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Gabriella Pession: “Nasco atleta, recitare? Un ripiego. Dopo il successo di Capri non ne potevo più”

Gabriella Pession si racconta in un’intervista in cui rivela di non aver mai voluto davvero recitare, di aver iniziato come atleta, ma di aver trovato poi la sua strada. Sposata con l’attore americano Richard Floods, è sempre in movimento: “Ho cambiato 23 case in dieci anni”.
A cura di Ilaria Costabile
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Gabriella Pession si è raccontata in un'intervista al Corriera della sera in cui ha ripercorso le tappe della sua carriera, dal voler diventare una cantante o un'atleta fino all'essere diventata un'attrice, apprezzata in Italia e all'estero. Proprio questo suo spostarsi sempre da un luogo all'altro l'ha portata a non piantare delle vere e proprie radici: "Ho cambiato 23 case in dieci anni", d'altronde è sposata con l'attore americano Richard Floods, volto di Grey's Anatomy ed è noto che la vita degli attori è in perenne movimento.

Dal pattinaggio alla recitazione

Non voleva diventare un'attrice, avrebbe voluto fare tutt'altro, ma il destino ha scelto per lei: "Mi sarebbe piaciuto cantare, recitare è stato quasi un ripiego. Io nasco come atleta di pattinaggio artistico. Avevo il poster in camera di Katarina Witt, con lei era più arte che acrobazia, oggi è diventato un’altra cosa, circolano bambine russe impressionanti". Poteva diventare una promessa del pattinaggio, ma alla fine non ha potuto ed è stata una grande sofferenza:

Poi a 14 anni ho avuto un incidente ai legamenti del piede sinistro. A 14 anni, in piena adolescenza, persi il sogno. Passai alla disciplina del precision skating, quella di gruppo. Ma sono competitiva, sono cresciuta nello sport individuale.

Una sofferenza che si è manifestata anche in altre forme, come la bulimia: "Era la difficoltà di trovare il mio posto nel mondo, una conseguenza dell’infortunio ma era più una depressione giovanile". L'aiuto di qualcuno che potesse sciogliere i suoi dubbi è stato fondamentale, ma la terapia non è stato l'unico supporto: "Sono una grande fan della psicologia. Analisi junghiana, ho studiato Erikson che era dentro la psicoanalisi infantile, Hoffman. Per venir fuori dal disagio mi è servito Hoffman e mi è servito Michael Jackson, la sua musica, sul palco dei Telegatti mi lanciai per abbracciarlo". 

Gabriella Pession sul set de Il Conte di Montecristo, fonte Instagram
Gabriella Pession sul set de Il Conte di Montecristo, fonte Instagram

Il rapporto con suo padre

Se parte della sua vita è in Italia, Gabriella Pession è però nata in America, poco dopo che i suoi genitori si separassero. La figura di suo padre è stata un punto interrogativo, una presenza su cui interrogarsi e da cui far emergere qualcosa:

Mamma incinta di me era lì. Intanto si separava da mio padre. Ho conosciuto mio padre a 4 anni. Ero innamorata di lui, era pianista, scultore, un intellettuale bellissimo, bruno con gli occhi blu. Mi manca quando mi faceva ascoltare i Notturni di Chopin. Aveva già due figli da un precedente legame e non si sentiva all’altezza, fuggiva dalle responsabilità. Non riusciva a tenere insieme le due famiglie. Mi ha dato il suo cognome a 8 anni, prima ero Gabriella Pellegrini. Papà è un enigma, su di lui ho scritto un soggetto con Anna Pavignano, l’ho fatto leggere a Willem Dafoe ma devo elaborare il testo, ci vuole tempo. Sarà il mio esordio come regista.

Gabriella Pession e il lavoro da attrice

Il suo nome è stato associato spesso alle fiction targate Rai, sebbene in tanti anni sia riuscita a toccare tanti aspetti del suo lavoro, passando dal cinema alla televisione e arrivando al teatro. Eppure quella iniziale popolarità le aveva dato fastidio:

Sto preparando a teatro Hedda Gabler, ho lavorato tanto all’estero. Dopo il successo popolare nel 2005 con la fiction Capri, tutti mi chiamavano la fidanzatina italiana. Non ne potevo più, non ero io, detesto le etichette. Cambio spesso fisicamente, mi piace quando mi riconoscono per la voce

Lavorare in America, però, le ha permesso di rapportarsi con nuove figure nel cinema come quello del consulente di intimità, per evitare anche situazione di disagio. A questo proposito l'attrice commenta la questione: "Lo propongono a chi pensa di averne bisogno, così ha un sensoSono contro i seni prostetici finti nelle scene d’amore, sono contro le quote rosa, sono per il talento e stop. Quando il Me Too diventa una moda, scevra del suo significato, rischia di perdere potenza. Il vero nemico della creatività è la paura". 

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