Giuseppe Scoditti da Bar Stella a Moretti: “Aspetto che Paolo Sorrentino venga a teatro, finora non è mai venuto”
Giuseppe Scoditti è un attore quasi 32enne -compirà gli anni a luglio- barese, ormai da anni trapiantato a Milano. Lì ha studiato recitazione alla Paolo Grassi e ha dato inizio alla sua carriera nella recitazione, che gli sta regalando non poche soddisfazioni. Protagonista nella seconda serata di Rai2 nel caotico cabaret di Bar Stella, insieme al collettivo da lui creato, Contenuti Zero, con cui intrattiene Stefano De Martino, è approdato al cinema nel film "Il sol dell'avvenire" di Nanni Moretti. Il regista romano ha scritto per lui il ruolo del cineasta in erba in netto contrasto con la sua ingombrante personalità, regalandogli delle scene che fanno sorridere, ma anche pensare.
Televisione, cinema, ma il primo amore è il teatro che, come tale, non si scorda mai e nel quale ha portato tutto se stesso e la sua irresistibile ironia. Il suo primo spettacolo, l'ha chiamato "1,95" chiaro richiamo alla sua altezza e a Fanpage.it racconta: "È difficile che non mi si noti, al posto di dire “ah quel ragazzo intelligente, dicono tutti ah Giuseppe Scoditti quel ragazzo molto alto”. Poi mi sono detto, accidenti, questa cosa può essere anche il mio punto di forza. Così ho fatto un monologo di stand up comedy".
Napoli, Bar Stella in diretta e lo Scudetto appena vinto, una combinazione micidiale.
Sono arrivato a Napoli un’ora prima della diretta di Bar Stella, ho fatto come i Blues Brothers che arrivano tardi al concerto. Sono uscito a Campi Flegrei vicino alla stazione di Fuorigrotta dove ci sono gli studi Rai e il Napoli aveva vinto. Davanti a me c’era Apocalypse Now, musica, grida, petardi, gente che rotolava per terra, ho alzato lo sguardo c’erano quattro elicotteri (ride ndr.)
Però, in quanto barese, è una vittoria che tocca anche tutto il Sud non credi?
In quanto barese, meridionale, amante del Sud, credo che le persone migliori siano qui e la storia ce l’ha dimostrato. Poi anche i miei attori italiani preferiti vengono dal Sud. Totò, Vittorio De Sica, Peppino De Filippo, Troisi, persone incredibili, anche un sacco di scrittori, intellettuali, filosofi. E poi Napoli, secondo me, è la città più romantica d'Italia.
Troppo gentile. Restiamo a Napoli, ma parliamo di Bar Stella, dove tu sei trai i protagonisti con Contenuti Zero. Come è nato questo collettivo comico?
Contenuti Zero l’ho fondato io nel 2017, quando stanco di fare spettacoli teatrali esclusivamente brutti sono entrato in crisi con me stesso e mi sono detto "scusa ma che sto facendo? Ma qual è il mio obiettivo?" E mi sono ricordato che avevo iniziato a fare l’attore anche perché sono sempre stato un grande amante di attori comici, sono un grandissimo appassionato di Jim Carrey, ad esempio. Poi, ho scoperto Walter Chiari.
E poi?
Ho iniziato a guardare gli sketch che faceva nei suoi programmi, insieme a Valentina Cardinali e Tano Mongelli. Abbiamo iniziato in un locale di Milano che si chiamava Circo Simonetta, ora non esiste. Il gruppo si è allargato perché è entrato Andrea Delfino che scrive la maggior parte degli sketch, poi la band di Tano, Tano e l’ora d’aria, è arrivata Giulia Vecchio e il nostro regista Pablo Solari. Dagli sketch della tradizione siamo passati a quelli scritti da noi, e ora abbiamo un vero e proprio repertorio.
Un modo di fare comicità che guarda al passato, ma le tematiche sono attuali?
La comicità è attualissima, tocchiamo tutte tematiche attuali e facciamo puntate a tema. Si parte dall’attualità per finire nell’assurdo, siamo dei grandissimi amanti del no sense. Ci piace fare delle cose senza nessun motivo.
Bar Stella come show in seconda serata ha riscosso un certo successo, improntato sulla tv dell'assurdo di Renzo Arbore. Non c'è il rischio che possa attrarre solo nostalgici di quella tv e richiamare pochi "spettatori nuovi?"
Bar Stella è l’esempio del fatto che i programmi prima si facevano meglio. La televisione era più bella perché c'erano trasmissioni innovative, originali e Bar Stella sta ingranando proprio bene, è uno show profondamente arboriano, ma riesce ad avere una sua unicità. È pur vero che la tv sta attraversando una fase di crisi, è difficile riuscire ad immaginare nuovi format.
Un programma dedicato esclusivamente a Contenuti Zero, sulla falsa riga di Una pezza di Lundini, potrebbe funzionare?
Beh presentare contenuti zero sulla Rai sarebbe davvero incredibile, spero che succeda molto presto.
Come siete arrivati a Stefano De Martino?
