“La sovraesposizione di Leone e Vittoria Ferragnez andrebbe normata”, sul dibattito dei minori sui social
Parla Federico Mello giornalista e scrittore, esperto di comunicazione digitale, autore del libro Essere Chiara Ferragni. Un'analisi della persona e dell'influencer a partire dalle sue scelte social, nelle quali sono spesso coinvolti i due figli Leone e Vittoria: "Il fenomeno dei baby influencer è molto attuale. Ci dovremmo chiedere questi bambini quanto pagheranno l’uso che è stato fatto della loro immagine", ha dichiarato ai microfoni di Fanpage.it. L'occasione è scaturita dalla polemica che ha travolto i Ferragnez nelle ultime ore, a causa di una story che mostrava la tata chiedere al piccolo di sorridere ancora una volta, per favorire l'ennesimo contenuto destinato ai social, prima di tornare a disegnare.
Nel tuo libro, parli della società del like. Viviamo nell’epoca del consenso?
Per come sono strutturati i social network c’è la tendenza a seguire ciò che funziona piuttosto che ciò in cui si crede. Il fine è intercettare un consenso che, per essere ampio, è anche abbastanza elementare. Si mostra come ciò che è giusto solo ciò che ha molti like e non è proprio così nella realtà.
Com'è diventato il tuo campo di competenza?
Faccio parte, anche anagraficamente, della prima generazione dei blogger. Ho aperto il primo nel 2004 e non eravamo tanti, anzi. Da giornalista, ho perseguito quella passione, diventando una sorta di inviato sul web e sui social e scrivendo così diversi libri sulla comunicazione digitale e la psicologia comportamentale che ne è derivata. Il lato sociale mi ha sempre interessato di più rispetto a quello tecnico, da smanettoni diciamo.
Infatti, l’io social è diventato più centrale in tutto.
Nel 2006, la copertina di Time decretò come “persona dell’anno” il cittadino digitale, montando un’immagine con un pc e la scritta You nel monitor. Una fase di grande tecno-ottimismo, che ha portato la gente a credere davvero di essere capaci di decidere tutto, a tal punto da controllare l’informazione da soli. Di qui le molteplici forme di complottismo e di populismo degli ultimi tempi.
Avrai visto nelle ultime ore il video molto discusso con la tata dei piccoli Ferragnez che chiede a Leone di sorridere ancora una volta prima di tornare a giocare.
Si è squarciato un velo su una realtà che esisteva già. I Ferragnez come storytelling hanno puntato sempre sulla spontaneità, includendo i loro figli. Ma i social media manager ragionano per obiettivi, cuccioli e bambini sono molto cliccati. In maniera cinica e spregiudicata, per prendere like e aumentare il potere commerciale, ne hanno abusato in maniera silenziosa e lo trovo grave.
Come hai svolto la tua indagine?
Un’analisi quasi scientifica dei post di Chiara Ferragni mi ha portato a scoprire che i post dei figli prendono quasi il doppio dei like di quelli riservati ai suoi soliti post. Inoltre, l’immagine di questi bambini è spalmata sui profili di Fedez, della nonna, delle due sorelle e perfino su quello del cane Matilda. In questo modo, la normalità cede il passo, emerge come scelta strategica con fini commerciali.
Nel dettaglio, quali erano le percentuali di utilizzo e la resa?
Da un’analisi dei 250 post successivi alla nascita di Vittoria ho calcolato che in due post su tre comparivano i figli, e quando compariva solo Vittoria prendeva più del doppio dei like della madre, Leone il 50% in più e i due bambini insieme il 50% in più. Erano i centroavanti del profilo. Ma è una cosa che accomuna moltissime star del web, a livello internazionale un esempio sono le Kardashian.
Quali immagini potranno essere gli effetti di tutto questo?
Il fenomeno dei baby influencer è molto attuale. Ci dovremmo chiedere questi bambini quanto pagheranno l’uso che è stato fatto della loro immagine. Non potranno più tornare indietro una volta diventati grandi, quindi è davvero un preoccupante Thruman Show. È una situazione che andrebbe normata, disciplinando anche il rapporto che i loro genitori hanno con i social. Noi giornalisti giustamente dobbiamo oscurare il volto dei minori per tutelarli, è paradossale accettare questa contraddizione rispetto il medesimo tema. Fa piacere però che oggi se ne parli in maniera critica, almeno si comincia a ragionarne seriamente.
Una vita apparentemente perfetta all’ombra di un algoritmo, c’è una connivenza degli stessi social?
Assolutamente, i social ci indirizzano verso specifiche forme di comunicazione e anche con una certa frequenza. C'è la tendenza cronica alla semplificazione, è sempre più facile pubblicare contenuti e i contenuti stessi, di conseguenza, sono sempre più insulsi, è tutto appiattito. Un effetto collaterale non da poco.