Gabriele Salvatores: “Da 73 anni convivo con l’ansia, solo la mia compagna Rita sa tenerla a bada”
Gabriele Salvatores è uno dei registi più noti del panorama cinematografico italiano, vincitore nel 1992 di un Oscar con Mediterraneo, si racconta in un'intervista al Corriere della Sera, in cui svela anche le sue fragilità che lo hanno accompagnato per tutta la vita.
Il rapporto con la sua famiglia
Sebbene sia un regista affermato e i suoi film ne sono la conferma, non ha mai ostentato sicurezza, anzi: "Guardi, in realtà io da settantatré anni convivo con qualcosa di molto diverso: l’ansia. Ho paura di tutto, anche delle piccole cose quotidiane. Solo quando giro un film mi calmo del tutto" rivela alla testata. Nato a Napoli, emigrato a Milano da ragazzino, quel trasferimento ha cambiato radicalmente la sua vita: "Me li ricordo i cartelli contro i napoletani, ma per fortuna ho avuto un padre solido, un avvocato crociano che quando mi vide con i capelli lunghi non fece scenate ma si limitò a ordinarmi di camminare sul marciapiedi opposto a quello dove passava lui". In famiglia ha provato per la prima volta l'amore:
Per mia madre Luciana, che sostenne in gran segreto la mia vocazione artistica. Ma riconosco che io sono stato un bravo figlio, molto devoto. Forse è anche per questo che di figli non ne ho avuti.
Col senno di poi, il regista dichiara che non gli sarebbe dispiaciuto avere figli: "Forse sì. Ma con le due donne più importanti della mia vita, Corinna Agustoni e la mia attuale compagna, Rita Rabassini, per motivi diversi abbiamo deciso di non averne. Corinna non ne voleva e Rita, quando ci siamo messi assieme, aveva già Marta".
L'amore con Rita che dura da 40 anni
L'amore con Rita, sua compagna da almeno 40 anni è fortuitamente: "Come molti sanno conobbi Rita frequentando Diego, e sa qual è la cosa divertente oggi? Che per i tre bambini di Marta lui è, giustamente, “nonno”, mentre io sono “nonno bis”. Quel serpentone di Diego, però, si diverte a chiamarmi “bisnonno". Quando gli si chiede come è possibile che un amore possa durare così a lungo, Salvatores risponde: "Perché viviamo in due città diverse, io a Milano e lei in Lucchesia. La distanza è fondamentale, perché, come diceva Fellini, spesso la realtà delude. Il nostro amore, invece, resiste". Eppure, c'è stato un momento in cui ha rischiato di perderla:
Ma lasciò una porta aperta e così io decisi che l’avrei riconquistata. Impiegai due anni: telefonate, lettere, biglietti. Arrivai anche ad acquistare una piccola casa vicina a quella dove abitava lei. Volevo essere una presenza costante ma discreta. Ci sono riuscito e oggi la devo ringraziare perché Rita tiene a bada la mia ansia, mi riporta con i piedi per terra, non si lascia sedurre dai miei voli pindarici.
Dal teatro al cinema e l'importanza dell'amicizia
Salvatores è il frutto delle contestazioni degli Anni Sessanta-Settanta, dove l'arte non era un pretesto, ma un mezzo per comunicare, per affermare istanze importanti, rivoluzionarie:
La mia prima sala prove è stato il centro sociale Leoncavallo. Fondammo l’Elfo nel 1972 e, mi creda, davvero per noi l’arte non era un divertimento o un esercizio di stile, ma era un modo di cambiare il mondo. Ecco perché da quella generazione sono nati registi come Nanni Moretti o Giuseppe Tornatore e, sì, mi ci metto anche io.
Il cinema, però, è diventato il suo mondo tanto da vincere un Oscar nel 1992, come miglior film straniero. Quando lo annunciarono non riusciva a crederci, ma un aneddoto gli fece comprendere la potenza di quanto accaduto:
Ovviamente pensai a uno scherzo ma realizzai appieno solo quando, nei bagni del Dorothy Chandler Pavilion, a Los Angeles, incontrai il regista super favorito che era stato sconfitto, Zhang Yimou, in gara con il meraviglioso Lanterne Rosse. Io, con la statuetta in mano, mi avvicinai per dirgli che mi spiaceva, ma lui si voltò e mi disse qualcosa in cinese. Non capii nulla, ma non era qualcosa di amichevole.
Eppure lui si ritiene un persona accogliente, ma anche in quest'ambito non mancano sorprese "Perché coltivo l’amicizia così come coltivo l’amore, come una piantina da innaffiare con giudizio. Solo un attore, ad un certo punto, mi ha — come dicono i giovani oggi — ghostato, cioè è scomparso da un giorno all’altro senza spiegazioni. Sergio Rubini: con lui ho girato due film e, dopo Denti, lui è sparito. Telefonate, biglietti, messaggi: nulla. Sono persino andato sotto casa sua. Per nessuna donna ho mai fatto questo, forse solo per Rita. Chissà".