Marco Rossetti: “Avevo una malattia rara. Sono stato irrequieto, poi il teatro mi ha cambiato”
È tra i protagonisti di fiction di successo da "Doc – Nelle tue mani" a "Black Out – Vite sospese", passando per "A casa tutti bene" la serie e approdando alla settima stagione di "Un passo dal cielo". Così Marco Rossetti si è fatto conoscere dal pubblico italiano, diventando uno dei volti più amati della tv nostrana. In un'intervista a Vanity Fair, l'attore si è raccontato parlando del suo passato, segnato da una malattia, poi l'incontro con il teatro che per lui è stato salvifico.
Il colpo di fulmine con il teatro
Un ragazzo irrequieto e un bambino pieno di energia, così si è descritto Marco Rossetti, parlando del periodo più complicato della crescita di un'individuo quello dell'adolescenza, vissuto tra i banchi di scuola dove solo una cosa riuscì a placarlo:
Non mi applicavo per niente, però è stato fondamentale. Nell'istituto che ho frequentato c'era un corso di teatro che mi ha cambiato la vita. Andai lì per sbaglio, e da quel momento in avanti la mia vita è cambiata per sempre. Da adolescente irrequieto e pieno di energia quale ero, vedevo il teatro come qualcosa di superfluo e sciocco. Quando la mia migliore amica mi ha proposto di andarci, ne sono stato rapito.
La malattia diagnosticata da bambino
L'irrequietezza, la voglia di fare, è stata forse la risposta ad un'esigenza nata sin da quando era un bambino e ha dovuto fare i conti con la sofferenza forse troppo presto: "Ho vissuto da piccolo una cosa che ha cambiato la mia famiglia, una malattia rara che mi ha portato a crescere negli ospedali all'inizio della mia vita. Fortunatamente con il tempo la malattia è rientrata: sono stato fortunato". La spinta a fare della recitazione la sua vita è stata immediata e non ha voluto ascoltare i consigli di chi, come suo padre, gli aveva suggerito di costruirsi un'alternativa:
Finita la scuola ho studiato recitazione contro il parere di mio padre che voleva che avessi un piano B. Ho fatto di testa mia, mi sono pagato i primi anni di scuola da solo lavorando come cameriere anche se mia madre mi aiutava di nascosto. Arrivato a 37 anni posso dire di essere stato molto fortunato.
L'etichetta di belloccio
Tante le fiction a cui ha preso parte da quando ha iniziato a fare l'attore, tanto teatro, ma anche la musica e la scrittura fanno parte della sua vita, e sono le spinte propulsive della sua quotidianità. Il successo vero e proprio, però, nonostante i lavori fatti, è arrivato in età matura alla soglia dei 40: "Se il successo fosse arrivato prima probabilmente non sarei la persona che sono oggi, senza contare che è molto rischioso gestire la popolarità quando non hai la guida e l'educazione giusta per aiutarti a gestirla". Tra le cose che, però, gli hanno sempre arrecato non poco fastidio c'è stata l'etichetta di bello e tenebroso, un qualcosa da cui è sempre fuggito per poter dimostrare il suo valore:
Sono stato spesso etichettato come il belloccio, e all'inizio mi faceva soffrire perché mettevo in dubbio di essere bravo. Col tempo mi sono accettato per quello che sono: essere etichettato così voleva dire dimostrare di avere un contenuto, dimostrare di essere di più.