Mare Fuori 4, Clotilde Esposito: “Ho dovuto accettare l’ingenuità di Silvia, nel rivedermi ho pianto”
Clotilde Esposito è l'attrice che interpreta il ruolo di Silvia Scacco in Mare Fuori 4. Nata il 20 aprile del 1997, originaria di Castellammare di Stabia, ha iniziato a recitare a soli 12 anni: d'accordo con la madre, provò a combattere la sua timidezza su un palcoscenico e a distanza di anni la crescita è stata notevole. Nella quarta stagione della serie tv di successo, in onda il mercoledì in prima serata su Rai2, la storia del suo personaggio, in IPM per colpa del fidanzato Alfredo, avrà un "epilogo particolare": a Fanpage.it Clotilde Esposito ha raccontato le sensazioni provate sul set e il lavoro fatto per vestire i panni di una ragazzina con un carattere totalmente diverso dal suo.
Silvia in Mare Fuori è un mix di furbizia e ingenuità. Non si è capito, fino ad ora, se dietro la storia con Alfredo si nasconde amore o vendetta.
Silvia è furba e ingenua, ma nella quarta stagione scoprirà la consapevolezza delle scelte che prenderà. Con Alfredo ha un rapporto poco chiaro, ma nei nuovi episodi si capiranno i sentimenti che provano l’uno per l’altra. L’epilogo della loro storia sarà particolare.
Sei entrata subito in connessione con il tuo personaggio o ci hai dovuto lavorare su?
Ci ho messo un po', mi sono dovuta lasciar andare. Sono una persona molto più rigida di Silvia, lei è tranquilla, sempre molto gioiosa. Mi sono calata nei panni di una ragazza adolescente quando ero già grande, sono tornata indietro nella mia vita per ricordare com'ero quando andavo alle scuole medie. È stato complicato, però quando si lavora nella serialità hai modo e tempo di conoscere il personaggio sempre più a fondo. Negli anni è diventato naturale, e oggi sento che il personaggio è parte di me.
È capitato che Silvia tornasse a casa con te?
Sì, è inevitabile nonostante sia una persona completamente diversa da me. Ho dovuto fare un lavoro di accettazione del personaggio, all'inizio faticavo a comprendere le sue scelte, il suo modo di fare.
E in cosa siete così diverse?
Io sono molto razionale, stento a fidarmi facilmente degli altri. Faccio affidamento sempre su me stessa e ci metto del tempo ad aprirmi con gli altri. Lei è completamente diversa. La sua ingenuità, inoltre, non mi appartiene. Non ero così neanche quando ero più piccola.
Proprio per colpa della sua ingenuità, Silvia si fa facilmente raggirare da Alfredo. È stato difficile calarsi in quel carattere?
È una cosa che ho dovuto accettare. Mi sono completamente immedesimata in una ragazzina di 16 anni che incontra un uomo più grande ed è affascinata dal mondo che lui può offrirle. Ho allontanato pian piano il mio carattere per dare tutto a Silvia, senza riserve.
In un’intervista per QN hai parlato della tua timidezza. Come riesci a gestire le luci dei riflettori e l’esposizione mediatica?
Cominciai a fare teatro a 12 anni perché, d’accordo con mia madre, pensavamo che potesse essere la strada giusta per perdere un po’ la mia timidezza. Continuo ad essere molto riservata, ma sono cambiata grazie alla recitazione e il palco mi ha aiutato tantissimo. Ci ho messo anni, ma oggi vivo serenamente con le luci dei riflettori, questo mondo mi diverte.
Poi arrivò il primo provino su un set, in Rai.
Avevo 13 anni, ero imbarazzata. Mi trovai davanti a 100 persone e non sapevo come gestire la situazione. Mi fecero alcune domande, un’intervista, e poi mi presero. Ricordo tutto benissimo, ho vissuto quella esperienza con molta inconsapevolezza. Se rifletto sul mio percorso, mi rendo conto che è stato tutto in crescita.
Ma ti affascinava il mondo della recitazione quando hai iniziato?
