L’Amica Geniale 4, Anna Rita Vitolo: “Difficile dire addio a mamma Imma. Anche io mi sono persa con un Nino Sarratore”
Anna Rita Vitolo, attrice, classe 1976. È lei il volto di Immacolata Greco in tutte le quattro stagioni de L'Amica Geniale, la mamma di Elena che la accompagnerà nel corso della sua vita, segnandola con il suo modo di amare ruvido e un po' maldestro, ma al tempo stesso imprescindibile. L'occhio appesantito da una protesi, la zoppia con la quale si trascinerà nei suoi affetti, la sua voce roca, a tratti spezzata, che verrà dosata per esprimere solo l'essenziale. Un personaggio enorme, il filo di tante storie destinate a tenersi strette anche da lontano, che solo con una simile interpretazione avrebbe potuto rompere gli argini dei confini nazionali per arrivare, prepotente, anche oltreoceano.
Nata a Salerno, ha conseguito il diploma di attrice presso l’Accademia dello Spettacolo diretta da Antonio Casagrande. A teatro ha recitato con attori come Lello Arena, Nando Paone e Maria Paiato, e con registi come Arturo Cirillo, Mario Martone, Paolo Coletta, Luciano Melchionna, Gabriele Russo, Roberto Andò e Antonio Grimaldi, vincendo alcuni premi nazionali come migliore attrice.
Ospite della redazione di Fanpage.it, Anna Rita Vitolo ha riavvolto un nastro, per poi arrivare, con grande commozione, a realizzare davanti alle telecamere di aver concluso un ciclo professionale e umano irripetibile. "Con mamma Immacolata ho dovuto abbandonarmi alla non comprensione perché era altro da me. Mi prendono in giro chiamandomi Pupella o Titina, ma in lei rivivono anche altre grandi attrici del passato, come Anna Magnani". E sul rapporto con Alba Rohrwacher ne L'Amica Geniale 4: "Tutta la quarta stagione mi ha molto segnata, forse per il rimando al rapporto con mia madre. Con Alba (Rohrwacher, ndr) ho vissuto quel bisogno di riavvicinamento". Infine, sulla pericolosità dei certi sentimenti: "Le donne si perdono sempre attraverso un amore sbagliato. Tutte abbiamo incontrato un Nino Sarratore nella nostra vita, anche io, e il ritorno a sé è molto faticoso".
Com'è arrivata l'amica geniale nella tua vita?
Avevo letto i romanzi di Elena Ferrante un annetto prima che si cominciasse a parlare della serie tv e l'avevo amata. Pensavo di essere fuori dai giochi, perché sono arrivata ai provini molto tardi. Poi è accaduto il miracolo: sono stata convocata per il ruolo della madre.
Ci hai sperato?
Ho sperato che fosse mamma Immacolata, proprio per la potenza di questo personaggio, la sua bellezza e la sua complessità. Saverio (Costanzo, regista e creatore della serie, ndr), mi chiese se avevo figli e io non ne ho. Mi fece provare anche la camminata con la zoppia. Tutto è accaduto ai principi di settembre e ad ottobre abbiamo iniziato le riprese.
Sei stata Immacolata, la mamma di Elena, dalla prima stagione. Nella realtà, sei più grande di Alba Rohrwacher di soli tre anni. È impressionante il lavoro fatto sull'aspetto fisico.
Penso che questo sia il lavoro dell'attore: la trasformazione assoluta in qualcosa di completamente diverso da te. Guardarsi imbruttita, impacciata, violenta, spiazzante, è qualcosa che in qualche modo non ti torna, finché poi arriva ad acquisire il suo senso pieno.
Ho saputo di lunghissime sessioni di trucco e parrucco ogni giorno.
Sì, abbiamo iniziato con un trucco che prevedeva la protesi all'occhio, l’imbruttimento con le sopracciglia marcate, i rossori della pelle, per poi arrivare alla grande trasformazione di questa quarta stagione.
Questo è quello fisico, ma quel è stato il lavoro emotivo più grande?
Avere fiducia anche nella non comprensione. Non sempre tutto è spiegabile, soprattutto quando c'è un personaggio come lei così speciale, così complesso. Immacolata mi commuove profondamente, mi ha sempre commossa, quest'anno in maniera importante, proprio perché vedo altro da me.
Immacolata è una mamma d'altri tempi, ruvida, rugosa, spigolosa con tutti i suoi affetti. Con Elena vive anche uno scalino enorme, che è dettato dal livello di istruzione. È l'istruzione che la pone in una forma di ammirazione e conflitto con sua figlia. Quanto, in questa stagione, lo si sente ancora di più?
Credo che proprio in questa stagione finale, durante la quale Elena assume la sua piena identità, si assista, non a caso, al nuovo incontro fra madre e figlia. Si mettono a confronto due intelligenze, due affetti, seppur nella loro distanza importante, e insieme troveranno la strada per ritornare ad essere vicine come non lo sono mai state.
