Francesco Panella: “Ho sempre cercato l’Italia fuori, attraversarla mi ha fatto capire quanto siamo fortunati”
Si dice che viaggiare sia il miglior modo per conoscere se stessi, ma soprattutto per arricchire il proprio bagaglio di esperienze e Francesco Panella sono ormai più di dodici anni che viaggia di continuo, per lavoro, ma sempre guidato dalla passione. Volto di uno dei programmi più amati del Nove, ovvero Little Big Italy, in cui racconta le storie degli italiani all'estero, ha accolto con entusiasmo la sfida di un nuovo programma, si tratta di Best Weekend, in cui stavolta gira l'Italia, lasciandosi stupire dalle bellezze del nostro Paese.
Figlio di ristoratori, l'Antica Pesa a Trastevere è della sua famiglia, non ha mai avuto dubbi su quale sarebbe stato il suo destino e infatti la ristorazione è il suo primo amore, in cui ha messo tutto se stesso, portando con sé le tradizioni che conquistano il cuore (e il palato) di chi mette piede per la prima volta nei suoi locali tra Roma, New York e Milano.
In vista dell'ultima puntata del nuovo show e in attesa del ritorno di Little Big Italy, Panella si racconta parlando di nostalgia, del desiderio di cimentarsi sempre in nuove sfide, di quanto "siamo fortunati ad essere italiani" e di come tornare a casa sia sempre l'emozione più dolce e bella che si possa provare.
Manca ancora una puntata di Best Weekend, ti aspettavi questo riscontro da parte del pubblico?
Sì, manca ancora l'ultima puntata, ci sta dando un sacco di soddisfazioni, siamo davvero contenti. Mi ha entusiasmato molto farlo, sono felice che stia piacendo.
Cosa ti ha spinto ad accettare questa nuova sfida televisiva?
Hai presente quando ti propongono una cosa e accetti dopo trenta secondi, senza nemmeno pensarci? È quello che è successo con Best Weekend, perché era il mio sogno andare a scoprire il nostro Paese. Paradossalmente ho sempre cercato l'Italia fuori dall'Italia, ora cercare di capirla attraversandola è stato qualcosa di eccezionale.
Best weekend è un programma che ci fa capire come, spesso, noi italiani tendiamo a dare per scontate le nostre bellezze. Cosa dovremmo fare per riscoprirle?
Viaggiando ti accorgi di quanto l'Italia sia bella, quanto abbia da offrire. La possibilità di girare tanto o, magari, anche attraverso i social che hanno reso il mondo più veloce, ci permette di fare dei paragoni, ci mette nella condizione di riflettere un po' in più. Gli italiani in questo sono un po' particolari.
Ovvero?
L'italiano è portato a pensare che fuori dall'Italia sia tutto più bello, funzionale. Siamo abituati a vedere la bellezza tutti i giorni, che talvolta può anche stancare, ma quando viaggi hai l'opportunità di conoscere diversi punti di vista e puoi solo apprezzare quello che hai e vedi quotidianamente.
A proposito di italiani, con Little Big Italy ne hai incontrati tanti che vivono da anni all'estero, c'è qualcosa che li accomuna?
Chi vive fuori alla fine sogna sempre ti tornare in Italia. È un po' quello che è capitato a me con Best Weekend. Faccio ormai da un po' Little Big Italy, però il mio sogno è sempre stato quello di raccontare l'Italia. Con chiunque abbia parlato, sente la mancanza, c'è un cordone ombelicale di cui magari non ti accorgi nemmeno, ma è incredibile, non riesci a staccarlo.
Anche per te è così?
Certo. Vivo tra New York e gli Stati Uniti, quando arrivo a New York mi sento bene, ma quando inizio a vedere Fiumicino da lontano, durante l'atterraggio, è tutt'altra sensazione. È casa, c'è poco da fare.
Romano, cresciuto a Roma. Cosa ti attirava dell'America tanto da farti andare via? Cosa pensavi di trovare?
