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Giulia Vecchio: “Nel mio spettacolo c’è tutto quello che sono. Stefano De Martino è un leader dalla grande umiltà”

Intervista a Giulia Vecchio, attrice nota sia in tv che al cinema e ora a teatro con lo spettacolo Non so piangere a comando. Quando ha calcato il palcoscenico per la prima volta, ha capito che quella sarebbe stata la sua strada, che ha condiviso anche con il collettivo Contenuti Zero, ormai vero e proprio fenomeno anche sui social.
A cura di Ilaria Costabile
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Giulia Vecchio, foto di Elena Maggiulli
Giulia Vecchio, foto di Elena Maggiulli

Quando ci sentiamo al telefono, Giulia Vecchio sente ancora forti dentro di sé le emozioni del debutto del suo spettacolo teatrale, Non so piangere a comando, con cui ha esordito a Milano, in attesa delle prossime date di Roma e Napoli. Uno spettacolo in cui emergono le sue origini pugliesi e dove i quesiti di un'attrice prendono forma in virtuosismi di ogni genere. Il palco è il suo primo amore, è lì che si è formata, lì che ha capito che diventare attrice sarebbe stato il suo sogno e che, quindi, avrebbe dovuto fare di tutto per realizzarlo. Di strada ne ha fatta davvero tanta, passando dalla televisione al cinema, alla radio, e ogni esperienza le ha consentito di aggiungere un tassello al personale mosaico della sua personalità e della sua carriera. Dal Paradiso delle Signore, fino all'esperienza con Contenuti Zero, il collettivo che è diventato ormai un cult sui social e non solo, Giulia è riuscita a non spegnere quel fuoco che diversi anni fa le ha fatto intraprendere questa strada, come ci racconta in questa intervista.

La prima volta su un palcoscenico con qualcosa scritto da te. Su Instagram l'hai definito come un parto, confermi questa sensazione?

È stato davvero come un parto, è l'immagine che sento più aderente all'intero percorso che ha portato alla nascita di una cosa bellissima. La metafora del parto mi è nata anche guardando il pre-spettacolo, l'ansia, la paura, i momenti di difficoltà, sopraffazione rispetto alle responsabilità che comporta una scelta di questo tipo. Poi, una volta venuto al mondo il frutto di tanto lavoro, hai la percezione di quanto sia tutto così naturale. È stata la prima volta per me a teatro da sola, in uno spettacolo che non è solo comico, ma è l'insieme di tante cose diverse. È stato bellissimo il riscontro del pubblico.

Giulia Vecchio su Instagram
Giulia Vecchio su Instagram

Avevi l'urgenza di raccontare qualcosa di specifico?

Inizialmente avevo l'urgenza di raccontare una storia che riguardasse il Sud più profondo, le mie origini. Vengo da una famiglia in cui la realtà tragicomica, alla Eduardo De Filippo in Natale in Casa Cupiello, c'è sempre stata. Volevo creare qualcosa che potesse parlare di me, che avesse al suo interno sia tragedia che commedia, poi quando ho iniziato a sviluppare l'idea, ho sentito la necessità di virare sull'auto fiction. Non avevo mai avuto un'espressione artistica che fosse solo mia, al di fuori del percorso di attrice o di Contenuti Zero.

Perché proprio "Non so piangere a comando?" 

È un tema che mi tocca molto da vicino come attrice. È un voler tracciare un percorso che sottolinei cosa vuol dire avere un rapporto con il pianto intimo e pubblico. All'inizio dello spettacolo scherzo sul fatto che anche a Forum le persone riescano a piangere e io che sono un'attrice no, quindi è un paradosso. Oltre che un pretesto per raccontare di me.

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Nello spettacolo porti in scena il binomio attrice comica e drammatica, sembra quasi che non si possano interpretare entrambi i registri. 

Un bravo artista magari canta, balla, si muove in ambiti diversi e l'essere preparati a fare tante cose in alcuni Paesi è considerato un merito, nel nostro quasi un demerito. Questo perché è difficile identificarti. Anche questo spettacolo, che è scritto con un taglio ironico, necessita di alcuni momenti di serietà, soprattutto quando dico cose assurde, perché se così non fosse il pubblico non mi crederebbe. Questa cosa paga. Alla fine dello spettacolo ho sentito la vicinanza di chi era seduto in platea c'era chi rideva e chi piangeva.

Quali sono state le emozioni più forti che hai provato in questo percorso?

Ci sono state diverse fasi. Una in cui mi sono resa conto che tendevo a mettermi da parte, lasciando fare agli altri che credevo più bravi di me, poi mi sono cimentata mettendo su carta le esperienze e gli studi che avevo fatto, ed è stata una grande gratificazione. C'è stato un momento di grande paura, temevo di non riuscire a reggere lo spettacolo da sola, visto che ci sono molti virtuosismi. Poi l'emozione bellissima di incontrare il pubblico e l'affetto di amici e colleghi che si sono confermati persone meravigliose.

Quanto ha inciso in questa esperienza il fatto di essere parte di un collettivo (Contenuti Zero ndr.)?