È stato lui a chiamarci, ha visto dei nostri sketch su TikTok. Comunque una cosa ci tengo a dirla, gli autori ci lasciano massima libertà, siamo stati fortunati, perché Bar Stella è il contenitore giusto per Contenuti Zero.
Ma passiamo al cinema. E quindi, Nanni Moretti ha scritto un ruolo per te ne Il Sol dell'avvenire.
Esattamente, è incredibile. Nanni è un regista che non sceglie attori, ma sceglie persone. Mi voleva in questo film, ma non sapeva che ruolo darmi, me l’ha proprio detto. Poi ha scritto un personaggio su di me, cambiando anche le scene. Per me è stata una cosa straordinaria, perché sono cresciuto guardando i suoi film, ce l’ho un po’ inside Nanni Moretti.
Il tuo personaggio, però, apre a delle considerazioni interessanti. Si può dire che incarni lo scontro tra il cinema delle piattaforme e quello d'autore, ma anche un modo di Nanni Moretti per ridere di se stesso.
Credo e non perché ci sono io in quella scena, che il film cominci lì. Prima c’è un riassunto di quello che è Nanni Moretti, come se ci fosse un piccolo Bignami, dopo il quale inizia il dramma. È la storia di un uomo vecchio e boomer rispetto alla sua epoca, in quella scena si mette in discussione, si mette in ridicolo per raccontare la tragedia di una persona assolutamente non al passo coi tempi e che non capisce cosa c’è intorno a lui.
Nel film l'incontro tra il regista e Netflix è un modo di sottolineare come i film siano confezionati secondo certe richieste e non più ragionati. Sei d'accordo?
Direi di sì. La stessa struttura del Sol dell’avvenire è proprio anti Netflix. Il discorso contro le piattaforme si riflette anche nella complessità della scrittura di questo film, in cui sei lì ammaliato dalle musiche, dalle immagini, però non c'è il classico crescendo di un film che ti aggancia, non ha quei meccanismi narrativi.
Hai detto che in Nanni Moretti hai trovato qualcosa di familiare. Ovvero?
Quando lo vedo, vedo i miei genitori, anche la mia è una famiglia di sinistra. Mia mamma archeologa, mio papà magistrato, la famiglia borghese italiana. Poi di Caro Diario, Palombella Rossa, La stanza del figlio, avevo le videocassette a casa, perciò quando l’ho visto mi è sembrato di conoscerlo da sempre. Lui è lui, non c’è nessuna differenza con il personaggio, è esattamente come si vede in questo film. È un mio amico, spero che lui dica lo stesso di me.
Mamma archeologa, papà magistrato, quindi sei l'unico artista della famiglia?
I fratelli di mio padre che sono musicisti, mio nonno paterno era un grandissimo amante di musica classica, mio padre amante della filosofia, mia nonna era una professoressa di latino e greco, mio zio Marco faceva l’attore poi ha smesso. Insomma, è una casa in cui la cultura aleggia.
Sei tra i protagonisti anche di Percoco, film diretto da Pierluigi Ferrandini. È stata la tua prima volta sul set?
Anche quello è un ruolo scritto su di me. La storia è drammaticissima e si svolge a Bari, nel 1956, che guarda caso è l’anno in cui nel Sol dell’avvenire Nanni gira il film sul Partito Comunista Italiano, coincidenze? Non credo! Battute a parte, è la storia tremenda di un ragazzo che uccide i genitori e il fratello e resta con i cadaveri in casa 12 giorni. Io faccio l’amico che organizza le feste in casa, senza sapere che ci sono i cadaveri. Ho fatto un corso per imparare a guidare la lambretta, perché nel film la guido. È stato emozionante perché è stata la mia prima volta, il trucco, il parrucco, i costumi bellissimi del film.
Hai una predilizione per la comicità, ma ti vedresti bene anche in un ruolo drammatico?
Certo, perché no. Anzi io apprezzo molto gli attori comici quando fanno cose drammatiche.
Però in Italia non è così frequente, chi fa comicità sembra essere relegato a quel circuito.
È vero. Però guardando anche la cinematografia mondiale, esistono tantissimi generi che non sono ascrivibili alla commedia, che però fanno anche ridere. Sembra che noi siamo affezionati alla commedia italiana. Spesso poi gli attori comici si ritrovano ad interpretare gli stessi ruoli, con un film impacchettato. Non credo, però, sia un problema dei registi, forse più un qualcosa che riguarda i produttori.
A proposito di registi, cos'è che vuoi dire a Paolo Sorrentino?
Non lo posso dire, perché altrimenti è spoiler. Però tutto nasce dal quando ho fatto un provino per The Young Pope e non sono stato preso, quindi devo dirgli una cosa. È uno spettacolo in cui mi sono dato l’opportunità da solo di fare una cosa drammatica.
E quindi? Dovrà venire a teatro per scoprirlo?
Ovviamente, ditelo a Sorrentino. Ma lo sa, lui è invitato ogni volta e ha due posti riservati, ma io devo sapere se è venuto solo alla fine, non prima. Finora non è mai venuto.