È un personaggio che ha una fisicità, un'impostazione e un controllo della voce, molto teatrali. Tu che provieni totalmente dal teatro, hai avuto fonti di ispirazione in donne particolarmente popolari e caratterizzate? Penso alla migliore tradizione di Eduardo, di Scarpetta…
Certo, il teatro ha portato delle cose anche ad Immacolata. Le grandi attrici del passato, sicuramente. C'è qualcuno che mi prende in giro, qualche amico mi chiama Pupella o Titina, ma se vogliamo pensare anche alle attrici come la Magnani, alle attrici popolari che hanno nella voce quella rottura, quella mancanza anche di fiato a volte. Mi nasce tutto profondamente dal ventre: è lì che poi si bloccano le emozioni, lì che nascono ed è lì che possono anche zittirti. E spesso mi è mancata la voce con Immacolata.
La violenza è un tema di tutte le stagioni. Immacolata è una mamma cresciuta in un rione in cui la costante è la continua lotta per la sopravvivenza. Come si interiorizza tutto questo?
Sono cresciuta in un quartiere popolare, ho vissuto scene così, scontri per strada, persone che ne fermano altre, regolamenti di conti, semmai non per cose così estreme come può essere la camorra o tutto quello che può ruota intorno a questi personaggi, ma parlando più della quotidianità.
È un clima che avete condiviso a fatica a volte sul set?
Guarda, è strano, perché sia la bambina Elena (Elisa Del Genio), che la ragazza (Margherita Mazzucco), fino alla dimensione adulta con Alba Rohrwacher, sembrava fossero legate da un filo conduttore, pur provenendo da famiglie di un certo livello. Ricordo che Elisa e anche Margherita hanno pianto la prima volta che, per pura finzione scenica, hanno dovuto subire le botte. È un trauma e io l'ho vissuta molto male con loro. Però mi ricordo che Saverio ci diceva che bisogna farlo, bisognava che loro provassero tutto questo, proprio perché non l'avevano mai provato.
Come si prende distanza da questo?
Semplicemente, come ti dicevo all'inizio, non ho voluto comprendere tutto. Quando interpreti, per esempio, un malavitoso, cerchi semplicemente di trovare un'aderenza con qualcosa che appartenga a quel personaggio, senza giustificarlo, senza giudicarlo.
Ognuno ha la sua scena del cuore. Chiedo a te quella che, a girarla, ti ha rotto qualcosa dentro.
Tutta la quarta stagione mi ha molto segnata, forse per il rimando anche al rapporto con mia madre. Il rapporto da adulti con i propri genitori è qualcosa di particolare, ti ricordi del passato, hai la tua storia ben segnata in mente, ma prende una forma diversa. Con Alba ho vissuto molto questo rapporto. Vedevo in lei me, Anna Rita, e vedevo in me alcune cose anche di mia madre. Questo bisogno di riavvicinamento è l'aspetto che più mi ha toccata dentro.
Elena è il simbolo di una rivoluzione femminista, però al tempo stesso inciampa totalmente nella sua vita e nel rapporto tossico con Nino Sarratore. Ci muoviamo tra il 1950 e il 2010 come forbice temporale, ma tutto ciò non ti sembra così tanto attuale?
È profondamente attuale, le donne si perdono sempre attraverso un amore sbagliato, non c’è niente da fare. E forse è vero quello che il personaggio di Stefano Dionisi, Franco Mari, dice a Elena, ovvero che forse soltanto quando si ritorna all'amore verso sé si capisce in quale amore sbagliato ci siamo persi.
Sta cambiando qualcosa secondo te?
Io non lo so se questa cosa cambierà mai, soprattutto per le donne. Tutte abbiamo incontrato un Nino Sarratore nella nostra vita. Puoi dire il contrario? Io no. Il ritorno a sé è molto faticoso, ma è da lì che comincia la vera emancipazione.
C’è un regista con il quale ti piacerebbe lavorare?
Matteo Garrone è nel mio cuore.
Con L'Amica Geniale sei arrivata all’ultimo capitolo, ma anche alla chiusura di un tuo capitolo professionale.
Mado’, adesso mi fai piangere…(si commuove, ndr) Diciamo questo: è stata una grande festa. A partire dalla produzione, a seguire i registi, con un particolare bacio da lontano a Saverio Costanzo che mi ha scelta. A Daniele Luchetti che mi ha molto amata, a Laura Bisturi che mi ha preso per mano in questa Immacolata che va verso la fine, a Margherita e ad Alba, a Luca Gallone, che è stato mio marito nella serie, il rapporto con lui è stato fondamentale, è un attore meraviglioso e un compagno con cui abbiamo creato tutto.
Mi parli, comprensibilmente, di un lavoro di squadra?
Sicuramente in Immacolata ci sono io, ma dietro c'è il lavoro di tantissime persone. Quando arrivava sul set, era un'istituzione, e non perché arrivasse Anna Rita Vitolo, ma perché si poteva assistere a un personaggio grandioso. Sono stati sette anni meravigliosi, in cui ha avuto la possibilità di esprimersi completamente e io ne sono grata.
E alla fine di tutto questo, cosa resta?
Quello che resta è che è molto difficile dirle addio.