Mago Forest: “Con i Gialappi vogliamo essere scorretti, qualcosa di greve bisogna dirla. Nelle difficoltà ho pianto”

In vista della prossima stagione di Gialappa Show, uno dei baluardi della comicità del piccolo schermo, in onda dal 31 marzo con la quinta stagione, Mago Forest racconta a Repubblica il suo ruolo da conduttore scorretto e a chi gli chiede quale sia il segreto del successo trovato con la Gialappa's Band dice: "Se ci fosse, varrebbe come la formula della Coca-Cola".
Il legame con la Gialappa's Band
Dopo 24 anni di lavoro insieme, Michele Foresta, Giorgio Gherarducci e Marco Santin, riescono ancora nell'intento di costruire un programma che valga la pena vedere, in cui la comicità è davvero al centro dello show. In tutto questo tempo, tra loro, mai nessuno screzio tale da non farli lavorare più insieme:
Abbiamo fatto tutti i “mai dire” possibili, non pensavo che avremmo lavorato ancora insieme. I due, intanto il signor Carlo aveva lasciato, organizzavano cene trappola e mi facevano venire la nostalgia. Mi hanno convinto e li ho ringraziati. Far ridere è una grande sfida, prima c’era il Covid, poi le guerre. E arriva Trump con la sua allegria.
In queste quattro edizioni del programma, è stato affiancato ogni sera da una conduttrice diversa, più Valentino Rossi: "Le porto tutte nel mio cuore e ancora c’è spazio, ma solo in piedi. I Gialappi sono esigenti, per voi si riduce in due ore spensierate, dietro c’è un grande lavoro". E a proposito del suo ruolo da "capo-comico" che si permette battute che superano spesso il limite, dice:
Vogliamo essere scorretti. Di tutto questo politicamente corretto ne ha le palle piene anche chi è intervistato. Qualcosa di greve bisogna dirla. Tanto, alla fine, lo scemo sono io e la Gialappa mi cazzia.
L'importanza dell'ironia e del contesto per un comico
Dell'importanza dell'ironia e della comicità, Mago Forest ne parla anche in relazione all'incontro avuto lo scorso giugno con Papa Francesco, il quale ha sottolineato quanto per l'uomo sia necessario saper ridere:
Ho avuto la fortuna di essere uno dei cento comici ricevuti dal Papa. Ha detto cose bellissime sul nostro lavoro, ricordando che l’uomo non è solo sapiens ma anche ludens: bisogna coltivare il dono, il sorriso è importante. Ci ha detto che che prega tutti i giorni San Tommaso Moro: “Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi”.
Alla domanda, solita, sugli argomenti sui quali si può scherzare Forest ammette: "Dipende dal contesto, per un comico è tutto. Poi ci sono argomenti che non toccherei: difetti, dolori, malattie". La figura del mago, poi, è quella che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera e racconta anche come è nato:
A Radio Nicosia. A scuola non andavo benissimo, facevo ridere i miei compagni, erano gli anni Settanta, c’erano le prime radio libere. Mi hanno incoraggiato i professori: “Invece di fare lo scemo in classe, vai a farlo alla radio”. Così scimmiottavo i programmi di Arbore e facevo sto mago che non dava speranze.
Ridere è importante, ma ci sono anche quelle situazioni in cui l'ironia può essere un filtro, ma non il sostegno necessario per superarle: "Quando arriva l’attimo in cui devi vedertela con te stesso non mi ha aiutato, se era il momento di piangere, ho pianto. Però riesce a farti vedere meglio le cose. La stessa leggerezza ti aiuta a stare con le persone giuste, nei momenti belli". Poi, però, in merito a quest'ultima affermazione aggiunge: "Ovunque siate, se state ridendo, siete nel posto giusto".