La voce che hai dentro, Michele Rosiello: “La serie riesce a dare una bella immagine di Napoli”
Dal 14 settembre è uno dei protagonisti della nuova fiction Mediaset "La voce che hai dentro", la serie diretta da Eros Puglielli con Massimo Ranieri. A Fanpage.it Michele Rosiello racconta la sfida affrontata nell'interpretare il personaggio di Raffaele, primogenito della famiglia Ferrara, in aperto scontro con suo padre Michele, interpretato proprio da Massimo Ranieri: "È mosso da motivazioni che lo porteranno a compiere una serie di sciocchezze molto grosse". Sull'importanza della serie: "Riesce a dare una bella immagine di Napoli, soprattutto sul piano musicale". L'attore è di recente stato protagonista della cronaca rosa per il suo matrimonio con Denise Capezza, attrice che ha conosciuto sul set di Gomorra: "A causa di quell'amore proprio per il personaggio di Denise, il mio faceva una bruttissima fine. Io però sono un testardo e ci ho riprovato anche nella vita vera. È andata bene per fortuna".
Michele Rosiello, siamo giunti alla seconda puntata de "La voce che hai dentro". Sei riuscito a vedere la prima puntata in tv? Che idee ti sei fatto?
Sì, ho recuperato la prima puntata in replica. Penso sia venuto fuori un prodotto di grande qualità. Il regista Eros Puglielli è riuscito a mettere la sua mano, lui è bravissimo nel raccontare l'assurdo della realtà in una maniera unica. La storia riesce a dare una bella immagine di Napoli, anche musicale grazie a una colonna sonora fantastica, firmata poi da La Nina (Carola Moccia), tanti attori giovani e di esperienza e poi c'è la presenza di Massimo Ranieri, che garantisce questo incontro musicale tra la tradizione e il contemporaneo. E poi c'è un bel cast. Ci siamo divertiti tanto, si è creata una grande famiglia più serena di quella che è la famiglia Ferrara, sicuramente.
Sul rapporto conflittuale che il tuo personaggio, Raffaele, ha nei confronti di suo padre Michele (interpretato da Massimo Ranieri), questa sera abbiamo avuto modo di vedere lo sviluppo del tradimento fatto nella prima puntata.
Sì, Raffaele ha chiamato Russo, il personaggio interpretato da Gianfranco Gallo, nemico e rivale del padre per dirgli: sono con te, voglio fare di tutto per fermare mio padre. Lui ha due motivi per scontrarsi con il personaggio di Massimo Ranieri: intanto, Raffaele è stato il testimone dell'omicidio di suo nonno e questa cosa non gliela perdona. L'altra motivazione invece è che lui ha bisogno di vendere questa azienda perché si era fatto i suoi programmi. Voleva andare via con sua moglie, ricominciare daccapo.
E invece…
E invece, come vediamo, Raffaele inizierà a fare un po' di sciocchezze grosse, sia rispetto al suo rapporto col padre e con la casa discografica, sia con sua moglie. Commetterà una leggerezza di troppo.
Cosa ti ha lasciato il personaggio di Raffaele?
Ho interpretato tanti personaggi, tutti più o meno diversi. Però, tutti i personaggi erano guidati principalmente dall'amore, da una storia d'amore. Qui, il motore è tutt'altro. Non c'è un vero filone profondo d'amore, il mio personaggio si sposta su altre motivazioni ed ha delle parti oscure molto evidenti. Per la prima volta, ho interpretato anche un figlio, che può dimostrare il suo rapporto con un padre e con una madre. È stato il personaggio più complicato che mi è arrivato ad oggi e spero di aver fatto un buon lavoro.
Hai lavorato sul confronto eterno che c'è con un padre? Hai pescato dal tuo rapporto personale?
Più per la dolcezza che si vedrà nel rapporto con il personaggio di Maria Pia Calzone. Lì ho attinto dal rapporto con mia madre e in realtà il confronto con Ranieri rispetto a mio padre, molto meno. Certo: il rapporto con un capofamiglia, con il classico padre napoletano, con un patriarca. Questo forse sì, ma senza il lato giallo. Non ho mai avuto omicidi in famiglia (ride, ndr).
Sappiamo che stai lavorando a una serie che vedremo presto su Netflix. Ce ne puoi parlare?
Si chiama Adorazione, una serie tratta dal romanzo di Alice Urciuolo e diretta da Stefano Mordini. La stiamo girando tutta a Sabaudia e ho finito oggi il mio primo giorno di riprese. Lavorare con Stefano mi ha fatto una bella impressione, ha un suo modo di lavorare che mi piace tanto.
Di cosa parla?
È il racconto di un'estate trascorsa da adolescenti a Sabaudia e tra i personaggi più adulti c'è il mio personaggio che è Claudio. Posso solo dire che con questa serie sono andato ad affrontare una sfera caratteriale che è molto lontana da me.
Non solo cinema e tv, anche cronaca rosa: pochi giorni fa c'è stato il matrimonio con Denise Capezza.
Sì, una notizia che abbiamo reso pubblica ma senza la classica stampa d'accompagnamento. Non abbiamo mai nascosto la nostra storia d'amore ma su certe cose ci piace essere riservati.
Com'è la vita da marito e moglie?
Sapevo che sarebbe stato un giorno unico e ad oggi è l'emozione più forte che ho provato in vita mia. Un'emozione che non so spiegare. Dopo otto anni insieme c'è stata questa consapevolezza di fare questo passo ed è stata un'esplosione di emozioni contrastanti. La cosa più bella è che in questo lavoro tu sei a stretto contatto per mesi con delle persone con cui si crea un rapporto vero e magari poi quelle persone non le vedi più perché il lavoro ti porta altrove. Vedere tutte queste persone di nuovo insieme per un momento così importante, ci ha fatto stare bene.
Galeotta fu Gomorra…
Galeotta fu Gomorra, anche se lì a causa di quell'amore proprio per il personaggio di Denise, il mio faceva una bruttissima fine. Io però sono un testardo e ci ho riprovato anche nella vita vera. È andata bene per fortuna.
Due attori che si sposano. Se ne dicono tante: è un punto di forza?
Negli anni tanti amici mi hanno sempre detto che due attori insieme non possono funzionare. Noi ci siamo innamorati non per scelta ma per istinto e ti dico la verità, trovo solo dei vantaggi nel fatto che siamo due attori. L'uno comprende l'altro per orari strani, per scene particolari e poi è di tanto supporto nella scelta dei lavori, nel trovare criticità e vantaggi di un progetto. L'unico svantaggio è che lavoriamo il doppio, perché ognuno legge e prova le sceneggiature dell'altro. Ma anche questo è un continuo allenarsi.
Stiamo sull'attualità: è recente la notizia che "Io, capitano" di Matteo Garrone rappresenterà l'Italia per le nomination agli Oscar come miglior Film Straniero.
Ho grande stima di tutto il lavoro di Garrone. Primo Amore, Gomorra, soprattutto Reality che è quello che mi ha scioccato di più. Sulla carta, perché non ho visto ancora il film, è un autore che merita questa opportunità.