Lucio Provenza, Peppe Greco nell’Amica Geniale: “Come lui ho lasciato le mie radici, ma per me è stata una liberazione”
Ventisette anni e una carriera che per Lucio Provenza è in via di evoluzione, sebbene possa già vantare la partecipazione ad alcuni progetti importanti tra cinema e tv. Su Rai1 lo vediamo interpretare i panni di Peppe Greco, il fratello schivo di Lenù nell'Amica Geniale, ma è stato anche in Call My Agent 2, Rosy Abate, mentre sul grande schermo è stato scelto da Gabriele Salvatores per il suo Napoli – New York tuttora in sala, e ancor prima per il film Nata per te. Un desiderio, quello di imparare a recitare, che gli è stato trasmesso in tenera età e che ha custodito gelosamente, finché con costanza e determinazione non è arrivato a calcare quei palcoscenici che tanto aveva sognato. La strada, non sempre è stata facile da percorrere, come racconta in questa intervista, dove non ha paura di far emergere anche la sua vulnerabilità.
Tra Napoli New York al cinema e l'Amica Geniale in tv, ti si vede un po' dappertutto in questo periodo. Che effetto ti fa?
Sono molto orgoglioso, sono due progetti davvero importanti, oltre che per la carriera, li porto nel cuore e li custodisco con affetto per i rapporti umani che mi hanno lasciato. Ho incontrato molte persone e pochi personaggi.
Com'è stato lavorare sul set di un regista premio Oscar come Gabriele Salvatores?
Nel momento in cui sono arrivato sul set è come se avessero dato le chiavi di una Ferrari ad un neopatentato. Il maestro mi ha accolto dicendomi "ti ho scelto per la luce che hai nei tuoi occhi, non la perdere mai", questo è stato il mio benvenuto, un'emozione unica. È un regista dal fare paterno, sorride sempre, non si è mai respirata aria di tensione.
Ho letto che la passione per la recitazione l'hai ereditata da tuo nonno materno.
Sì, nonno Salvatore. Da piccolo tornavo a casa da scuola e facevo i compiti velocemente per passare un po' di tempo con lui, guardavamo tantissimi film. Un giorno mi girai e gli dissi che avrei voluto fare l'attore. Si emozionò e mi raccontò che negli Anni Settanta era stato scelto per un film con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ma per amore dovette rinunciare e la sua carriera da attore finì sul nascere. Dopodiché si trasferì in Gran Bretagna con mia nonna, per lavorare. Da quel momento, il mio amore verso questo mestiere è cresciuto ancora di più.
Pensi che ne sia orgoglioso?
Il 24 dicembre saranno 16 anni che non c'è più, non ha avuto modo di vedermi, ma sono sicuro che mi sta guardando. Con lui c'è anche il mio papà. Saranno orgogliosi, ma loro ci sono in ogni scelta o ragionamento che faccio. Sento la loro guida, questa cosa mi dà conforto e mi aiuta tanto.
Peppe Greco, il personaggio che interpreti nell'Amica Geniale, pur sapendo che il Rione non può offrirgli una vita diversa, non lo lascia mai del tutto. Tu, invece, nato a Battipaglia, la provincia hai deciso di lasciarla per cercare nuove opportunità, ti è pesato farlo?
Assolutamente no, è stata una liberazione. Battipaglia è la mia città e la amo con tutto il cuore, ci sono cresciuto, ma lì ho lasciato anche ricordi negativi, dal bullismo che ho sopportato da ragazzino, alla perdita di mio padre e mio nonno. Mi sono dovuto rimboccare le maniche facendo sacrifici, per aiutare papà con le sue cure, facendo lavori umili e meno umili. Ho fatto di tutto per lasciare la provincia, per dare spazio ad un nuovo Lucio e lasciare quello vecchio.
È stato anche un grande atto di coraggio, non sempre è facile lasciare le proprie radici.
L'obiettivo era più grande del sacrificio. È stato per me semplice andare via, anche perché ho sempre saputo che in qualunque momento sarei potuto tornare. Mi portavo addosso un carico emotivo importante che ha facilitato questo passo, staccando anche il cordone ombelicale e permettendomi di affrontare la mia vita.
Parlavi di bullismo, a cosa ti riferivi di preciso?
