Giorgio Locatelli: “Pagato 30mila euro per un piatto di tagliolini. Sono antifascista, difficile salutare qualche ministro”

Giorgio Locatelli è in procinto di iniziare una nuova avventura londinese, dopo la chiusura della sua Locanda lo scorso dicembre: "È come se mi avessero tolto un peso dalla schiena" racconta al Corriere, ripercorrendo a ritroso la sua carriera. Il noto volto di Masterchef, di cui sta girando la nuova stagione, racconta alcuni aneddoti vissuti in questi anni, dagli inizi in cui è stato spesse volte umiliato, fino alle soddisfazioni ottenute con la sua professione, dall'incontro con Mattarella alle cene dell'ormai Re Carlo.
I tagliolini da 30mila euro e le friselle per Schwarzenegger
Ad oggi, dopo anni di carriera, può raccontare le richieste più assurde ricevute e simpatici aneddoti riguardanti i pasti di grandi nomi nel mondo. "Ogni tanto qualcuno mi ha pagato cifre sconsiderate", ha dichiarato, "una coppia mi ha dato 25 mila sterline (30 mila euro, ndr) per preparare due piatti di tagliolini al tartufo bianco a Doha". Poi il ricordo di quando preparò un piatto di friselle ad Arnold Schwarzenegger: "Gli servii friselle con scamorza e pesto di pomodori: ne unì due e le mangiò come un burger".

Il nuovo ristorante di Giorgio Locatelli alla National Gallery
Locatelli non ha timore a dirlo, era stanco: "A 62 anni, sì. Eravamo aperti tutti i giorni con uno staff di 76-84 persone da gestire: troppa pressione. Il sabato dopo l’addio io e mia moglie Plaxy ci siamo resi conto che quello era il nostro primo weekend libero dal 2002″. Eppure, lo chef è pronto per iniziare una nuova avventura, sempre a Londra, ma alla National Gallery:
Alla National Gallery. Il 10 maggio apriamo il ristorante Locatelli’s, il Bar Giorgio e un club. Tagliatelle al ragù e maritozzi, abbiamo già 400 prenotazioni in attesa. Ma sarà diverso: io dovrò motivare il personale, non pagarlo. A quello penseranno i partner. Finalmente posso dedicarmi solo alla cucina: non sono un bravo businessman. Anzi, sono terribile con i soldi…
I momenti no: la truffa, la morte del padre e del fratello
Quando aveva il ristorante Zafferano, sempre a Londra, Locatelli racconta di essere stato truffato: "Le mie quote vennero vendute e rimasi con niente in mano, dopo sette anni in cui avevo dato tutto. Un’esperienza che avrebbe potuto spaccarmi, l’ho affrontata con la terapia". Non è stata certamente la cosa più brutta che gli sia accaduta, come è lui stesso a raccontare: "La morte di mio fratello Roberto, nove anni fa. Un cancro alla gola, se ne è andato in pochi mesi a 55 anni. Mio papà Ferruccio non ha retto, è mancato poco dopo. Per me è stato uno choc: credo che tante mie decisioni siano nate da lì".

La cena con Mattarella: "Sono antifascista, difficile salutare qualche ministro"
Prima che chiudesse la Locanda, però, tante sono state le soddisfazioni come il Principe Carlo a cena: "Quando era principe veniva alla Locanda con Camilla. Da sovrano no. Però ogni anno mando un tartufo a Palazzo per Natale: bianco, di Alba o di San Pietro al Pettine, in Umbria". Col sovrano inglese, ha condiviso anche una cena con Sergio Mattarella: "Il presidente della Repubblica mi ha chiamato per nome e ha detto che gli piace MasterChef, che onore. Unico neo di quella sera: ho fatto fatica a stringere la mano a qualche ministro italiano. Mi ha proprio dato fastidio. Vengo da una grande tradizione antifascista: mio zio paterno, Nino, era partigiano. Venne fucilato a vent’anni dai nazisti durante una missione in Piemonte. Papà al tempo era un bimbo, ma lui e zia Luisa ce ne hanno sempre parlato".
La vita in brigata e gli abusi in cucina
Tra l'essere più italiano o più inglese, avendo entrambe le cittadinanze, Locatelli dice: "Io mi sento un figlio dell’Europa. Sono anche andato a buttare giù il muro di Berlino: gli ho dato due mazzate e me ne sono portato a casa un pezzo", però, se potesse tornare indietro qualcosa dei suoi trascorsi europei la cambierebbe: "Mi eviterei un po’ di abusi: a Londra e Parigi sono stato umiliato in tutti i modi. Invece di resistere per dimostrare qualcosa, me ne andrei. Oggi quel tipo di educazione in cucina è ridicola". E sugli equilibri da mantenere in cucina: "A volte succede ancora che i ragazzi in brigata, under 25 e col testosterone a duecentomila, si bullizzino tra di loro e tu non te ne accorga. Ma non è una scusa, bisogna intervenire e governare dando l’esempio: no umiliazioni".