Marco Mazzoli: “Lo Zoo non si può fare con gente delusa dai contratti, sosteniamo chi è più debole”
Tra gli speaker radiofonici più noti d'Italia c'è senza dubbio Marco Mazzoli, ideatore ormai 25 anni fa di quella creatura atipica che è Lo Zoo di 105, storico programma diventato un appuntamento fisso, con cui decine di migliaia di spettatori sono letteralmente cresciuti nel corso degli anni. Lo Zoo non è ripartito dopo le vacanze natalizie, come invece sarebbe stato previsto. Uno stop inaspettato e dipeso da problematiche che Mazzoli e Paolo Noise hanno raccontato nei giorni scorsi, senza però dire quando la trasmissione sarebbe ripartita. Abbiamo raggiunto telefonicamente Mazzoli con il fuso di Miami, vive lì da anni e da lì conduce lo Zoo ogni giorno, per fare chiarezza sulla questione.
Marco, nella giornata di giovedì 11 gennaio Radio 105 ha variato il palinsesto, lasciando intendere che lo Zoo sarebbe ripartito e invece nulla. Cosa sta succedendo?
Intanto devo dire che per la prima volta il problema non ce l'ho io, ma è un problema del mio gruppo di lavoro. So che spesso la gente dice che spariamo cazzate, perché lo facciamo spesso, però quando diciamo che siamo una famiglia è davvero così. Il gruppo di lavoro è molto unito e non potrebbe essere altrimenti, sennò lo Zoo non sarebbe ciò che è oggi.
Quindi il problema qual è?
È relativo ai rinnovi di contratto di alcuni elementi del programma, quelli meno noti e magari meno visibili e più deboli ma persone che contribuiscono al successo della trasmissione. Erano abbastanza incazzati, quindi ci siamo riuniti e abbiamo deciso di fare un po' gioco forza per portare a casa quello che credevamo fosse giusto.
Si è risolta?
Devo dire che l'amministratore delegato del nostro gruppo, Paolo Salvaderi, è stato davvero attento nel risolverla nella maniera più veloce possibile, non ci sono stati incidenti. Noi eravamo abituati a lavorare per un privato, che era Alberto Hazan, che decideva in base a simpatie e umore se oggi piovesse o c'era il sole. Oggi abbiamo a che fare con un colosso, Mediaset (che ha acquisito Radio 105 nel 2016, ndr) è un'impresa enorme, ci sono tante figure di mezzo e per risolvere anche una richiesta di un aumento si deve passare da più filtri.
Quindi quando tornerete in onda?
Se venerdì arrivano i contratti da firmare e tutto va liscio come previsto, dovremmo tornare lunedì 15 gennaio. Hanno provato a farci ripartire a metà settimana, ma i ragazzi mi dicevano che se fossimo ripartiti magari sarebbero passati mesi prima che tutto si sistemasse. Abbiamo pensato fosse giusto fare così.
Lo Zoo è una terra a sé in Radio 105, avete la forza di fare cose che gli altri non potrebbero e dirlo con chiarezza.
Non penso sia un caso. Devi capire che un conto è andare in onda, annunciare i dischi e leggere gli sms come fanno il 90% degli speaker oggi per facilitarsi il lavoro, un altro è dover recitare insieme, scrivere i testi, montare, far ridere. Se hai un umore pessimo e il gruppo ha un umore pessimo, lo Zoo semplicemente non si può fare. Se fossi andato in onda questa settimana, probabilmente avrei sputato veleno per giorni. Siccome mi conosco ed ho un carattere pessimo, ho preferito evitare.
Avete creato una comunità negli anni. Vi sentite protetti?
Siamo visti ancora come i ribelli del sistema, come se fossimo cresciuti con gli ascoltatori, una roba morbosa. Gli spettatori vivono lo Zoo come fosse anche loro. Quando abbiamo disguidi lo diciamo in onda, questo articolo che uscirà probabilmente non piacerà a qualcuno. Però devo dire che con l'arrivo di questa azienda io pensavo avremmo avuto molti più problemi, invece sono sempre stati molto aperti, ci hanno lasciati a briglie sciolte e dato carta bianca. Io ho sempre detto che nel momento in cui ci avrebbero messo dei paletti e portato lo Zoo a perdere spontaneità, avrei lasciato.
In questo caso si era creata una situazione evidentemente complessa.
Sì, abbiamo preferito risolverla prima. Io già mi alzo alle 5 e mezza e mi girano i coglioni a prescindere, se poi devo trovarmi gente con umore pessimo, non va bene.
Parliamo delle 5 e mezza del mattino, vai in onda con lo Zoo da Miami. Divertirsi all'alba è un po' diverso da chi si diverte ascoltandovi a ora di pranzo. Come gestisci questo fuso perenne?