Ero piccolo, avevo 12-13 anni, pesavo 120 kg e a scuola i bulletti di turno facevano battute pessime, che non sto qui a replicare. Un giorno, durante una partita di calcetto, si convinsero che fossi stato io il responsabile della sconfitta, perché avevo subito il gol della squadra avversaria. Mi mettevano in porta perché essendo 120 kg, pensavano che sarebbe stato difficile centrarla. Una volta negli spogliatoi mentre mi asciugavo il sudore, si avvicinarono e iniziarono ad insultarmi, prendermi a calci, mi fecero lo sgambetto, mi hanno anche fatto pipì addosso. Tutto questo sotto gli occhi della ragazzina che mi piaceva. È stata un'umiliazione enorme.
Dopo aver dovuto metabolizzare un'umiliazione così forte, cos'è scattato in te?
È scattato un senso di rivalsa. Ho iniziato una dieta e in sei, sette mesi ho perso 60 kg, è stata un'esperienza che temprato, mi ha dato quel coraggio che mi mancava per ribellarmi. Purtroppo ho perso peso in modo sbagliato, sono diventato bulimico. Mangiavo e vomitavo, camminavo almeno 20 km al giorno, andavo in palestra, facevo nuoto, senza accorgermi che arrecavo solo danni al mio corpo, perché non era sano. Un giorno non mi sono sentito bene, mia madre mi ha preso per le orecchie e mi ha detto: "Lucio, cosa sta succedendo?". Così ho iniziato un percorso di riabilitazione.
E tua madre cosa dice del "figlio attore"?
Piange, ogni cosa che faccio si commuove dalla felicità.
C'è una scena molto toccante dell'Amica Geniale, quella in cui Immacolata sul letto di morte parla ai suoi figli. Peppe le promette che non lavorerà più per la malavita, ma di fatto è una promessa che non mantiene del tutto.
Sì, esatto. Non la porta a termine va via da Napoli, dal Rione, però la vita che abbraccerà sarà diversa rispetto a quella che ha lasciato. Ci vorrebbe un'altra stagione dell'Amica geniale per scoprire come andrà a finire, però in realtà la promessa che fa a sua madre l'ha mantenuta, non lavora più per i Solara.
Nel 2017 partecipi ad Italia's Got Talent con un amico, portando un mash up tra La Livella di Totò e Gomorra. Com'è nata questa idea?
In quel periodo Gomorra era in voga e La livella era una cosa che io e Francesco recitavamo sempre. Ci venne l'idea di partecipare al programma e pesammo di unire le due cose, sapendo di toccare un pezzo sacro come La Livella di Totò. pensai che se non avessimo osato, nessuno ci avrebbe preso in considerazione. Una volta fatta la proposta, gli autori impazzirono e abbiamo avuto un bel po' di successo anche fuori dalla trasmissione.
Visto il seguito, non hai pensato di cavalcare l'onda e iniziare a lavorare producendo contenuti per i social?
C'è stato un periodo in cui iniziai a lavorare sui social, ma gli addetti ai lavori mi dissero che avrei dovuto fare una scelta, o l'attore o l'influencer, youtuber. Così ho scelto quello che avrei voluto fare da sempre, cioè l'attore, non senza un po' di rammarico, perché il pubblico ci seguiva. Non volevo bruciarmi altre opportunità.
Dall'Amica Geniale a Nata per te, passando per Rosy Abate e altre fiction, ormai è da qualche tempo che frequenti i set, cosa ti piace del lavoro dell'attore?
La libertà di poter portare vari pezzi di me a disposizione di quello che serve, mi piace tantissimo osservare il talento dei colleghi che incontro, vedere anche la fame di voler fare che ci accomuna. Mi piace vedere gli occhi di tutte le persone che lavorano sul set, perché percepisco la loro passione, magari hanno sempre avuto quel sogno e lo stanno coltivando, si aprono con te. Sono un patito degli occhi, riesco a leggerci tanto, nascondono un mondo.
E tu hai imparato ad aprirti?
Sì, preferisco dire una scomoda verità che una bella bugia e non è una frase di circostanza. I momenti in cui mi sono aperto di più sono stati guardando le foto di mio padre e mio nonno, tiro fuori tutto quello che vorrei dire, le frustrazioni. Anche se una risposta non c'è, è come se sentissi una carezza che arriva dall'altra parte. Spesso quando parli con amici o familiari, c'è il peso del giudizio altrui, abbiamo il vizio di dover parlare sempre. A volte non serve, bisogna anche imparare a stare in silenzio, per accogliere una persona spesso è necessario solo farla parlare e ascoltare.