Franco Pistoni, lo Iettatore: “Mi consideravano strano, picchiarono una donna perché stava con me. A 68 anni vorrei ritirarmi”
La storia di Franco Pistoni, lo Iettatore di Avanti un altro, programma condotto da Paolo Bonolis. Originario di Rieti, l'attore vanta una carriera ricca di esperienze di prestigio. Era nel cast di film del calibro de Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud e Le vie del Signore sono finite di Massimo Troisi. Poi oltre quarant'anni di teatro. Franco Pistoni oggi ha 68 anni e ha ripercorso la sua vita in un'intervista rilasciata a Fanpage.it. I pregiudizi che hanno accompagnato la sua adolescenza, l'arte della recitazione che ha impreziosito le sue giornate, le poesie dedicate alla figlia Chandra, la sua visione della morte, il rifiuto della mondanità e il desiderio di ritirarsi dalle scene:
Ero considerato uno stravagante, uno strano fino a quando non partecipai al mio primo film, Il nome della Rosa. Da allora diventai quello che aveva lavorato con Sean Connery. Mi dichiaravo di sinistra, oggi la politica mi annoia ma ovviamente sono sempre per la difesa dei diritti e della libertà. La destra di Giorgia Meloni? Sono figlio di un deportato nei campi di concentramento in Germania, si figuri se mi avvicinerei mai a certe folli decadenze.
La storia di Franco Pistoni, lo Iettatore di Avanti un altro
Franco Pistoni partiamo dalla sua infanzia. Che ricordi serba? Che bambino era?
Erano gli anni '60, un'apoteosi di fisicità, si giocava in strada, ci si arrampicava sugli alberi, il bagno nei fiumi, si apparteneva a una tribù. Il tutto condito da affascinanti stimoli culturali: l'enciclopedia comprata a rate, la musica che si strimpellava nei garage. Ecco, la mia infanzia si è svolta in questi territori variopinti pur essendo sempre stato, contemporaneamente, un bimbo molto riservato e introspettivo.
Durante l’adolescenza ha fatto i conti con gretti pregiudizi. Un padre picchiò la figlia dopo averla vista in sua compagnia.
Sì, era sera e riaccompagnai una ragazza a casa dopo essere usciti dalla sede di una "radio libera": il padre non gradì la mia cortesia…Ero figlio della mia generazione, capelli lunghi, artista, indossavo l'orecchino e quindi pagavo, insieme ai miei coetanei, l'ostracismo di quella società che ci stava stretta soprattutto in provincia.
Quando ha cominciato a germogliare in lei l’interesse per la recitazione?
Ricordo che il sabato sera, in una specie di ritualità, le famiglie si riunivano nella casa di chi possedeva un televisore e si guardavano varietà e sceneggiati. Mi colpiva la differenza che percepivo tra gli attori: c'era chi appariva falso e chi vero nel recitare, perché era il personaggio. Un circolo anarchico che frequentavo organizzò un seminario con il Living Theater e lì misi in pratica questo sentire, questo vivere realmente il personaggio. Percepivo una sacralità, una religiosità nel recitare. Scoprii che il teatro non era intrattenimento ma una vera disciplina atta a trasmettere interrogativi alti.
Nel corso della sua carriera di attore ha lavorato con personaggi del calibro di Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Massimo Troisi. Ha dei ricordi particolari legati a questi maestri del cinema Italiano?
Aneddoti lavorativi molti, ma mi attraeva soprattutto osservarli umanamente. Persone che venivano considerate simili a Dei ma che percepivo, al contrario, essere possedute da una fragilità sconcertante. Certo, in scena erano mostruosamente padroni del mestiere ma, spenti i riflettori, mi incuriosivano di più: vederne l'uomo, l'essere umano, il mortale e, devo dire, siamo tutti uguali.
Franco Pistoni, il ruolo dello Iettatore e il rapporto con Paolo Bonolis
Nel 2012 entra nel cast di Avanti un altro nel ruolo dello Iettatore, come nacque questo personaggio?
Ha radici pirandelliane. Nasce dalla novella "La patente" dove Pirandello narra dei giudizi superficiali che ancora oggi vengono applicati a ciò che ci sembra diverso, esteriormente e non, negli altri. Per il vestiario ci si è ispirati al film interpretato da Totò e io fui contattato perché, al cinema, avevo interpretato un paio di Iettatori: in ‘O Re di Luigi Magni e in Tutti al mare di Matteo Cerami.
