Gianluca Gazzoli e il successo di Passa dal BSMT: “Più vado avanti, più capisco chi non voglio essere”
C’è chi affronta il mondo dei media seguendo percorsi già battuti, e poi c’è chi, come Gianluca Gazzoli, decide di tracciare una strada tutta sua, anche quando nessuno ci crede. Podcaster, conduttore e scrittore, Gianluca ha costruito il suo successo sull’autenticità, su un’idea di contenuto che non urla, non strizza l’occhio al gossip, ma punta dritto a scavare nel cuore delle storie e delle persone. "Passa dal BSMT", il suo format podcast, è diventato un punto di riferimento per chi cerca conversazioni vere e ispiranti, e con il suo secondo libro, "Anche quando nessuno ci crede. La rivincita degli underdog", conferma il suo ruolo di narratore delle sfide e dei sogni di chi parte in svantaggio.
A Fanpage.it, Gianluca si racconta senza filtri, dal rifiuto iniziale di alcuni editori alle scelte che hanno definito il suo percorso. Una chiacchierata sul valore del “no”, sul futuro dei media e su cosa significa davvero essere un underdog nel mondo di oggi.
“Passa dal BSMT” arriva in un momento storico dove il mondo dei podcast non era ancora saturo come ci sembra oggi. Tu sei riuscito subito a trovare una chiave di differenziazione netta rispetto a quello che poteva essere il podcast italiano di riferimento di quel momento, parlo di Muschio Selvaggio. Qual è stata la chiave del successo del tuo format?
Paradossalmente, la cosa che ha più funzionato sin dall'inizio è stata l'autenticità del progetto. Il fatto che si percepisse la necessità di potermi confrontare con certe personalità, trovare uno spazio mio che avevo relativamente su altri media fino a quel momento, aver sviluppato una professionalità su altri media. Io ho cercato di portare al BSMT tutto quello che avevo imparato. Allo stesso tempo, ho cercato di rappresentare tutti quelli che ascoltano in quel momento. Essere quell'amico che sta facendo le domande a una persona che stimano, chiedendo le stesse curiosità che avrebbero chiesto loro.
Ha detto che “Passa dal BSMT” è stato rifiutato da almeno tre editori. Se hai qualche sassolino da togliere, questo è il momento.
Beh, è capitato diverse volte di confrontarmi con tante persone, tanti addetti ai lavori che dimostravano stima nei miei confronti. Gli avevo proposto questo modo di intervistare che non è urlato, non è pruriginoso ma che spesso porta qualcosa di inedito con persone che stanno sulla scena e hanno carriere molto spesso trentennali. Questa cosa non è mai stata capita da diverse realtà, però alla fine è a loro che dico grazie perché se mi avessero detto di sì non avrei potuto fare quello che avrei voluto io. Non avrei avuto la possibilità di essere autentico, di avere il controllo e lo sviluppo della distribuzione. Non avrei avuto la possibilità di dire no, che molto spesso fa la differenza. Credo che le scelte nel percorso siano i momenti più importanti e decisivi. Anche il BSMT è frutto di scelte a cui ho saputo dire di no e altre a cui ho saputo dire di sì.
Nel tuo secondo libro, "Anche quando nessuno ci crede. La rivincita degli underdog", scrivi: “Ho sognato per anni di incontrare un mentore che mi prendesse sotto la sua ala e mi accompagnasse verso i miei obiettivi insegnandomi tutto quello che sapeva. Sarebbe stato bello, ma non è mai successo”.
È successo davvero così. Un po' sono cambiati i tempi. Fino agli anni '90, magari primi 2000, c'era questa figura del talent scout che con te costruiva un percorso. Ora, i tempi sono cambiati. La figura arriva dopo. "Vediamo se questo conclude qualcosa per i fatti suoi, se arriva ad avere un minimo di successo". A quel punto, arriva la figura. Però, così è troppo facile e poi non funziona. Forse è stato meglio che non sia andato così, perché ho potuto fare le cose in altro modo.
Il tuo podcast non ha product placement. Come si sostiene?
Questo fa parte delle rinunce o dei no. È stata fatta una scelta precisa sin dall'inizio per tutelare il progetto, il contenuto e l'ospite. La nostra priorità è la qualità del contenuto, però allo stesso tempo stanno nascendo dei progetti speciali che escono dal BSMT, quindi è il BSMT "che passa". Con l'aiuto di un brand o di una realtà, non solo creiamo un contenuto di alto livello ma alziamo anche il livello di quella realtà. Questo dalla community viene percepito benissimo. Ci è capitato di farlo nel caso degli Internazionali di Tennis, della Design Week e al Festival dello Sport di Trento.
Ti piace più stare davanti o dietro la telecamera? Ti ci vedi in un futuro da editore?
Credo che non sia il futuro ma semplicemente il presente. Da subito, quando decidi di aprire i tuoi canali e le tue cose, sei editore di te stesso. Passa dal BSMT è il format di punta, ma in futuro mi piacerebbe di inserire altri ragazzi che raccontano mondi lontani dai miei ma che seguono un certo tipo di valori e un certo tipo di modo di comunicare. Magari mi piacerebbe essere la figura che ho cercato e non ho avuto. Più vado avanti e più capisco chi non voglio essere, più che chi voglio essere.
Quali sono le interviste che consiglieresti a chi non ha mai visto “Passa dal BSMT”?
Tre di tre mondi diversi che hanno fili conduttori molto interessanti. Una con Paolo Bonolis, mi è piaciuta tanto perché si sono toccati tanti temi diversi, dall'intrattenimento all'animo umano. Quella con Valentino Rossi che è una delle più importanti, per il momento storico, la genuinità e la realizzazione. Una molto bella è quella con Nerio Alessandri, uno dei più grandi imprenditori italiani. È una di quelle puntate che tu la ascolti, ti illumini, chiudi tutto e vuoi spaccare il mondo.
Il BSMT passa da Sanremo?
Ci stiamo pensando. Anche in quel caso lì, bisogna trovare la formula giusta. I primi a essere fan del BSMT sono gli ospiti stessi. Negli scorsi anni siamo riusciti a portare gli artisti di Sanremo al BSMT per far uscire delle puntate speciali durante il Festival. Lo step successivo sicuramente è quello di andare al Festival. Capiremo come. Bisogna rispettare determinate caratteristiche per avere il contenuto che vorremmo.
Cosa diresti a chi si sente un underdog e sta cercando il suo spazio nel mondo?
Gli direi di guardare a quegli esempi e valori che non si basano sulla velocità del raggiungimento del successo, che non si basa sui numeri come si fa oggi, ma di vivere tutti quegli sbattimenti che si stanno facendo, tutte quelle infinite possibilità di non farcela, come un'occasione per essere più grandi dopo e avere delle fondamenta per avere qualcosa da dire quando si tratterà di restare e di non essere una meteora.