Giorgia Soleri: “Damiano mi sostiene come Chiara Ferragni con Fedez, ma lui è considerato un santo”
Giorgia Soleri è alle stelle per l'uscita del suo primo libro La signorina Nessuno. Una collezione di poesie, come piace (ad entrambe) chiamarla, che è il racconto di un'evoluzione, un'esperienza di vita e di crescita sfogliabile pagina dopo pagina. É un viaggio che "parte dalla dipendenza, intesa come legame morboso con gli altri, che passa attraverso una perdita e sfocia nel ritrovarsi dei corpi, nella carne", racconta "la poeta", come si definisce lei.
Chi è dunque la signorina Nessuno? "É colei che ha saputo dire cose che Giorgia non aveva il coraggio di dire", racconta l'influencer un anno dopo il nostro primo incontro nella redazione di Fanpage.it, quando ci ha parlato del suo attivismo in tema di vulvodinia e diritti delle donne. "Sono in psicoterapia da anni e ho imparato ad avere il coraggio di esprimere le mie emozioni capendo che non vanno giudicate. Oggi ho lasciato andare la signorina Nessuno. É stata una parte importante di me, ma adesso è il momento di Giorgia".
"A mia mamma che avrebbe sempre voluto scrivere un libro di poesie e a mio padre che non ne ha mai letta una", scrivi nella prefazione del tuo libro. Sono loro che ti hanno tramandato la passione per la scrittura?
Scrivo da sempre, ma è mia mamma ad avermi passato questa passione. Con mio padre invece non ho un bel rapporto, ma è grazie a lui che ho imparato la complessità della vita. Ho capito che le persone non sono sempre buone o cattive, c'è un mondo in mezzo e anche chi ci ferisce lo fa perché ripete dinamiche tossiche alle quali è abituato.
Depressione, anoressia, dipendenza affettiva, fino all'aborto. É un'esperienza che hai vissuto personalmente?
Tutti i temi presenti nel libro li ho vissuti in prima persona, ma è bello che ognuno ci veda la propria esperienza. Io ho abortito quando avevo 21 anni, nel 2017. L'ho vissuta malissimo perché me l'hanno fatta vivere male le altre persone. Mi sentivo in colpa per non sentirmi in colpa. Si parla dell'aborto come se fosse la cosa più tragica del mondo e tu donna dovresti sentire disastrata, distrutta, spezzata. Ho passato i 2 anni successivi a fare incubi atroci: sognavo di partorire bambini morti.
Poi l'attivismo ti ha aiutata a rivendicare le tue scelte e la comunicazione sui social a scoprire il potere della condivisione. Di recente hai avuto modo di incontrare Fedez, un altro personaggio che ha sfruttato i propri mezzi per condividere il tema della malattia. Ne avete parlato?
Sì, abbiamo avuto modo di parlarne, anche se è una cosa talmente intima e personale che per rispetto nei confronti di Federico preferisco non entrare nel dettaglio. Però, ci tengo a fare una riflessione: nessuno ha detto a Chiara ‘Che brava, sei una santa che stai al fianco ad un uomo malato', cosa che invece Damiano si sente dire ogni giorno.
Cioè? Perché pensi succeda questo?
Diamo per scontato che le donne abbiano un ruolo di "cura" all'interno della famiglia. Chiara è una compagna incredibile ed è stata un'ancora per Federico in un momento di difficoltà, come anche Damiano è stato per me. Però lui viene santificato, lei no. L'amore è sostenersi a vicenda, a prescindere dall'essere uomo o donna. Gli sono immensamente grata per la persona che è, ma non voglio sentirmi grata perché non mi ha abbandonata per via della malattia.
Damiano ha scelto di sostenerti e di essere presente anche nella tua battaglia per il riconoscimento della vulvodinia, con il rischio di "oscurare" il vero motore della lotta che sono, in realtà, le donne.
Purtroppo la mia percezione è che sia successo proprio questo. Premetto che non gli ho mai chiesto di prendere parte a questa battaglia. Lo ha fatto spontaneamente e lo apprezzo moltissimo, ma se avesse preferito restarne fuori, non gliene avrei fatto una colpa. Non voglio sminuire la sua figura, ma sta facendo quello che qualunque persona che ama farebbe. Queste donne hanno fatto il possibile perché in meno di un anno venisse presentata la proposta di legge e alla fine è passato il messaggio: Damiano in Senato, Damiano alla Camera.
Eppure penso che tu sia riuscita nell'impresa non semplice di non lasciarti schiacciare dal gossip del suo personaggio. Hai fatto esattamente l'opposto: hai portato lui nel tuo mondo. Questo sì che è femminista.
Il concetto della femminista che basta a se stessa è all'antica. Per dirti, sono stata accusata perché in parlamento ho ammesso di essere stata aiutata economicamente dalla mia famiglia e dal mio compagno per le cure costose che la malattia comporta. Secondo alcuni questo non è "da femminista". Non si rendono conto di quanto sia umiliante dover chiedere i soldi per curarsi. Io sono privilegiata perché ho chi può aiutarmi (se non mi supporta chi mi ama, allora chi?), ma se ero lì è proprio per chi questo privilegio non ce l'ha. Ora speriamo solo che la proposta di legge venga calendarizzata al più presto.