In realtà quando ero piccola non pensavo di voler fare questo, non sognavo di fare cinema. Iniziai unicamente perché ero una bimba molto timida. I primi mesi nella scuola di teatro ero spaventata, si faceva improvvisazione e mi sentivo messa alla prova davanti a persone che non conoscevo. Non fu facile, ma trovai il coraggio di continuare. Credo che sia scattato qualcosa dentro di me che mi ha spinto a cimentarmi in questo mondo.
E oggi ti piace, immagino.
Assolutamente sì.
Silvia in Mare Fuori fa della seduzione la sua arma principale. Qual è invece il punto forte di Clotilde?
Lo stesso, ma con strumenti diversi. La mia seduzione è mentale. Silvia è molto fisica, io sono razionale e mi piace parlare, confrontarmi.
Ti sei laureata un anno e mezzo fa in Giurisprudenza. Com’è stato dividersi tra copioni e libri?
Non è stato facile, ma ero abituata. Avendo iniziato a recitare molto presto, ho dovuto imparare a conciliare lavoro e scuola. L’università, però, ha ritmi differenti. Ricordo che portavo sul set il libro di diritto costituzionale perché non avevo mai tempo per studiare. L’ora di pausa, poi, volava. Mi sono fatta forza e con i miei tempi ho concluso questo percorso che volevo portare a termine a tutti i costi.
Lo vedi come come un piano B?
Avevo bisogno di qualcosa che mi facesse rimanere con i piedi per terra. Poi mi piace portare a termine quello che comincio, senza avere rimorsi. Quando ero al liceo decisi di studiare Giurisprudenza, mi interessava molto e oggi sono felice di aver chiuso quel percorso.
Tra tutti i ruoli interpretati in Un posto al sole, Furore, Pupetta e Mare Fuori, in quale ti sei sentita meno a tuo agio?
Quello di Silvia in Mare Fuori mi ha fatto sentire meno a mio agio perché è il personaggio più diverso da me tra quelli interpretati. È, allo stesso tempo, quello di cui vado più fiera, è stata una sfida a tutti gli effetti perché è stato il più difficile.
Quale ti ha divertito di più, invece?
Il ruolo di Giuseppina in Furore. Il fatto che fosse in costume lo rendeva molto divertente. Anche in quel caso il personaggio era diverso da me, però anche questo è il bello del nostro lavoro, interpretare qualcosa che sia distante da quello che sono, tenendo al sicuro la me vera.
Tornando a Mare Fuori, sfatiamo un mito: tu e Maria Esposito non siete sorelle nonostante abbiate lo stesso cognome.
No (ride, ndr).
Mi racconti del vostro rapporto?
È molto bello, sul set c’è un'empatia incredibile. Ricordo il suo primo giorno sul set per la seconda stagione. Dovevamo interpretare la prima scena insieme, quella nella quale entra nella mia cella. Io stavo male fisicamente ma sentivo la sua euforia, si scatenò qualcosa di magico. Mi piace che, con Silvia, Rosa scopra la parte più vera di sé, siamo riuscite a mettere in scena questa amicizia molto bella.
C’è mai stato un momento di tensione, invece, sul set tra voi colleghi?
Un momento di tensione vero e proprio no, però lavorando quasi tutti i giorni, per quattro anni, capitano giornate nelle quali si è più nervosi. Il regista (Ivan Silvestrini, ndr) è riuscito però a mantenere sempre un clima sereno nonostante i momenti di ‘struggle interiore’ che ogni attore vive.
In un’intervista a MoviePlayer hai raccontato di aver pianto rivedendo alcuni episodi della quarta stagione. Cosa ti ha commosso o turbato?
Sono scoppiata a piangere in sala di doppiaggio per una scena realizzata con Kyshan (Wilson, ndr). Quando vedo Silvia sullo schermo mi commuovo per le sue emozioni, per la sua evoluzione, per il suo dolore. Ho empatizzato con lei, è come se fosse una sorellina per me. Poi ho pensato al lavoro fatto, anche quello mi ha commosso.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Non mi piace pensarci troppo perché non voglio entrare in paranoie strane. Sicuramente vorrei continuare a fare questo lavoro con la stessa curiosità. Vorrei poter raccontare storie, esplorare personaggi diversi tra loro, entrare in nuove sfide.