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Lino Banfi, la morte della moglie Lucia è una ferita aperta: “Non mi riconosceva, non parlava, la imboccavo come una bambina”

Lino Banfi è il protagonista del cortometraggio per la canzone di Michele Bravi “Lo ricordo io per te”, che parla dei nonni dell’artista e di come l’Alzheimer si sia insinuato nelle loro vite.
A cura di Daniela Seclì
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Lino Banfi è il protagonista del cortometraggio per la canzone di Michele Bravi "Lo ricordo io per te". L'artista, nel brano, parla dei suoi nonni Graziella e Luigi e di come l'Alzheimer si sia insinuato nelle loro vite. Lino Banfi, nel girare il videoclip, ha ripensato alla moglie Lucia. L'attore ne ha parlato in un'intervista.

Lino Banfi e il dolore per la morte della moglie Lucia

Era il 2023 quando moriva Lucia, moglie di Lino Banfi. Poco più di due anni dopo, la ferita è ancora aperta. In un'intervista rilasciata a Giovanna Cavalli per Il Corriere della Sera, l'attore ha dichiarato: "Quando capisci che il tuo amore se ne sta andando, che devi soltanto accompagnarla alla morte, allora in quel momento perdi anche la fede e ti inchezzi forte. Ma poi ti rendi conto che non serve a niente, anzi. E preghi la Madonna che se la prenda presto, prima possibile, così smetterà di soffrire e tu con lei".

Lino Banfi vicino alla moglie fino all'ultimo

Lino Banfi ricorda ancora i primi segnali della malattia della moglie Lucia. Un giorno si bloccò con "lo sguardo perso nel vuoto" mentre parlava con il marito e solo dopo un lungo silenzio riuscì a riprendere il filo del discorso. Il timore più grande della donna era non riuscire a riconoscere il suo compagno di vita. Ma Lino Banfi l'aveva rassicurata:

Non importa, vuol dire che ci ripresenteremo un'altra volta. "Molto lieto, Lino". "Piacere, Lucia". "Poi ci fidanziamo, diventiamo amanti, ci vediamo di nascosto e facciamo la fuitina".

Infine, è arrivato quello che ricorda come il momento più terribile della malattia: "Quando da Alzheimer il male diventò un tumore al cervello, con crisi epilettiche, fino alla fine. Lucia a quel punto non riconosceva più nessuno, non parlava più, la imboccavo come una bambina piccola. Non viveva, vegetava. I medici dell'hospice più che i malati devono aiutare i familiari a convivere con la disperazione".

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