Faccio il lavoro più bello del mondo, ma svegliarsi alle 5 e mezza del mattino sarebbe una merda anche se andassi a raccogliere lingotti d'oro. Quindi arrivo lì magari anche un po' irritato, ma appena apro il microfono non so cosa accade, ma è come fosse una magia, parte questo umore e via.
Sei il solo del gruppo a trasmettere a distanza?
C'è anche Paolo Noise con me, sta qui con me sei mesi all'anno, più o meno.
Iniziare la giornata così deve essere anche una botta di adrenalina.
Una terapia, anche perché va detto che lo Zoo porta via più di 10 ore al giorno e in più gestisco una radio qui a Miami che mi ha creato non pochi problemi nell'ultimo anno.
Hai scoperto che fare lo speaker è più facile che fare l'editore?
Non me lo dire. Fosse stato tutto a posto, il problema non sarebbe esistito. Invece il mio socio è impazzito da un giorno all'altro, mi ha fatto causa, ha sfrattato la sua stessa azienda, sbattendo fuori la radio dai suoi uffici. Ho dovuto spostarla in tre giorni, ricostruito gli studi altrove. La messa in onda non ne ha mai risentito.
In America fai una radio totalmente diversa?
Facciamo una radio che copre tutte le 24 ore, c'è molta dance. Io faccio 2 ore al pomeriggio.
È l'equivalente dello Zoo o qualcosa di molto diverso?
No, zero, faccio l'Albertino degli anni Novanta. Non avrei tempo per fare un programma simile allo Zoo, lo faccio improvvisato annunciando i dischi, si basa prevalentemente sulla musica.
In Italia ogni tanto ci torni?
Io vivo qui da quasi 13 anni, in Italia non ho più nulla, nemmeno una casa. Vengo ogni tanto, solitamente quando riparte la stagione per fare un po' il punto con la squadra. Ormai la mia vita è qui, anche per mia moglie stessa.
Migrare dall'altra parte del mondo non deve essere stata una scelta semplice.
Complessa, sì. Quando mia moglie decise di venire qui a vivere alla radio c'era ancora Hazan e il rapporto che avevo con lui era di padre figlio, che aveva lati positivi e negativi. Da una parte una figata, gli dicevo che volevo attraversare l'America in moto con Alisei e degli amici in estate, che mi servivano 50mila euro per pagarmi tutto e lui ce li dava. Dall'altra c'è da dire che lui era molto geloso di me, quando gli dissi che mi trasferivo a Miami disse che andava bene, ma che mi sarei dovuto costruire da solo lo studio e mi fece firmare un foglio su cui c'era scritto che se lo Zoo avesse perso un solo ascoltatore, sarei dovuto tornare a casa. Accettai, investendo tutta la mia vita qui, con il rischio di dover mandare tutto a quel paese.
E invece è andata bene?
È andata che lo Zoo andava sempre meglio, al punto che mi ha detto "Va bene, vengo a trovarti a Miami". È venuto qui, ha visto lo studio, mi ha proposto di venderglielo. All'inizio non glielo volevo vendere e poi gliel'ho venduto.
Lasciare lo Zoo è mai stata una possibilità per te?
No credo che lo Zoo abbia una formula magica, quella che Fabio Alisei chiama polvere di stelle. Penso sia un programma che si rinnova sempre, è un format molto elastico che lascia spazio a tutta la creatività del mondo, chiunque oggi provasse a imitare lo Zoo non ci riuscirebbe.
Qualche imitazione negli anni c'è stata?
Ci prova un po' Cruciani, che in parte lo ammette, lui ha preso la parte politica che io un po' ho abbandonato, facendo oggi cose estreme che noi abbiamo smesso un po' di fare.
Come può evolversi ancora?
La mia idea è sempre stata quella di viaggiare, raccontando altre realtà agli spettatori italiani. Durante la pandemia io raccontavo da qui una vita totalmente diversa da quella che si viveva in Italia. Qui non c'è stato lockdown, non c'erano mascherine obbligatorie e io provavo a descrivere questo altro mondo. Il mio sogno sarebbe fare un Zoo itinerante. L'America è un paese comico, ricco di contraddizioni che andrebbero riportate.
Lo Zoo potrebbe fare a meno di te? Pensi all'idea di lasciarlo a qualcuno un giorno?
Ci ho provato, quando ero all'Isola dei Famosi (ha partecipato e vinto nel 2023, ndr) l'ho lasciato in mano a Fabio, affiancato a Paolino e Martin, ma giustamente quello non è il loro vestito. Questo è un abito sartoriale fatto su di me, che probabilmente finirà con me. Ma è giusto che sia così, non è il Milionario, non credo sia un format affidabile ad altri.