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Gabriele Ghione: “Raccomandato? Me ne hanno dette tante, ma la mia famiglia ha valori umili”

Gabriele Ghione, figlio di Jimmy Ghione e Tania Paganoni, scansa le accuse e racconta a Fanpage i suoi successi e progetti per il futuro. “Mi interessa la finanza, il mondo dello spettacolo non fa per me”, spiega. “L’infanzia con un papà famoso in tv? Non abbiamo rinunciato a una vita semplice, normale. Lo apprezzo molto, i miei genitori sono stati bravissimi”.
A cura di Giulia Turco
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Gabriele Ghione è il figlio di Jimmy Ghione e Tania Paganoni, ma a differenza di suo padre non ama le luci dello spettacolo. Gabriele è un ragazzo romano come tanti, neo diplomato e amante dello sport ed è anche il fratello maggiore di Federico, 12 anni, che gli “manca un casino”, ora che da qualche settimana è partito per Los Angeles, dove frequenta una prestigiosa università americana alla quale è stato ammesso grazie ad una borsa di studio.

In tanti si sono chiesti come mai lui, figlio d’arte che sembra avere aspirazioni per il mondo della moda, sia rimasto nell’ombra dei social. Al campus, in un momento di pausa tra un’attività e l’altra del campus, Gabriele non esita a trovare il tempo per una chiacchierata con Fanpage per raccontarsi.

Gabriele, dopo che tuo papà ha mostrato al mondo i tuoi successi, ti hanno fatto recapitare l’accusa di essere un “raccomandato”. Come l’hai presa?

Polemiche come queste mi scivolano addosso, alla fine penso ci siano rimasti male più che altro i miei genitori, che tendono molto a difendermi, com’è normale che sia. Io so come sono i social, so che spesso le gente giudica a sproposito, ma capisco mio padre. Poi in Italia, si sa, le raccomandazioni ci sono, esistono. Negli Stati Uniti invece non sono ben viste, anzi è davvero molto difficile averne.

Immagino che comunque tu ci sia abituato e che non fosse la prima volta.

No, infatti. In passato ho giocato a calcio nelle giovanili della Lazio, per esempio. C’era chi pensava fossi raccomandato, ma se sei scarso in campo non c’è raccomandazione che tenga. La gente ragiona così, non mi sento attaccato, cerco di non darci troppo peso.

Però, che papà abbia preso le tue parti sui social ti ha fatto piacere, no?

Certo, mi ha fatto piacere. È sempre stato un bravo papà, così come mamma. Entrambi sono sempre stati molto presenti, anche se negli ultimi anni ho vissuto più quotidianamente con mia madre. Con lei riesco a confidarmi, con mio padre invece parlo di cose “da uomini”, c’è una bella intesa padre figlio. E poi c’è mio fratello, che mi manca già tanto.

(Instagram @jimmyghione)
(Instagram @jimmyghione)

Com’è stata la tua infanzia con un papà conosciuto nel mondo della tv?

In realtà è stata un’infanzia normale. Sì, lui è un personaggio conosciuto, ma non per questo abbiamo rinunciato ad una vita semplice. Abbiamo viaggiato tanto, ma non ci siamo mai comportati come una famiglia vip o snob e questo lo apprezzo moltissimo, perché so che non è scontato. Sono cresciuto con principi umili e mi sento davvero grato. Penso sia stata l’infanzia migliore che potessi avere.

E il mondo dello spettacolo ti attrae? Papà che cosa ti ha consigliato?

I miei genitori mi hanno sempre lasciato carta bianca sul mio percorso. Il mondo di mio padre lo conosco e l’ho frequentato, ma non credo di essere fatto per questo. Sento di essere molto più riservato, ecco perché sui social non mi espongo. Li uso parecchio per tenermi in contatto con i miei amici, ma posto contenuti per le mie conoscenze, non voglio essere un influencer.

Eppure la tua bio indica che sei seguito da un’agenzia di management. Come mai?

Sì, perché fino a quando ero in Italia ho cercato di fare qualche lavoretto come modello, per guadagnare qualche soldo da solo e non dover chiedere sempre ai miei genitori. Anche qui a Los Angeles mi sono interessato a cercare un’agenzia, ma voglio mantenere un profilo basso, non mi interessa la visibilità. Non voglio essere considerato un personaggio pubblico.

Quindi non seguirai la strada di tuo padre. Che cosa stai studiando di preciso?

No, me lo chiedono spesso. In famiglia è mio fratello Federico quello più artistico. Ha solo 12 anni e ha già recitato in una serie per Sky Atlantic (Domina 2, con Kasia Smutniak). Io sto studiando Business Administration, vorrei concentrarmi sulla finanza.

Che cosa ti aspetti da questa nuova esperienza e che progetti hai in mente?

Sto seguendo un programma che prevede un anno qui in America, uno anno ad Hong Kong e uno a Milano. Mi aspetto di conoscere un sacco di gente nuova, far rete nel mondo del lavoro è molto importante. Poi continuerò a fare sport, presto inizierò gli allenamenti con la squadra di calcio. Mi sveglio alle 6 per andare in palestra, non sono un ragazzo che ama far tardi la sera.

Che cosa ti manca più dell’Italia?

Sarò scontato, ma sicuramente la mia famiglia e i miei amici. Poi il cibo. Qui c’è la mensa, ma ogni tanto faccio la spesa e preparo la pasta nella mia cucina. I miei amici americani la adorano.

E ci credo. Pensi che tornerai in Italia alla fine? Sarebbero contenti i tuoi genitori, immagino.

Non lo escludo. Qui in America le opportunità lavorative sono molte, l’università lavora con i fondi delle banche e l’obiettivo è mandare i laureati a lavorare nelle aziende. È un meccanismo diverso da quello italiano. Certo, se i miei genitori non dovessero fare 12 ore di viaggio per vedermi sarebbero più contenti, magari valuterò opzioni più vicine dell’America. Chissà, vedremo.

Sembri molto tranquillo riguardo al futuro…

Anch’io ho le mie ansie e preoccupazioni, ma resto concentrato sul presente. Al futuro non penso troppo, so di avere una famiglia alle spalle che mi sostiene e questo mi basta per stare tranquillo.

Cosa ne pensi dell’apparente sfiducia che le generazioni più grandi hanno sui ragazzi? Senti il peso delle aspettative?

Penso che un certo grado di sfiducia da una generazione all’altra ci sia sempre stata, è un ciclo che si ripete. Sicuramente nei prossimi anni il mondo del lavoro cambierà molto, lo stiamo vedendo con l’intelligenza artificiale, ma noi ragazzi abbiamo tutti gli strumenti e i mezzi per poter sfruttare al meglio questi cambiamenti e accogliere le sfide del futuro. Io ci credo nel nostro successo.

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