Lorenzo Sarcinelli: “In Nudes salvo mio padre dal revenge porn. Da Upas sentivo di dover andare via”
Lorenzo Sarcinelli ha solamente 26 anni, ma ha imparato a muoversi davanti alla telecamera da quando ne aveva appena diciassette. È l'età di Giacomo, il ragazzo che interpreta in Nudes, la serie di RaiPlay che punta un faro, necessario, su una tematica importante e delicata come quella del revenge porn. Sono sempre più numerosi i casi di chi, purtroppo, è vittima di un reato che va a minare profondamente la dignità di chi ne è coinvolto. La condivisione di contenuti intimi, avvenuta in uno scambio di fiducia con l'altro, diventa oggetto di ricatto e di sopraffazione.
Nei tre episodi che raccontano la storia di Giacomo e Luca, interpretato da Fortunato Cerlino, è proprio Sarcinelli a mettere in guardia suo padre, ribaltando così i ruoli, dove ad essere bisognosi di supporto sono gli adulti e non più i ragazzi che, invece, diventano fonte di conforto.
L'attore, che per anni è stato il volto di Patrizio Giordano, uno dei protagonisti più amati di Un Posto al Sole, ha lasciato la soap da due anni per cimentarsi in nuove esperienze lavorative. Come ci racconta in questa intervista, la passione per la recitazione è qualcosa che risale a diversi anni fa e che non è mai andata via: "Avevo tre anni e già pensavo all'Oscar".
Come è arrivata la parte di Giacomo?
Nella maniera più semplice possibile, ho fatto un primo self tape e sono stato chiamato per un provino in presenza. Dopo qualche settimana mi hanno comunicato che ero stato scelto. La vera prova è stata aspettare di poter girare. È stata un'attesa logorante, perché sono passati mesi nei quali non ho sentito nessuno. Può capitare che il progetto salti o che tu venga sostituito, per fortuna non è successo.
Giacomo è un ragazzo che si trova ad affrontare un lutto terribile. Ha un rapporto conflittuale con il padre, cerca di stordirsi come può, cosa gli impedisce di esternare la sua sofferenza?
Credo ci sia una doppia motivazione. La prima è dovuta all'età, quando si è in fase adolescenziale si tende a non volersi aprire alle proprie emozioni, perché si ha l'impressione che ci rendano più fragili, non si ha ancora un'identità definita e quindi non si ha un rapporto sereno con la propria emotività. Quando, poi, c'è una perdita così importante, come quella di una madre, la chiusura in se stessi è la prima via di fuga. La seconda motivazione è nella dinamica che si viene a creare tra genitore e figlio, dove l'uno diventa apprensivo e l'altro per allentare il dolore scatena una ribellione, quindi si crea un cortocircuito. Poi, magari è banale dirlo, ma i ragazzi rispetto alle ragazze trovano più difficoltà.
Dici che per i maschi è più difficile fare i conti con la propria emotività?
Sono stato adolescente non troppo tempo fa, quindi so cosa significa, e ho l'impressione che da questo punto di vista siamo un po' meno avanti.
C'è un momento in cui Giacomo pensa che suo padre sia la causa di questo suo immenso dolore.
Sì, c'è un momento in cui scopre una cosa che il padre gli aveva tenuto nascosta e per un attimo perde la testa, inizia a fare dei collegamenti assurdi, incolpandolo. La sua vera reazione, però, è rifugiarsi nell'alcol, nella droga, come gli era accaduto in passato. Una volta tornato a casa, però, c'è il momento di più grande vicinanza tra loro. Giacomo tocca il fondo e nella risalita trova un punto di incontro con suo padre.
Tu e Fortunato Cerlino su cosa avete lavorato per costruire questo legame?
Abbiamo lavorato molto sulla vicinanza, si è creata una confidenza forte, ma è accaduto tutto in maniera spontanea, eravamo sempre a scherzare, chiacchierare di tutto, delle nostre vite, la carriera, il mondo che ci circonda. Poi c'è stato un gesto che Fortunato ha fatto nei miei confronti, per me davvero bellissimo.
