Gigi D’Alessio: “Sono sopravvissuto allo tsunami, scappai con mio figlio in braccio. In zona urla e distruzione”
Sono trascorsi 20 anni dallo tsunami del 26 dicembre 2004 che devastò Indonesia e Maldive. A ricordare perfettamente quanto accadde quel giorno è Gigi D’Alessio che, in un’intervista al Corriere della Sera, ricorda di quando fu costretto a scappare dal suo bungalow a Soneva Fushi nella maniera più veloce possibile per evitare di essere travolto dall’acqua. Un’impresa faticosa e difficile, ma necessaria a mettere al riparo i suopoi figli dall’imminente disastro.
Gigi D’Alessio: “L’acqua saliva sempre di più”
“Uscimmo dal mio bungalow e andammo a controllare come stavano gli altri miei figli Claudio e Ilaria nella struttura accanto. Mi muovevo nell’acqua che saliva sempre di più, sollevando il piccolo Luca sempre più in alto. Riuscimmo poi a raggiungere tutti una zona sicura tra urla, disperazione, distruzione. Nulla si salvò”, prosegue D’Alessio triando con la mentre a quel giorno, “In altre zone l’onda non ha risparmiato niente e nessuno, cancellando lembi di paradiso e a pagarne le spese, come spesso accade, sono stati i più poveri, i più deboli, i più indifesi, coloro che non hanno fatto in tempo a trovare un posto sicuro”.
“Ricordo ancora gli occhi disperati dei presenti”
“Ho ancora in mente l’immagine degli occhi disperati che scorgevo nelle persone che in pochi attimi, avevano perso tutto: i propri cari, le case con dentro oggetti, ricordi, quelli di un’intera vita”, ha concluso il cantante, “Ho toccato con mano la disperazione di uomini e donne che piangevano i familiari scomparsi tra le onde. Noi alla fine ci avremmo rimesso solo un enorme spavento e una vacanza in un posto esotico che avremmo potuto rifare quando avremmo voluto”. “Pensavo che il tempo avrebbe trasformato questa giornata in un ricordo evanescente, invece non è stato così. Non ho dimenticato quello che accadde, non volevo farlo”. D’Alessio ricorda infine con ammirazione la reazione della popolazione locale: “Ricordo la compostezza di quella gente, la loro forza, la loro capacità di fare gruppo e di aiutare chiunque, anche noi turisti. Il coraggio di donne, uomini e bambini che scavano a mani nude”.