Lo Iettatore si ricollega in qualche modo anche a quei pregiudizi subiti durante l'adolescenza?
Sì, ma nel mio caso non sostenevano che fossi uno "iettatore" ma ero considerato uno stravagante, uno strano fino a quando non partecipai al mio primo film, Il nome della Rosa. Da allora diventai quello che aveva lavorato con Sean Connery.
Grazie a lei il personaggio dello Iettatore è amato anche dai bambini.
Ho deciso di renderlo cialtronesco. Ricevo disegnini, poesie, simpatie da molti bambini che non si spaventano ma si divertono.
A causa dell’innegabile potere mediatico della televisione, in molti la accostano istantaneamente al ruolo di Iettatore più che alle altre prestigiose esperienze di attore.
È vero, questo personaggio – scavalcando quarant'anni di teatro – mi ha portato popolarità e questo ha contribuito a far sì che sviluppassi, ancor di più, un certo stile di vita che mi vede sempre più propenso a un distacco dalle questioni mondane.
Sul piccolo schermo traspare grande complicità tra lei e Paolo Bonolis, com’è il vostro rapporto una volta spenti i riflettori?
In trasmissione non c'è nulla di preparato né di provato e lavorare con Paolo è, in realtà, molto semplice: ha una velocità di pensiero e una sapienza scenica tale da riuscire a gestire ogni situazione. Spente le luci ognuno torna giustamente al suo vivere. Credo che anche lui non abbia, come me, frequentazioni con chi fa il nostro mestiere.
La vita privata, la visione politica e la poesia per la figlia Chandra
In passato si è definito di estrema sinistra, è ancora così o la politica di Giorgia Meloni l’ha convinta a passare dall’altra parte?
Oggi la politica mi annoia ma ovviamente sono sempre per la difesa dei diritti e della libertà. Sono anche figlio di un deportato nei campi di concentramento in Germania, si figuri quindi se mi avvicinerei mai a certe folli decadenze.
Le piace guardare la TV?
Potrà sembrare paradossale ma da anni per me la televisione è solo un elettrodomestico come il frigorifero, soprattutto di questi tempi in cui è diventata un'incantatrice ipnotizzante e imbarazzante oltre che un mezzo di propaganda.
Dai suoi profili social si nota un profondo amore per la natura e per gli animali. Dà l’impressione di condurre una vita lontana dalla mondanità, fatta di piccole, semplici cose.
Assolutamente. Detesto profondamente i falsi riti della mondanità, mi rattristano. Vivo da anni nel casale dei miei nonni, in un paesino. È impagabile. Credo che ormai l'unico contatto che possiamo avere con il linguaggio del primordiale e con le sue leggi sia attraverso la natura perché è l'unica presenza, su questo pianetino, che continua e rispetta le regole che sono alla base dell'esistere.
A marzo ha festeggiato 68 anni, si ritiene un uomo felice?
Onestamente non ricerco la felicità, piuttosto inseguo una serenità equilibratrice. Un "centro di gravità permanente" come insegnava Gurdjieff. Ecco, quando riesco ad avvicinarmi un po' a questo, rasento la tranquillità. I momenti che consideriamo duri sono superabili con l'accettazione, accogliendoli, senza rimuginarci sopra. Appartengono alla struttura delle nostre personalità e, dunque, alla vita stessa.
Le capita mai di riflettere sulla morte? Crede nell’aldilà?
Abbiamo in noi la consapevolezza di essere destinati a morire ma non sopportiamo di saperlo e ciò genera la paura. Sarebbe necessario riuscire a comprendere che è una fase all'interno di uno sviluppo, di un percorso, perché la vita non muore, muore soltanto una forma di vita: il nostro corpo fisico, l'involucro che ci racchiude. È un passaggio, una trasformazione in altro.
Ha pubblicato quattro libri di componimenti poetici. Le andrebbe di condividere con i nostri lettori una poesia a cui è particolarmente legato?
Certo. Una notte stavo guardando mia figlia Chandra che dormiva nella culla. Sognava e, all'improvviso, sulle labbra si espanse un sorriso. Vennero fuori questi versi:
S'è levato – dormivi – stanotte,
sorriso di ventenne,
dal roseo dei tuoi anni quattro:
divenni, così, un divisibile tutt'uno.
Dove la vedremo dopo Avanti un altro?
Ci sono in corso delle proposte cinematografiche, ma confesso che se potessi ritirarmi lo farei più che volentieri.