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Lino Banfi: “Non credevo più in me, per trent’anni ho odiato i miei film. Mi mancano le telefonate di Berlusconi”

Lino Banfi, 88 anni, una carriera enorme rilanciata anche in “quarta età”. Protagonista con i Carabinieri di una campagna contro le truffe agli anziani, il nonno d’Italia si racconta a Fanpage.it: “Non credevo più a Banfi, non volevo vedere più i miei film. Poi è cambiato qualcosa”. Una vita senza rimpianti: “Rifarei tutto. Anche i film ‘scollacciati'”. L’amicizia con Silvio Berlusconi: “Sono più che favorevole al fatto che adesso Malpensa porti il suo nome. Mi mancano le sue telefonate”.
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Lino Banfi, 88 anni, una carriera enorme, conosciuto in tutta Italia e in tutto il mondo grazie ai video su TikTok. Adesso che è stato "arruolato" dai Carabinieri per una campagna di comunicazione contro le truffe agli anziani, il nonno d'Italia ha parlato con Fanpage.it di "quarta età" e carriera. "So che il vostro giornale è letto dai più giovani", dichiara Lino Banfi, "e a loro dico di stare attenti ai nonni, ma anche ai genitori. Spesso sono loro che lasciano soli gli anziani di famiglia". Sul successo del suo personaggio anche adesso che ha 88 anni: "Non credevo più a Banfi, non volevo vedere più i miei film. Poi è cambiato qualcosa". Una carriera senza rimpianti: "Rifarei tutto. Anche i film ‘scollacciati'". L'amicizia con Silvio Berlusconi: "Sono più che favorevole al fatto che adesso Malpensa porti il suo nome. Mi mancano le sue telefonate".

Lino Banfi, 88 anni e ancora tanta voglia di stupire. È addirittura su TikTok da un po’ di tempo a questa parte.

Questa Banfi-rigeneration che si è creata da pochi anni è sorprendente. Non si è capito per quale fenomeno, sono diventato più popolare di prima. Sono diventato pure amico del Papa, mi sto togliendo grandissime soddisfazioni.

Perché si sorprende? Lei è Lino Banfi.

Io, però, non ci credevo più a Banfi. Da una trentina d’anni non lo amavo più, non lo guardavo più, non vedevo più niente. Quando giravo le ultime puntate del Medico che ho fatto, quando mi dicevano: “Vuoi rivedere le scene, Lino?”. Io rispondevo: “Non voglio vedere un c…”.

Quando è che ha cominciato a crederci di nuovo?

Ho riconquistato questa fiducia in Banfi, quando mi sono accorto dell’arrivo di questa ‘quarta età’ portata bene. Perché sono venuto fuori di nuovo? Perché so scegliere.

Ne è un esempio la campagna che ha fatto in collaborazione con i Carabinieri per sensibilizzare sull’argomento delle truffe agli anziani.

Ecco, in quella occasione stavo trattando per un grande sindacato italiano nel quale eventuale contratto, se l’avessi fatto, c’era anche questa cosa delle truffe. Era un contratto pagato benissimo. Quando però, mi hanno chiamato i Carabinieri, mi sono sentito al servizio del cittadino. Ho rifiutato il sindacato e ho accettato i Carabinieri. Ovviamente gratis.

Lino Banfi protagonista della campagna di comunicazione promossa dai Carabinieri sulle truffe agli anziani.
Lino Banfi protagonista della campagna di comunicazione promossa dai Carabinieri sulle truffe agli anziani.

Nella campagna, lei parla alla sua maniera e mette in guardia i nostri nonni. Come ha lavorato sulla messa in scena?

Non volevo essere un ‘banfiota’ con le solite cose mie, il porca puttena, andiemo, dicemo, ma neanche essere troppo istituzionale. Abbiamo trovato la via mezzo per comunicare con le persone anziane – “Non vi dovete vergognare”, dico a loro in uno di questi spot – ma la raccomandazione che voglio fare al vostro giornale, che so che è letto soprattutto dai più giovani è: state attenti ai nonni, state attenti ai vostri genitori. Noi commettiamo un grosso errore. Sa quale?

