l'istinto, trovare soluzioni ed è questa la cosa che mi più mi ha colpito, in positivo, e mi ha fatto crescere come regista. Quando sei in difficoltà e i paletti sono ben definiti, si trovano delle idee molto più forti. Le scene in cella, alla fine, sono quelle che più mi hanno riempito il cuore, perché sono quelle in cui i personaggi si relazionano in maniera più forte e rimandano a qualcosa di vero.

La terza stagione di Skam Italia, I Viaggiatori e ora Mare Fuori, cosa hai imparato lavorando a stretto contatto con i ragazzi?

Ho 32 anni, mi sento più vicino a loro che al mondo degli adulti. Stare sei mesi a Napoli me l'ha ricordato, poi lavorare con i ragazzi mi viene abbastanza spontaneo, conosco i sentimenti giovanili, adolescenziali. Già nei casting ho trovato un elemento presentissimo in questa generazione di ragazzi e ragazze del napoletano, una profonda speranza, un grande ottimismo e sicurezza nel futuro. Negli ultimi anni a Roma, dove vivo e faccio tanti laboratori con attori giovani, vedevo molta sfiducia, tanta paura, sogni non realizzati perché ritenuti inutili. Questa fascinazione per il  futuro, anziché timore, mi ha dato tanto, perché è quello di cui più abbiamo bisogno il giorno d'oggi.

Immagine

Torniamo al punto di partenza. Nelle precedenti stagioni di Mare Fuori siamo stati abituati a ritorni di personaggi che non ci sono più, esempio principe è Ciro Ricci. Succederà anche in questi nuovi episodi con Carmine o Edaordo?

Succederà qualcosa che nessuno si aspetta su Ciro, quindi sicuramente è un personaggio grazie al quale cambieranno delle cose. Però è comunque una stagione che manda avanti il racconto piuttosto che farlo tornare indietro.

0 CONDIVISIONI
123 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views