Giovanni Vernia: “Sono sempre insoddisfatto, non mi rivedo mai. Perfezionista come Sinner, vorrei essere lui”

Giovanni Vernia è una “capa fresca”, termine che indica chi riesce sempre a trovare il lato divertente delle cose. Sarà che alla cattiveria preferisce la leggerezza, sarà che è un perfezionista, vero è che da anni continua a far divertire il pubblico con le sue imitazioni. A Fanpage.it rivela: “Non riesco a rivedermi, non sono mai soddisfatto”. Chi lo segue, però, apprezza i mille volti del comico. Da Achille Lauro a Jannik Sinner fino al suo indimenticabile Jonny Groove, il discotecaro dai pantaloni muccati.
A cura di Eleonora di Nonno
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È impossibile dimenticare i pantaloni muccati e i giganti occhiali da sole di Jonny Groove. Tutti hanno riso e ballato almeno una volta con il discotecaro fuori dalle righe creato da Giovanni Vernia. "La comicità deve rispecchiare i tempi che stiamo vivendo, quel personaggio ormai non esiste più" ammette il comico a Fanpage.it. E Vernia, con il suo talento da imitatore multiforme, è stato in grado di intercettare il cambiamento, portando in scena sempre la novità. Sarà che alla cattiveria preferisce la leggerezza, vero è che il suo Achille Lauro a X Factor, il suo Jannik Sinner "stressato" dai brand o il suo Fabrizio Corona in versione podcaster continuano a conquistare il grande pubblico. Il suo segreto? Avere la "Capa Fresca", appellativo affibbiatogli dal padre pugliese e nome del suo spettacolo in giro per i teatri italiani. Per capire cosa si intende con questa definizione basta leggere e guardare la sua intervista per Fanpage. Non sappiamo se Giovanni Vernia lo farà. Lui stesso ammette: "Non sono mai contento di quello che faccio, non riesco a rivedermi".

Prima del successo nel mondo dello spettacolo hai lavorato per anni come ingegnere. C'è qualche aspetto che ti manca della tua vita di prima? 

No, nessuno, ci mancherebbe altro. Era segnato che cambiassi mestiere, sull'albo degli ingegneri mi hanno scritto a matita. Gia all'università davo segni di squilibrio, imitavo i rettori… ci tenevo a mettermi in cattiva luce.

Quale è stata la molla che ha fatto scattare tutto?

A lavoro. Mi trasferii da Genova a Milano per andare in questa grossa società di consulenza dove la prassi era che entravi alle nove del mattino e non sapevi a che ora finivi. All'ingresso c'era un cartello: "Per me si va nell'eterno dolore" (ride, ndr). Quando il mio capo andava via lo imitavo, ridevano tutti. I miei colleghi mi dicevano: "Devi andare in televisione, sei sprecato qua". Le guardie giurate lasciavano il gabbiotto per venire a vedere i miei spettacoli, facevo anche le loro imitazioni.

E poi?

Iniziai la scuola di teatro classica. Non andò bene perché dopo sei mesi, nel momento di rinnovare la quota di iscrizione, l'insegnante mi disse: "No grazie, va bene così". Io pensavo non mi volesse fare pagare che, per uno che viene da Genova… Mi spiegò che ero un elemento di disturbo e che era meglio che facessi teatro comico. Da lì capii che a Milano c'era una realtà strutturata di cabaret, inventai il personaggio di Jonny Groove, il discotecario con i pantaloni muccati, e purtroppo per l’Italia mi prese la televisione. È stato un film.

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Da bambino raccontavi che facevi arrabbiare i tuoi parenti con le loro imitazioni. Quanto di quel ragazzino ritrovi oggi nel tuo modo di fare spettacolo?

Sono nato a Genova ma i miei sono del sud, mio padre di Gioia del Colle e mia madre della provincia di Enna. D'estate andavamo lì e imitavo per giornate interi questi zii e cugini che erano personaggi della commedia all'italiana. Se a Natale non arrivavano gli auguri dei parenti in questione allora significava che l'imitazione era andata bene. Prendevo il tallone d'Achille delle persone e lo amplificavo per le parodie.

Quale è il tuo tallone d'Achille? 

È che non sono mai contento. Anche quando le persone si complimentano con me per le cose che faccio non riesco a rivederla. Vivo una vita di continua insoddisfazione, non me la godo mai. A proposito di Achille, la mia parodia di Lauro ultimamente sta andando fortissima sui social. È nata per caso in una chiacchierata con i "Gialappi" al GialappaShow ma io non riesco a rivedermi.

Sappi che Achille Lauro l’ha vista e si è complimentato con te ad X Factor. 

