Le otto montagne, Borghi e Marinelli: “Viverci in solitudine, l’amicizia ad alta quota ha resistito”
È uscito al cinema a pochi giorni dal Natale (il 22 dicembre), Le otto montagne con Alessandro Borghi e Luca Marinelli, protagonisti della trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017. Diretto dai belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, ha conquistato la Giuria di Cannes lo scorso maggio, racconta la storia della profonda amicizia tra il cittadino Pietro e il montanaro Bruno. Fanpage.it ha raggiunto gli attori per farsi raccontare i retroscena di questa nuova pellicola che li vede insieme sul set a sette anni da Non essere cattivo di Claudio Caligari.
Partirei dalla frase "Povere parole, poveri pensieri"
Borghi: Questa frase proviene da uno degli incontri più folgoranti che ho avuto durante tutta questa esperienza, quello con Remigio, che è uno dei migliori amici di Paolo (Cognetti, ndr), l'altro è Gabriele, che purtroppo non c'è più. Parlando nella sua casa di montagna, gli ho chiesto quando aveva iniziato a leggere talmente tanto da avere una casa piena di libri, e lui mi ha risposto che ne aveva sentito il bisogno perché, appunto, "povere parole, povere pensieri". Sono stato felice di vederla nel copione perché mi sembrava che fosse un concetto enorme passabile con due parole, che un po' corrisponde all'essenzialità di questo film che ha a che fare anche molto con il silenzio, col capire quando non si deve parlare, che in questo momento storico è una roba che veramente sembra impossibile.
Marinelli: In merito alle parole possibili, vorrei fare una citazione di Guzzanti: questo film è "meraviglioso, meraviglioso e un'altra parola che non mi ricordo" (ride, ndr). Abbiamo trovato una meravigliosa sceneggiatura scritta da Felix e Charlotte, con la collaborazione di Paolo (Cognetti, ndr), dove non c'erano solo le parole ma anche i loro silenzi.
La natura sovrasta e ha il potere anche di cambiare l'umano, sentire con questa forza dirompente. Ho notato che può schiacciare a volte altri invece salvifica quale spinta secondo voi si manifesta in modo predominante?
Borghi: È una linea netta che attraversa tutto il film. Ci sono dei momenti in cui la montagna è predatrice e altri in cui è totalmente salvifica, in particolare per Bruno. Nonostante l'epilogo, tutto ha molto a che fare con questa montagna, dalla quale Pietro si sente minacciato e che gli fa temere per la salute del suo amico, il quale invece crede abbia un valore inestimabile, qualcosa che non potrà mai fargli male.
Nel film si indaga l'imprevedibilità della vita. In cosa pensate che la vostra vita sia stata imprevedibile?
Borghi: Beh, già il fatto che siamo qui a parlare con te di questo progetto, più imprevedibile di così.
Marinelli: Siamo grati di questa imprevedibilità.
In certe vite ci sono montagne in cui non è possibile tornare. C'è una montagna nella vostra vita alla quale non siete tornati?
Borghi: Sì ci sono delle montagne che non sono necessariamente dei luoghi, sono anche magari delle persone dalle quali non sono più tornato. Però mi vien da dire che forse è stato meglio così.
Marinelli: Le montagne alle quali è impossibile tornare sono le montagne alle quali si sceglie di non tornare, perché penso che nella vita sia importante sempre scegliere. Le scelte fanno un po' la tua strada. Penso siano le cose che non ci sono più e quindi ecco, questo mi fa un po' triste.
Paolo Cognetti ha detto che Pietro e Bruno sono stati un’occasione per parlare dell’amicizia maschile, della fratellanza, che ormai un po’ latita nella letteratura moderna. Questo sentimento è qualcosa che vi lega anche nella vita. Cosa avete sperimentato nel film che nel vostro rapporto ancora mancava?
Borghi: Abbiamo sperimentato la nostra amicizia da soli, cosa che non sempre riusciamo a fare perché quando ci vediamo siamo con le rispettive famiglie, io con la mia compagna e lui con sua moglie. Il fatto di essere obbligati ad avere sempre ogni giorno un quadrato ritagliato soltanto per noi è stata una grande fortuna ed è stato molto bello scoprire di quanto stessimo bene da soli su quelle montagne. Credo che il termometro di un'amicizia che dura nel tempo è l'avere sempre qualcosa da dirsi, non finire mai gli argomenti o la voglia di condividere. Tra me e Luca c'è questo scambio continuo che nutre la nostra amicizia.
Marinelli: Abbiamo sperimentato la nostra amicizia 4000 metri e ha resistito. Questo tempo nostro, è stato quasi come fare una vacanza. È stato molto bello perché ci ha dato la possibilità di condividere le nostre vite e questo lavoro.
Sette anni da Non essere cattivo di Caligari, ora 8 montagne ancora come protagonisti. Avete detto che oggi siete più vintage, quindi anche più maturi e consapevoli. Possiamo aspettarci un prossimo film scritto e diretto da voi?
Dal momento in cui abbiamo finito di lavorare a Le otto montagne, ci siamo proprio promessi di non aspettare di nuovo sette anni, ma non sappiamo come avverrà o quando avverrà. Non so se sarà un film diretto da Luca o da me, o magari che produrremo insieme o magari racconteremo la storia a qualcuno che, matto com'è, deciderà di farcela fare. Però ecco, sicuramente abbiamo scoperto che quello che era successo sette anni fa con Non essere cattivo non era un caso.
Luca, succederà prima?
Marinelli: Lo spero.