Ovvero?
Il primo giorno di riprese, dovevamo fare una scena molto intensa, emotiva, in cui c'è un abbraccio fortissimo tra padre e figlio. Ricordo che Fortunato, mentre preparavano il set mi ha preso in disparte e ha preso le cuffiette, una l'ha messa al suo orecchio e l'altra al mio, abbiamo iniziato ad ascoltare la sua musica, senza nemmeno dirci una parola. Un momento bellissimo. È stato un gesto che ha dimostrato, ancor di più, la grande di Fortunato come attore, e la sua grandissima umanità, mi ha aiutato tantissimo in scena.
In questa seconda stagione di Nudes i ruoli sono ribaltati, sono i ragazzi che aiutano gli adulti nella difficoltà, soprattutto con un mezzo di cui non sono sempre padroni, che è quello di internet e dei social.
Sì, in questo caso è Giacomo che fa capire a suo padre di essere sotto ricatto. C'è un momento in cui, chi è vittima di situazioni di questo tipo, smette di ragionare. La storia di Luca racconta di un uomo che ha perso la moglie, che ha difficoltà nell'avvicinarsi ad altre donne, per cui si rifugia nei siti di incontri, dove conosce qualcuno che pensa sia capace di accoglierlo e di cui inizia a fidarsi. In quel momento è come in una bolla, anche davanti alle prove più evidenti ha difficoltà a credere di essere stato ingannato. Il figlio, invece, prova a mantenere la lucidità e lo sprona a denunciare.
Nudes è una serie che affronta il tema del revenge porn, in maniera piuttosto schietta. Hai avuto modo di riflettere sul perché sia così frequente nonostante si sappiano i rischi che si corrono diffondendo contenuti intimi online?
Purtroppo il mondo è pieno di persone cattive, disperate, ma allo stesso tempo di persone fragili che hanno bisogno di conforto, ed è su questa fragilità che le altre fanno leva per ricattare e distruggere la privacy di chi viene colpito. Non importa quanto si possa diventare bravi a gestire i social, si può incappare in situazioni di questo tipo senza che tu te ne accorga.
Pensi che una serie come Nudes possa accendere un faro su una tematica di cui si parla, ancora, con una certa reticenza?
C'è sicuramente una patina su questo argomento, non se ne parla quanto si dovrebbe, anche nei prodotti cinematografici, televisivi, è una tematica poco affrontata. In questa serie proviamo a parlarne in maniera più approfondita e credo non esista miglior modo del cinema, del teatro, della tv per sensibilizzare, una dimensione in cui puoi immedesimarti nell'altro, provare a capire cosa si prova, vedere come ci si relaziona ad una certa situazione. Magari, guardando la nostra storia, si può capire anche che la vita va avanti, nonostante la tragedia subita.
Quale pensi sia l'azione più immediata che si possa fare quando ci si imbatte in un evento di questo tipo?
Spero che questa serie possa aiutare a comprendere anche questo aspetto, ovvero come le persone che stanno attorno a chi subisce revenge porn, possano essere d'aiuto. Se ci arriva un contenuto intimo di una persona che conosciamo, ma magari anche che non abbiamo mai visto, anche se non abbiamo alcun pregiudizio su quella cosa, non dovremmo rispondere, non dovremmo alimentare. Una nostra azione inconsapevole, può essere problematica per qualcun'altro.
Pensi di aver imparato ad immedesimarti negli altri?
Penso di averlo imparato proprio facendo teatro. Ho iniziato ancora ragazzino a 17 anni, quando si è già in una fase di maturazione, ma ricordo che il primo anno di teatro sono cambiato radicalmente. Sono sempre stato un po' bambino, un po' inopportuno, ma ricordo che quando ho iniziato a frequentare quel corso, poi, è ho iniziato ad approcciarmi in maniera diversa alle persone. Non si tratta più solo dei tuoi amici, ogni personaggio che interpreti ti fa rendere conto che esistono dei mondi dietro alle persone, ti permettere di conoscere l'altro, ma anche te stesso.