Sono felice se un personaggio non si sente offeso dalle mie parodie. Adesso va molto di moda la cattiveria nella comicità, io non sono così. Mi piace essere leggero, ridere insieme al personaggio e non di lui. Il mio Jannik Sinner, per esempio, è una vittima di questi spot che lo costringono a vestirsi nei modi più strani e io nelle parodie esaspero questo aspetto, non ce l’ho con lui ce l’ho con i brand.

Mai nessun personaggio si è arrabbiato con te?

Purtroppo no. Se il personaggio si offende la parodia diventa molto più famosa perché inizia a girare e a montare la polemica ma, come ho detto, io preferisco che se la ridano anche loro.

Fabrizio Corona ha apprezzato l'imitazione che fai di lui. 

Io l'avevo imitato, poi quando era finito in carcere mi sono fermato perché mi sembrava di sparare sulla Croce Rossa. Da lì mi scrisse una lettera a mano dove si diceva dispiaciuto perché con i compagni di cella si divertiva un sacco. Quando è tornato nella sua fase ribelle (risponde come Fabrizio Corona, ndr) l'ho rifatto.

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Adesso l'hai portato al GialappaShow.

L'ho fatto nella sua versione podcaster in cui dà degli scoop incredibili che tanto scoop non sono. Penso l’abbia vista ma non ne abbiamo parlato.

Hai mai avuto timore di imitare qualcuno? 

Se viene bene è un'imitazione, se viene male è una parodia. Le mie sono tutte parodie (ride, ndr). Quando scelgo un personaggio mio unico timore  è che non riesca a farlo come dovrebbe è la mania di perfezionismo che c'è in me. È il personaggio che sceglie me. Quando ho visto Sinner nei panni di pirata mi è venuto spontaneo chiedermi che cosa ci facesse vestito così, aveva un sorriso che non era il suo. "Sinner tende a non fare sorriso, anche dopo vittoria US Open, fare festeggiamento per trasgredire e berrò bicchiere di acqua frizzante" (parla come Jannik Sinner, ndr). È stato lui a chiedermi di imitarlo.

Il tuo spettacolo a teatro si chiama Capa Fresca, cosa significa?

Mio padre mi chiamava così. Avere la "capa fresca"a significa non pensare alle cose serie, trovare sempre il lato divertente e io sono un po' così. La serietà mi annoia. La mia può sembrare superficialità ma, in realtà, per trovare il lato divertente delle cose non ti puoi fermare alla superficie. Devi andare a fondo, devi scavare, devi conoscere. Non dico che sono un dotto ma sono uno che se si accorge che se qualcosa indigna cerca il lato divertente. Nel mio spettacolo il riscaldamento globale, l’intelligenza artificiale, la sanità italiana.. tutte queste cose diventano momenti di risata. La capa fresca applicato a tutto ciò.

Fai da tanti anni questo lavoro. Quanto è cambiato il modo di fare comicità?

La mia gavetta è stata con i parenti e con i colleghi al lavoro. Nel 2005 misi piede nei laboratori cabaret e nel 2008 andai in televisione, quindi successe tutto all'improvviso. Avevo un po' di paura, pensavo di non riuscire a tenere botta. Adesso c'è tanta comicità, soprattutto sui social. Lì ci sono idee belle e realizzate in poco tempo. Io le ammiro. Sono molto severo con me stesso, mi sono circondato da persone che mi dicono anche quando le cose non funzionano. Alla Gialappa sono fantastici. È la prima volta che lavoro con loro ma sono rimasto molto colpito. Quando esce qualcosa di mio ha già passato diversi livelli di selezione quindi sono con la coscienza a posto, non la butto fuori così tanto per buttarla. Sono molto "sinneriano", sono un perfezionista.

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Uno dei tuoi personaggi più iconici è Jonny Groove. Come risponderebbe all'invito di Carlo Conti a Sanremo 2025?

Jonny Groove è già stato a Sanremo, invitato da Antonella Clerici. Era il suo anno d'oro, lo chiamavano tutti. Per me è come un fratello. Adesso Carlo Conti non chiamerebbe Jonny. Mi chiedono spesso perché non lo faccia più ma la verità è che il discotecaro che rappresentavo nel 2009-2010 non esiste più. La comicità deve rispecchiare i tempi che stiamo vivendo, i Jonny Groove non ci sono più. Mi ricordo che quando mi fermavo al semaforo e vedevo i tamarretti che ascoltavano quel tipo di musica con i vetri che tremavano (imita il suono dei bassi, ndr). Ora c'è il trapper, non il discotecaro.

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Stai lavorando al trapper? Al Jonny Groove 2.0?

È in cantiere.

Tra tutti i personaggi che hai imitato, con quale scambieresti la tua vita?

Jannik Sinner. In questo periodo non gli mancano gli spiccioli per il parcheggio (ride, ndr).

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