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Giampiero Mughini: “Con Sgarbi mai litigi. Ha avuto coraggio, ma non la misura delle cose. Gli faccio i miei auguri”

Giampiero Mughini parla in un’intervista del suo rapporto con Vittorio Sgarbi, ricoverato al Gemelli per depressione. Il giornalista ripercorre il loro rapporto, i diverbi in tv e parla della vita del critico d’arte fatta di coraggio ed eccessi.
A cura di Ilaria Costabile
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Da quando si è diffusa la notizia che Vittorio Sgarbi è ricoverato al Gemelli per depressione e ormai da giorni si rifiuta di mangiare. La sua tempra lo ha portato spesse volte a scontrarsi con altri protagonisti della tv, come Giampiero Mughini che però al Corriere parla di "Sciocchezze" e non di litigate epiche, come qualcuno potrebbe ricordare.

"Vittorio gioca pesante con la sua vita"

Il giornalista, quindi, parla dello storico e critico d'arte in maniera affettuosa, augurandogli di potersi rimettere in sesto: "Voglio fargli gli auguri più fraterni. Tutto sommato, lo considero un amico e tutta la famiglia Sgarbi è a me cara. Ho conosciuto benissimo sua madre, squisita, e sua sorella Elisabetta ha pubblicato un mio libro su Trieste che non voleva nessuno, poiché tutti sono analfabeti e non sanno cos’è stata Trieste". Eppure, sembra impossibile che un uomo della vitalità e della veemenza di Sgarbi, possa abbattersi in maniera così irreversibile, ma Mughini spiega come invece rientri perfettamente nel suo modo di vivere in maniera intensa:

La trovo possibile perché Vittorio gioca pesante con la sua vita, così come con la cultura, con l’intelligenza, con la sua energia. Ricordo una volta che andai a cena da lui a Ro Ferrarese: la cena era finita alle undici di sera, lui mi propose di uscire. Io ero stanco morto, ma per lui iniziava, di notte, un’altra giornata

I trascorsi televisivi, tra diverbi e spintoni

Ripercorrendo gli aneddoti che li hanno visti insieme sul piccolo schermo, il giornalista dice di non ricordare il momento in cui l'ex Sottosegretario alla cultura stava per lanciargli una sedia contro, ma parlando delle sue reazioni veementi, Mughini chiarisce:

Io gli scatti d’ira non li ho mai avuti, lui sì. Per forza ci ho discusso, non ne potevo fare a meno, ma parlare di liti è troppo. Abbiamo avuto diverbi. Per me, finiti in quell’istante preciso, perché di Vittorio ho stima assoluta. Lo spintone? Non lo spinsi. Mi stava venendo addosso, mi alzai e lui cadde per il mio solo spostamento d’aria. Neanche saprei dire l’argomento della discussione. Le cose che contano quando pensi a qualcuno sono altre. Pensi alle scelte di Vittorio: quando, in Italia, gli intellettuali potevano essere solo di sinistra, e lui non lo era, stava fra gli abietti, i puzzolenti. Ha avuto coraggio. Però, Vittorio non ha la misura delle cose. Pensa che far chiasso lo renda noto, ma non lo rende noto per i suoi libri, che sono pregevoli.

Il rapporto lontano dalla tv

Alla domande su che rapporto avessero lontano dalle telecamere, risponde: "Il più normale del mondo. Quando Federico Zeri lo accusò di avergli rubato un libro, scrissi un articolo per dire che non ci credevo". In un momento così delicato, però, il giornalista non sarebbe in grado di fare ipotesi su come possa Sgarbi possa liberarsi da questo male che lo attanaglia:

Non è facile dirlo, perché Vittorio si nutre dell’eccesso. Io ho avuto una crisi depressiva, non è piacevole. Ne sono uscito un po’ con le pillole e un po’ mettendoci del mio, ma come posso consigliare a uno come lui di abituarsi al fatto che le cose hanno una misura? E poi c’è quella storia dei presunti falsi quadri che, a mio avviso, deve aver influito non poco

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