Ilaria Capponi: “Disprezzata perché non entravo in una taglia 38, per le foto mi scucivano gli abiti”
Ilaria Capponi vuole mettere fine alla polemica. "Sta diventando più grande di quello che è", ha raccontato a Fanapge.it l'ex modella riguardo ai commenti inappropriati sul suo aspetto fisico, ricevuti in diretta tv da Guillermo Mariotto e Platinette. Il primo l'ha definita "troppo grassa" per sfilare, mentre il secondo si è lasciato andare all'infelice battuta "ha il cu*o basso". E se Mauro Coruzzi (vero nome di Platinette) le ha chiesto scusa, diverso è stato l'atteggiamento del giudice di Ballando con le Stelle, il quale sostiene che la 34enne, terza classificata a Miss Italia nel 2007, dica bugie e stia solo cercando di farsi pubblicità.
A Fanpage.it, Ilaria Capponi ha raccontato il suo passato da modella: dai frequenti commenti sul suo corpo, che l'hanno portata ad ammalarsi di bulimia, alla necessità di rivedere i canoni di bellezza in un settore in cui "ti guardano con disprezzo se non entri una taglia 38″. Poi, parallelamente, gli anni da giocatrice professionista di basket: un mondo, quello dello sport, che "mi ha salvato la vita".
Partiamo dalla fine: Guillermo Mariotto sostiene che tu dica bugie e ti stia facendo pubblicità. Cosa rispondi?
Voglio prendere le distanze da questa polemica, sta diventando più grande di quello che è e non voglio alimentarla. Mi dispiace che stia offuscando il messaggio molto più alto che ho portato e che era l'unico motivo per cui sono andata a mettermi a nudo. Ho parlato di un problema che ho avuto, la bulimia, e non è stato facile farlo. Ho usato toni pacati e credo di aver mantenuto un'eleganza che mi appartiene. Il mio focus rimane il mio intervento. Credo che lui si commenti da solo.
Credi invece che le parole di Platinette siano state davvero solo una "battuta infelice"?
Ho sdrammatizzato quello che è successo con Platinette, mi sono detta "ha fatto una battuta stupida, nel più stupido dei modi e nel peggiore dei contesti". Sono andata da lui a pretendere delle scuse in modo scherzoso, dicendogli "l'hai fatta grossa". Io adesso ho 34 anni, ci rido sopra, ma penso che una ragazza più fragile non sarebbe uscita di casa per diversi giorni.
La Rai ha cancellato il video del commento da Rai Play: errore o tentativo di censura?
Il capostruttura dalla Rai, il conduttore e l'autore del programma mi hanno chiamato la mattina seguente scusandosi personalmente per l'accaduto e prendendo le distanze da ciò che è stato detto. Mi sono sembrati sinceri. Ho apprezzato che abbiano tolto quello spezzone, secondo me l'hanno fatto anche per tutelarmi, nel mio rispetto e nel rispetto dei valori che portano avanti. Non la vedo come censura, anzi, come un'ammissione del fatto che non sono in linea con quello che è andato in onda in quel momento.
Sei stata spesso vittima di body shaming?
Innumerevoli volte. Quando lavoravo come modella, il problema erano i commenti dell'agenzia e del cliente. La dinamica più presente era che loro commentassero in estemporanea, davanti a te, gli scatti che vedevano comparire sul monitor, come se tu non fossi lì o parlassi un'altra lingua. Spesso dicevano alle ragazze ‘ha il naso a patata" oppure "spostati perché hai le ginocchia grandi". Insulti gratuiti e irrispettosi.
Ce n'è uno che ricordi ancora oggi?
Durante un casting, a 14 anni, mi hanno fatto abbassare la gonna e mi hanno detto "hai le gambe grosse, sei bellina, ma così non lavori". Tutto questo davanti a 100 persone. Ha fatto tanto male. E da lì è iniziato il mio problema con il cibo. Poi mi ricordo anche un aneddoto.
Cioè?
Quando lavoravo in agenzia, sentivo la pressione di dover scattare le ‘Polaroid', foto con un muro bianco come sfondo, costume nero e tacchi alti, in cui dovevi cercare di essere sempre la versione migliore di te. Una volta, nella sala in cui si scattava c'era un cartello con scritto: "Non ci interessa se hai preso il cortisone, se hai le tue cose, se stai ovulando", tutte quelle motivazioni che uno potrebbe avanzare per dire "scusatemi se non sono proprio al massimo". L'ho trovato abbastanza drammatico. Mi sono trovata a scattare queste foto con abiti di due taglie in meno rispetto al campionario, che venivano scuciti per me, nella parte dietro. Anche questa è una mortificazione, perché a nessuno piace stare in mezzo a trenta persone che ti guardano con disprezzo perché non entri in una taglia 38.
Hai chiuso la tua carriera come modella perché nessuna agenzia ti ha accettato con una taglia 42. Perché credi che la moda sia ancora così lontana dall’inclusione?
Finora si è denunciato un qualcosa che deve cambiare, ma non si è mai trovata una soluzione efficace per farlo. Credo che ci sia una sorta di confusione sulle dinamiche che dettano e impongono i canoni di bellezza. Se da una parte è vero che le agenzie, almeno su Milano, non prendono modelle al di sopra dei 90 cm di fianchi, è altrettanto vero che non lo fanno perché i brand non richiedono quella taglia. É una causa- effetto. Tutto dovrebbe partire dai brand che ridimensionano le taglie. É giusto che ci siano dei canoni, come in ogni mestiere, purché non vadano a ledere la salute dei professionisti che devono adeguarsi, non si deve scendere a compromessi.
Tu però lo hai fatto.
Sì e mi sono ammalta di bulimia. Poi, grazie al cielo, ne sono venuta a fuori, ma scendere a compromessi ti porta a rinunciare a dare priorità alle cose importanti, salute compresa. Mi chiedo perché le taglie di campionario non possano essere adatte a vestire modelli normopeso.
Cosa si dovrebbe fare concretamente per rendere la moda inclusiva?
La soluzione che io propongo è ridefinire i canoni per non ledere la salute dei modelli. Sotto questo punto di vista, la moda ha fatto un passo avanti nell'inclusività dell'aspetto estetico, valorizzando l'unicità, che è diventata un pregio e non un difetto, ma non l'ha ancora fatto con le taglie.
In passato sei stata anche una giocatrice di basket di Serie A: nel mondo dello sport c’è la stessa attenzione ai corpi?
É un mondo completamente diverso. Nello sport si impara il culto del rispetto del proprio corpo, che ti permette di raggiungere risultati e di performare. A me ha salvato la vita. Da una parte, quella della moda, dovevo rimanere esile il più possibile, dall'altra invece dovevo usare tutta la forza che avevo in corpo.
Valentina Vignali, modella e giocatrice di basket, ha raccontato che questi due mondi per lei sono difficilmente conciliabili. Anche per te è così?
Dopo aver fatto tre anni in Serie A, ho sviluppato massa muscolare e quando sono tornata alla moda non sono più entrata nei vestiti. Sono due mondi impossibili da conciliare.
A una giovane ragazza, consiglieresti il mondo della moda o le diresti di lasciar perdere?
Non le direi di lasciar perdere perché è il lavoro più bello del mondo. Le consiglierei però di non scendere a compromessi sulla sua persona e sul suo peso, di non mortificare la salute per entrare a farne parte. E sono contenta che la mia voce sia arrivata a quante più persone possibili.