Recitazione: solo hobby o un desiderio vero e proprio?
A tre anni già dicevo di voler fare l'attore (ride ndr.) Ho sempre rotto le scatole ai miei genitori. Sognavo di vincere l'Oscar, davanti allo specchio preparavo il discorso, con il dentifricio in mano. Non so se si possa chiamare vocazione, ma non c'è alcun valido motivo per cui un marmocchio di tre anni dica di voler fare l'attore.
Avversità nell'affrontare questa scelta?
I miei genitori mi hanno supportato, anche se probabilmente hanno sperato in qualche momento che io cambiassi idea. Quando sono stato preso per le prime parti in tv, mia madre allora ha capito che non sarei tornato indietro, magari per studiare, che so, ingegneria (ride ndr.). I genitori sperano sempre che i figli scelgano qualcosa di sicuro, anche se ad oggi, non è sicuro più niente.
Quindi nemmeno un lontano piano b.
In realtà sognavo anche di diventare un giocatore dell'NBA (ride ndr.) La passione per il basket, ad esempio, ho continuato a coltivarla, tanto è vero che gioco anche i campionati a Napoli.
A proposito di Napoli, sei stato tra i protagonisti più amati di Un Posto al Sole, dove interpretavi Patrizio. Poi, ad un tratto, il tuo personaggio è andato via. Hai capito che avresti dovuto cambiare strada?
Non so se esiste davvero un momento in cui l'ho capito, però mi sono reso conto che non potevo più aspettare e l'ho comunicato, almeno sei-sette mesi prima dell'uscita di scena. Anche negli anni precedenti, ci sono stati momenti in cui ho pensato di voler andare via, poi per svariati motivi non ho potuto. Magari c'era qualcosa che mi teneva legato, poi sono arrivato ad un punto in cui sentivo di non poter più rimandare e non ci ho pensato su nemmeno un secondo.
Quante volte i fan della soap ti hanno chiesto se saresti tornato?
Sempre, tutt'ora. Ho sentito tanto affetto nei confronti del mio personaggi, ma spesso anche qualche commento negativo, come è giusto che sia.
Cosa ti hanno detto che non ti è piaciuto?
Magari Patrizio si è comportato male, le volte in cui ha tradito Rossella o quando faceva il doppio gioco con Clara, ad esempio, o ancora quando litigava con i genitori. Non sempre il pubblico è in grado di fare una distinzione tra persona e personaggio, quindi va di pancia e automaticamente gli stavo sulle scatole. Però non è mai successo che incontrandomi per strada mi abbiano detto qualcosa di spiacevole, si stupiscono solo del fatto che non sia a Barcellona (ride ndr).
Un Posto al Sole è uno dei prodotti più longevi della tv, rappresenta davvero un unicum. Cosa ti ha lasciato l'esperienza su un set come quello?
Da un punto di vista umano la serie mi ha lasciato tantissimo, non dico che mi abbia fatto diventare uomo, perché probabilmente non lo sono neanche adesso, però mi ha lanciato nel processo di crescita in cui sono tuttora. Per quanto riguarda l'ambito lavorativo, invece, mi ha dato la prontezza che chi è alle prime armi non ha, per il semplice fatto che i ritmi lì sono pazzeschi. Si girano scene di continuo e inevitabilmente questo ti forma, devi essere pronto, pratico, aiuta tantissimo con la memoria. Mi porto dietro tantissimi insegnamenti, trucchi per stare sul set
Nuovi progetti all'orizzonte?
Sono in attesa. Ma sarò sicuramente a teatro con Storiacce, uno spettacolo tratto dai testi di Francesco Silvestri e diretto da Stefano Amatucci, poi è in programma anche un piccolo tour teatrale con un'altra compagnia.