Intimacy coordinator: “Nei film è tutto finto, senza consenso niente scene di sesso”
Contatto tra i corpi basato su rispetto e consenso. Sono questi gli elementi principali della realizzazione di scene intime quando sul set di film o serie tv è presente un intimacy coordinator. Sabrina Impacciatore definisce i coordinatori di intimità "una benedizione", Kate Winslet – intervistata dal New York Times Magazine – ammette che avrebbe voluto fossero presenti quando era più giovane. Mentre ad Hollywood queste figure sono presenti dal 2017, in Italia sono arrivate da circa due anni. Sara Palma – vicepresidente di Intimacy Coordination Italia, associazione in cui soci e socie lavorano con Netflix e Prime Video, fondata insieme a Georgia Lepore e Manuela Parodi – spiega a Fanpage.it il ruolo e i compiti di questa figura.
In che cosa consiste il ruolo di intimacy coordinator?
Il coordinatore di intimità si occupa di gestire l'aspetto coreografico ed emotivo di una scena intima. Leggiamo la sceneggiatura e analizziamo le scene. Valutiamo anche i rischi (se per esempio un pavimento è scivoloso) e la location delle riprese. In questo modo vengono tutelati attori, registi e produzione.
Chi richiede la presenza di un coordinatore di intimità sul set?
Un attore o un'attrice può richiedere il nostro intervento per le scene che reputa sensibili. L'impulso può partire anche dalla produzione, molto dipende da che tipo di prodotto si sta realizzando. I parametri di valutazione delle scene sono molto vari. Possiamo fornire supporto anche ad un'interprete che trova difficoltà a simulare la nudità stando letto con una persona che non conosce.
Cosa si intende per "scene intime"?
Non si tratta solo di scene di sesso e di sessualità ma anche quelle in cui sono presenti baci, abbracci amorosi o violenti, parto, aborto. Vengono considerate sensibili anche le scene in cui c'è semplicemente il riflesso di un corpo seminudo in uno specchio.
Che tipo di background di preparazione deve avere un intimacy coordinator?
Deve essere qualcuno che abbia già lavorato nel settore, dal cinema al teatro. Una figura che abbia competenze in ambito coreografico e terapeutico, con nozioni in sessuologia o psicologia. Il training principale ha a che vedere con il primo soccorso in salute mentale (anche se non siamo esperti) e corsi sull'approccio alla diversity e ai temi del mondo LGBTQ+.
Credi che ci siano altre ragioni oltre a quella del #MeToo che hanno portato verso la centralità di questa figura?
Il #MeToo ha aperto il vaso di Pandora riguardo a dinamiche di potere tra attori e registi ma la consapevolezza dell'importanza del nostro ruolo va oltre questo movimento. L’intimacy coordination è figlia di un percorso che punta al rispetto dello strumento di lavoro degli attori, che è il corpo. Con il nostro lavoro facciamo sì che tutti si basi sul consenso.
Un intimacy coordinator può "interferire" nella sceneggiatura dicendo che alcune scene "non vanno bene"?
No. Quello che facciamo è offrire alternative. Se un attore ha firmato un contratto sapendo che ci sarebbero state scene di sesso o di nudo simulato ma un giorno ha una particolare esigenza ha il diritto di farlo presente. Il coordinatore di intimità fa sì che la scena venga portata a casa rispettando la posizione dell'interprete e la visione del regista. Un modo per farlo è pensare ad altre inquadrature o usare appositi strumenti.
Quali oggetti vengono utilizzati nelle scene intime?
La regola fondamentale è che le parti genitali degli attori non si tocchino. Per far sì che si mantengano le distanze usiamo i "modesty garment", indumenti intimi molto aderenti realizzati in materiali come il lycra. Sono facili da indossare, esistono in varie fogge, misure o colori adatti a ogni tipo di pelle. Hanno delle tasche in cui vengono inserite delle barriere di silicone o gomma che creano uno spazio tra le aree genitali per proteggere da ogni contatto. Per simulare i movimenti di un atto sessuale utilizziamo palle da pilates o cuscini di foam. L'importante è che non si crei alcun tipo di contatto tra i corpi.
Nei film o nelle serie tv le scene intime sembrano sempre molto realistiche.
È vero, ma si tratta sempre di finzione. Gli attori, per esempio, non sono mai nudi. C'è un problema di percezione per cui la sfera sessuale è ancora un tabù che porta all'idea che l'intimità nei film debba essere spontanea, ma non è così. Nessuno si interroga mai se in un film horror l'attore venga davvero accoltellato o no, perché è un concetto codificato e accettato che le scene di violenza e di lotta vengano coreografate mentre per quelle di sesso no.
Margherita Buy a Belve ha raccontato che per baciare Sabrina Ferilli in un film ha dovuto prima bere delle grappe… come sarebbe intervenuto un intimacy coordinator?
La soluzione sarebbe stata quella di trovare escamotage per ricreare la scena del bacio in maniera efficace e veritiera ma realizzandola senza alcun tipo di contatto. Il nostro compito sarebbe stato quello di fornire gli strumenti adeguati per girarla in serenità, senza creare disagio negli attori.
Cosa succede se un attore chiede che una scena intima venga realizzata da una controfigura?
La controfigura non può fare qualcosa per cui l’attore non ha dato il consenso. Il pubblico di un film o di una serie tv non pensa che sullo schermo ci sia un sostituto. A loro riserviamo esattamente le stesse accortezze degli interpreti principali.
Gli attori possono chiedere che mentre si girano scene intime ci siano meno persone sul set?
Esistono due tipi di tipologie di set. Il set chiuso prevede che siano presenti solo il regista, il direttore della fotografia, il tecnico audio, il caporeparto dei costumi e che ci sia un solo monitor per rivedere le scene. Nel set sensibile, invece, ci sono più monitor ma la crew che assiste alle riprese è sempre molto ridotta. L’intimacy coordinator è sempre presente, tiene traccia delle richieste degli attori per un set o per l’altro e stila una lista delle persone che possono accedere.
Quando una scena di sesso può dirsi riuscita?
Quando c’è rispetto e consenso. Gli attori e i registi devono sentirsi soddisfatti e a proprio agio con il proprio lavoro. Le scene, poi, devono essere belle da vedere e devono essere aderenti alla sceneggiatura, lasciando un senso di realismo.