Cosa ho trovato. Faccio l'imprenditore, mi piace esplorare, rimettermi in discussione, quindi ho cercato di capire quali fossero le opportunità, le difficoltà da affrontare, anche fuori dal mio Paese. Credo sia sempre bello mettersi in gioco, è positivo il non sentirsi sicurissimi di quello che si ha. Quando non sei abituato a stare sempre nella tua comfort zone reagisci meglio alle difficoltà, non solo dal punto di vista umano, anche imprenditoriale. I problemi ti permettono di trovare soluzioni alle quali magari non avevi mai pensato, impari a correre il rischio.
La televisione per te è stata un rischio o qualcosa alla quale ambivi?
Ci sono delle cose che chiamo high quality problem, quelle cose che vedi come un problema ma in realtà sono un'opportunità enorme. Puoi viverle con paura o stress, ma non saranno mai un vero ostacolo. Ho iniziato a fare tv 15 anni fa, ma non è mai stato un gioco, l'ho fatto pensando che potesse essere qualcosa in grado di avvicinarmi alle persone. Non è questione di popolarità o di vanità, ho sempre cercato di accorciare le distanze tra me e il pubblico, lavorando nei ristoranti ogni sera va in scena uno spettacolo. Volevo raccontare, cercare di raccogliere cosa il cliente, gli amici, le persone che vengono a cena hanno da darti. Per me la televisione è e sarà sempre questo.
Questa distanza ravvicinata con il pubblico è l'ingrediente che rende i tuoi programmi godibili, che li porta alla notorietà?
Non sono io a doverlo dire. Cerco di essere quello che sono, cerco di difendere il pubblico, non tradirlo, raccontandogli la verità. Little Big Italy è un programma purista, tutto quello che accade è frutto dei dialoghi che noi abbiamo avuto con i ristoratori.
Best Weekend e Little Big Italy raccontano l'Italia da due punti di vista differenti, ma sono format che potrebbero essere paragonati a programmi come 4 Ristoranti e 4 Hotel di Borghese e Barbieri. Cosa rispondi a chi fa questo accostamento?
Hanno risposto i telespettatori. Hanno capito che si trattava di programmi differenti e infatti lo hanno detto a gran voce. Ne sono stato felicissimo. Sia con la rete che con chi ha prodotto la trasmissione ci siamo sempre detti di non avvicinarci a quella tipologia, anche perché la mia indole è sempre stata quella di realizzare cose per cui essere seguito e non seguire.
Anche perché in entrambi i format che conduci, si lascia molto più spazio alla storia personale di chi partecipa.
In Little Big Italy tendo ad essere un po' più protagonista, in Best Weekend sono invece più "turista", lascio parlare gli altri perché un conduttore deve avere la percezione di quello che accade e fare un passo indietro laddove capisce che altri hanno la necessità di raccontare. Sono due modi di condurre diversi, nel primo caso, poiché i sentimenti, le storie delle persone mi incuriosiscono, faccio domande, nell'altro mi lascio sconvolgere da quello che ho attorno e mi metto in modalità ascolto.
Per questioni lavorative sei abituato a viaggiare spesso e chi viaggia è più predisposto alla nostalgia. Come la gestisci?
Ognuno ha una sua forma di nostalgia. Un conto è fare una vacanza, lì hai del tempo per te, ti godi quei momenti e provi nostalgia verso un qualcosa che ti mancherà; quando lavori e sei concentrato la nostalgia emerge quando pensi a qualcosa. In quel caso la tecnologia aiuta, ad esempio con i miei figli uso un piccolo metodo, per non disturbarli, salvo i loro messaggi e ogni tanto li riascolto, così accorcio le distanze.
E loro ti hanno mai fatto "pesare" il fatto di stare poco tempo insieme?
