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Giobbe Covatta: “Per la mia Bibbia ironica fui scomunicato dalla Chiesa. Costanzo? Cattivissimo e divertente”

Giobbe Covatta è uno dei comici più irriverenti dello spettacolo italiano. La sua Bibbia ironica gli è costata la scomunica da parte di un vescovo, l’exploit in televisione lo deve a Maurizio Costanzo, del quale ricorda la “curiosità assoluta” e “la cattiveria corrosiva”.
A cura di Ilaria Costabile
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Giobbe Covatta è uno dei comici napoletani più irriverenti che la televisione abbia mai conosciuto. La comicità, come l'approdo in televisione è arrivato per caso, grazie all'incontro con Maurizio Costanzo, che riconosciuto il suo genio e per 198 puntate lo ha ospitato nel suo Costanzo Show. Il comico è autore di un libro "Il commosso viaggiatore" in cui racconta i suoi 30 anni di viaggi in Africa da ambasciatore Amref insieme a sua moglie, Paola Catella: "Sono l'unico scrittore senza computer. Io ammucchio una manica di scemenze, lei le traduce in qualcosa di senso compiuto"

Gli inizi da comico e l'ironia sulla Bibbia

Intervistato dal Corriere della Sera, Giobbe Covatta ha raccontato di aver scoperto la sua vena comica per caso, senza neanche rendersene conto, quando lavorava in un villaggio turistico come istruttore di vela: "Una volta in un villaggio si era rotto un meccanismo che serviva agli animatori per fare uno spettacolo. Così mi hanno dato un microfono e mi hanno spinto sul palco a spiegare cosa stava succedendo. Io l’ho fatto a modo mio e la gente si divertiva molto, la sensazione che ne ho ricevuto è stata un piacere personale: ho scoperto che far ridere gli altri è bello". Nel 1990 arriva la televisione con le prime ospitate al Maurizio Costanzo Show, che rivendicava la sua scoperta: "Qui si aprono decine di ipotesi diverse. Ognuno all’interno della redazione del programma rivendica la scoperta, a partire da Maurizio che in realtà manco sapeva chi ero". Tra i suoi sketch più divertenti, quello sulla Bibbia è senza dubbio diventato un cult:

Mi è sempre piaciuto giocare su quelle cose che tutti conoscono ma nessuno conosce. Siamo il popolo più religioso del mondo, il Papa sta qua da noi, ma non trovi manco uno che ha letto la Bibbia… Siamo appassionati di cose bellissime di cui non sappiamo un cazzo, e a me piace lavorare su questo. Così nacque l’idea di Mosè che si tuffa nel Mar Rosso proprio mentre si stanno aprendo le acque e si becca una capocciata. Un vescovo mi mandò una lettera con tanto di timbro di cera lacca, in cui diceva che ero fuori dalla famiglia della Chiesa. Non che la cosa mi abbia preoccupato, anzi non me ne fotteva proprio

Il rapporto con Maurizio Costanzo

Le puntate del Maurizio Costanzo Show a cui prese parte furono 198, quasi un record, ma quella che ricorda con più affetto è senza dubbio la prima: "Soprattutto la ricordo per come Maurizio la chiuse: questa trasmissione è fortunata perché a volte si incontrano persone come Giobbe Covatta. Una dichiarazione d’amore in diretta, da allora abbiamo sempre avuto un rapporto affettuosissimo". Il loro legame, infatti, era ancora più vivido a telecamere spente:

Era straordinario soprattutto per un motivo: era di una curiosità assoluta, quindi poteva ospitare un premio Nobel o un sordomuto ed era in grado di tirare fuori 90 minuti di intervista. Era di una cattiveria corrosiva, insieme parlavamo malissimo di un sacco di gente, io mi divertivo come un matto. Maurizio ne prendeva uno e lo faceva nuovo nuovo. Era non solo intelligente, ma anche molto divertente.

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L'allontanamento dalla tv

Oltre al Costanzo Show, Giobbe Covatta prese parte anche all'Ottavo Nano, terra di Guzzanti che, però, fuori dalle scene era timidissimo: "Credo che uno faccia il comico quando non ha la voglia e il coraggio di mettere in piazza i propri sentimenti. E io sono molto pudico sui miei sentimenti". Dopo Zelig nel 2008 in tv ci è tornato di rado: "

La tv non mi manca perché non mi è mai piaciuta tanto, anche se le riconosco il grande pregio della popolarità. Non c’è nessun giudizio etico o snobista, ma ad esempio non farei mai quello che fa Paolantoni in tv, ma non perché penso che lui faccia male a farlo, ma semplicemente perché a me non piace farlo: non lo farei con entusiasmo.

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