Tantissimo, è stato fondamentale. Da che mi sentivo sopraffatta, sola, ho iniziato a scrivere con Andrea Delfino, Tano Mongelli mi ha aiutato con le musiche e la regia, i ragazzi del gruppo non mi hanno lasciata mai, poi c'era anche Carlo (Amleto ndr.) che è il mio compagno. Ho capito cosa significa, davvero, essere un collettivo, creare insieme una forma di comicità che ci piace e continuare a farlo insieme, anche se in modalità diverse da Contenuti Zero, in cui siamo tutti attori e autori, ma supportandoci in altri progetti, mescolando varie influenze, accademiche e di vita. È stupendo, una cosa bellissima.

In foto da sx Giuseppe Scoditti, Andrea Delfino, Valentina Cardinali, Tano Mongelli, Giulia Vecchio, Carlo Giammusso
In foto da sx Giuseppe Scoditti, Andrea Delfino, Valentina Cardinali, Tano Mongelli, Giulia Vecchio, Carlo Giammusso

Hai definito Carlo il tuo angelo, capace di infonderti fiducia nei momenti di sconforto. Come ti è stato vicino?

Concretamente mi ha tirato su, ogni volta che dicevo "Non ce la farò mai", ogni volta che leggevo quello che avevo scritto e non mi piaceva. Riusciva a ridurre le mie ansie, perché mi conosce. Mi ha ricordato che anni prima lui era nella stessa situazione e io lo rassicuravo, a me sembrava come se non l'avessi mai fatto. Mi ha ricordato che lui, nonostante le paure, ce l'ha fatta.

Giulia Vecchio e Carlo Amleto
Giulia Vecchio e Carlo Amleto

Nel tuo percorso televisivo, invece, sei passata dal Paradiso delle Signore a ruoli più importanti come quello nel recente Il Metodo Fenoglio. Che crescita senti di aver fatto?

Ogni progetto per me inizia un po' da zero, a volte è un problema perché sembra quasi che io non ricordi i passaggi che ho fatto. Mi rapporto ad ogni nuovo lavoro come se dovessi imparare sempre tutto daccapo. Nello spettacolo racconto anche la mia crisi attoriale, quel momento in cui mi sono fermata e mi sono chiesta "dove mi stanno portando tutte le esperienze che ho fatto?", come se non le assorbissi mai. Però, poi, tutte le volte che mi sono messa alla prova è come se il mio corpo sapesse già cosa fare, a differenza della testa che non sa o non vuole riconoscerlo.

La crisi di cui parli è relativa anche a quei periodi in cui, magari, i progetti a cui lavorare scarseggiavano?

Sì, certo, i passaggi di questi anni sono stati contaminati dai momenti di non lavoro. Spesso si sente l'esigenza di riempire questo vuoto, anche di allinearsi con l'artista che sei, maturare l'idea di voler fare qualcosa che sia solo tuo. Di solito utilizzo questi momenti per ricongiungermi con le persone a cui voglio bene, perché poi questo lavoro ti porta spesso a stare lontano da chi ami, dalle tue radici. Però, sono stata fortunata, perché non mi sono mai sentita davvero sola.

In che modo?

L'aver frequentato un' accademia di teatro mi ha permesso di incontrare persone che avessero la mia stessa passione, la mia età, che condividessero le mie stesse paure, i miei stessi sogni. È quello che consiglierei a chiunque voglia fare questo mestiere, perché così si crea un confronto costruttivo, importante.

A proposito del gruppo, possiamo dire che Stefano De Martino, che ha voluto Contenuti Zero a Bar Stella, sia stato il vostro mecenate televisivo?

Stefano ci ha scoperti durante il Covid, la tournée era saltata e noi condividevamo pezzetti dei nostri spettacoli sui social. Aveva fiutato qualcosa di cui poteva aver bisogno nel suo programma, che era molto vicino a noi come gusto, un po' di nicchia. Abbiamo scoperto una persona che non conoscevamo, un artista pazzesco.

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E cos'altro avete scoperto?

Venivamo da due mondi diversi, lui aveva fatto Amici, era bersagliato dal gossip, ma abbiamo scoperto un bravo artista, con un grande talento e una enorme generosità nel dare ad altri artisti la possibilità di esprimersi. Si dice che sia stato fortunato e può essere vero, ma è anche vero che la fortuna se l'è costruita dal niente. Credo che sia un grande leader, un grande capitano. Si preoccupa che tutti stiano bene e vengano fuori al meglio delle loro possibilità, crea un clima bello, da team, a prescindere dall'età. Poi, ha sempre avuto l'umiltà di dire "posso arrivare fin qui, questa cosa sa farla meglio un'altra persona" e cedere il passo. Non è affatto scontato.

Dal primo momento in cui hai capito che avresti voluto fare l'attrice ad oggi, credi sia mutata la tua passione?

In realtà no. Ho scoperto di avere sempre lo stesso fuoco che mi accende, me lo dicono le persone che mi conoscono e sto iniziando a pensarlo anche io.

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