No, perché i ragazzi sono maturi, cresciuti in un ambiente solido, serio, capiscono il valore della fatica. Se ti impegni e dai un valore a quello che fai, i risultati si vedono. Un uomo è fatto di tante cose, ma il lavoro è una parte molto importante della sua vita. I miei figli sono grandi, hanno capito che tutti i sacrifici che ho fatto sono stati per loro.
Pensi mai al momento in cui sarai appagato di quello che hai fatto e vorrai fermarti?
Ma no, ho un sacco di cose da fare (ride ndr.). Penso che quando arriverà quel momento non saprò più cosa mettere nella mia vita. La vita va riempita con la vita, è fatta di obiettivi, divertimento. C'è una mistificazione della parola lavoro, in negativo. Io non lavoro tutti i giorni, mi impegno in qualcosa che amo fare alla follia, perciò non mi pesa lavorare. Sono contento di stare nei ristoranti, di produrre, di avere ogni giorno progetti nuovi da fare. Bisogna vivere con grande intensità, perché alla fine ti siedi sul divano, guardi due film, e poi? La vita è un'altra cosa.
Allora ribalto la domanda. C'è qualcosa che vorresti fare, ti sei prefissato e non hai ancora fatto?
Tante, tante cose. Bisogna darsi delle priorità, quando ci riesci puoi raggiungere le cose che ti sei prefissato. Adesso, ad esempio, so di voler migliorare Best Weekend, perché è un programma che potrebbe avere una lunga percorrenza. Mi sto godendo il momento di 12 anni di attività dell'Antica Pesa a Williamsburg, presto ci saranno delle novità. Il 22 novembre è un anno che ho aperto Quintalino a Milano, con Alessandro Cattelan, sta andando molto bene e sono felice di poter accogliere tutti coloro che vengono a trovarci. Per i prossimi cinque anni, mi sa che sto bene. Poi vediamo.
Hai nominato l'Antica Pesa, sei cresciuto in una famiglia di ristoratori, quindi oltre alle tue origini e anche al tuo lavoro, cosa rappresenta per te il cibo? Che significato gli dai?
È un modo per raccontare chi sei, per raccontare cosa hai fatto, far tornare a galla le emozioni. È un modo per ritrovarsi, per goderti la vita, per raccontare la tua città. È talmente tanto, troppo. Un piatto non è solo un piatto, non si mangia e basta, un piatto è un pezzo di vita.
Qual è il complimento più bello che ti è stato fatto dalle persone che sono venute nei tuoi ristoranti?
Spesso vedo dei giovani sposi o ragazzi che festeggiano, per esempio, il loro compleanno o una data molto importante e mi dicono di aver scelto l'Antica Pesa perché i loro nonni e i loro papà hanno fatto lo stesso. Questo filo che unisce le famiglie attraverso un ristorante storico, sono 105 anni che siamo lì, è qualcosa mi emoziona molto.
Sia Best weekend che Little Big Italy raccontano un lato dell'Italia particolare. Dal tuo punto di vista, quale credi sia la caratteristica più significativa del nostro Paese?
Una mano sempre tesa. Anche nei momenti di difficoltà tende una mano, comunque vada noi in Italia ci siamo, aiutiamo, non voltiamo mai le spalle spalle, noi italiani siamo così. Se hai un momento di collera o di ira, un piatto di pasta lo trovi sempre, una mano sulla spalla la trovi sempre, una carezza, l'italiano è speciale perché è baciato dalla fortuna di essere italiano. A volte vedo tante cose fuori, che sono sconvolgenti. L'Italia è un paese in cui c'è sempre una mano pronta ad essere stretta, un abbraccio dietro l'angolo sempre.
Per iniziare il tuo lavoro imprenditoriale fuori dall'Italia, hai dovuto portare con te delle delle cose (immateriali), alle quali aggrapparti nei momenti di difficoltà. Quali sono state?
La costanza e la dedizione sono due elementi che porto sempre con me, ti permettono di avere quella concentrazione giusta per affrontare i momenti più difficili.