Prego.

Finiamo col parlare sempre di alfa e omega, gli estremi, i nonni e nipoti, ma l’alfabeto greco ha tante lettere. Ci sono figli, generi, nuore, zii, cugini, persone di famiglia e spesso sono queste a sbagliare, trascurando i loro anziani. Allora, dico ai giovani, parlate coi vostri genitori, non fate stare da soli i vostri nonni.

È stato mai vittima di una truffa telefonica o digitale?

A me sono accadute cose più gravi, mi puntarono una pistola in faccia per prendersi l’orologio. Truffe, mai. Anche perché se dovesse succedere, trufferei io loro.

Non ne ho dubbi. La vedo molto attento, nonostante il tempo che passa.

Ecco perché io parlo di Banfi-rigeneration. Guardi, io ho parlato con amici neurologi e loro mi dicono che forse ho ragione io quando scherzo con loro, e dico che mi sarò dato le botte in testa 7000, 8000 volte in una vita. Può darsi che questi schiaffettini avranno rigenerato qualche corteccia cerebrale che io non sapevo di avere in un angolino, chi può dirlo.

Prima lei ha detto “so scegliere”. Qual è stata la scelta migliore e quale quella, non dico peggiore, ma quella che proprio non rifarebbe.

Ma io non sento di dirti che ho fatto scelte ‘peggiori’, o comunque che non rifarei. Io rifarei tutto. A partire dai film ‘scollacciati’ – la liceale, la professoressa eccetera eccetera – ma erano film “pulitissimi”. Ne abbiamo scherzato di recente con Edwige Fenech, con Gloria Guida, loro si facevano quattro docce a film per permetterci di guardare nello spioncino, quindi erano “pulitissimi”. Scherzi a parte, sono tutte scelte che rifarei senza problemi.

Quando, allora, per lei c’è stato il salto di qualità al cinema?

Con il Commissario Lo Gatto di Dino Risi è cambiato qualcosa. Fu un film fatto bene, che richiamava i polar francesi, i gialli italiani, tutto girato a Favignana. Un’esperienza fantastica.

Lino Banfi in una scena de Il Commissario Lo Gatto (1986)
Lino Banfi in una scena de Il Commissario Lo Gatto (1986)

Che uomo era Dino Risi?

Straordinario. Dino Risi amava l’orario continuato, proprio come me. Si girava senza pausa per cui alle quattro, quattro e mezzo del pomeriggio, si finiva e si andava tutti a mare.

Un altro film al quale è legato?

“Vieni avanti, cretino” per un motivo molto semplice: viene usato come terapia per far ridere le persone che soffrono di Alzheimer e Parkinson. Fa muovere i muscoli facciali che non muoverebbero mai. Questa gente guarda i miei film e prende una medicina.

Lino Banfi con Alfonso Tomas in "Vieni avanti, cretino!" (1982)
Lino Banfi con Alfonso Tomas in "Vieni avanti, cretino!" (1982)

Ha saputo? L’aeroporto di Malpensa adesso si chiama Silvio Berlusconi Airport.

È il minimo. A me, adesso a Canosa, intestano un foyer di un teatro e figurati a Berlusconi quante cose dovrebbero intestargli. Sono più che favorevole al fatto che adesso Malpensa porti il suo nome.

C’è stata qualche polemica. Capisce, il personaggio è divisivo.

Il personaggio è divisivo e le polemiche fanno parte del gioco. Berlusconi avrà avuto i suoi difettucci, ma è stato un grande uomo. Gli errori di percorso ci sono, ma alla fine della strada c’è più bene che male. Intestare un aeroporto a una persona che ha lasciato un marchio solido nella storia, è davvero il minimo.

Lei è stato un amico intimo.

Mi manca la telefonata che ogni anno mi faceva l’11 luglio. Da quarant’anni mi chiamava e mi diceva: “Ciao vecchio!”, perché io avevo tre, quattro mesi più di lui.

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