Francesca Michielin a Sanremo 2025: “Non mi vendicherei del mio ex in pubblico, ma Fango in paradiso è reale”
Non chiamatela "revenge song", "Fango in Paradiso", la canzone con cui Francesca Michielin torna per la terza volta al Festival di Sanremo (La seconda da sola, visto che la precedente era in coppia con Fedez) non lo è esattamente, nonostante quello che leggiamo nella nota stampa e un testo che, bisogna dirlo, è un po' più soft di ciò che la letteratura delle canzoni di vendetta ci ha insegnato (ciao Taylor Swift!). Francesca Michielin torna a un Festival che per lei è praticamente nuovo, visto che quello del 2021 era ancora pandemico e lo fa con un brano che in fondo parla d'amore, come fa anche la cover che canterà assieme a Rkomi nella serata dei duetti, ovvero La nuova stella di Broadway di Cesare Cremonini. Per Michielin, comunque, questo è solo l'inizio di un 2025 che vedrà i dieci anni de L'amore esiste (canzone che fu rifatta anche da Amy Lee degli Evanescence, come ricorda nell'intervista a Fanpage) e i suoi 30 anni.
Partiamo dallo spiegare cos'è una revenge song e perché Fango in paradiso lo sarebbe?
Questa cosa del revenge song è stata un po' secondo me esagerata e anche semplificata, perché in realtà non lo è, o meglio, lo è nell'ambito letterario della musica, lì possiamo inserirla nel calderone delle revenge song, ma di fatto io la considero più una canzone da sottoni, cioè una persona ti ha fatto del male, ma non è che ti ha fatto del male e tu non reagisci, tu reagisci ammettendo che stai male.
Cosa cambia rispetto al solito, quindi?
Di solito nelle revenge song tu dici "Vaffanculo, quella tipa è una merda, io sono più figa" e bla bla bla, invece in questo caso è "Ok, io ti ho trovato una persona estremamente superficiale, mi sembra di aver sprecato il mio tempo ed effettivamente io ci sto malissimo perché adesso sono qua a interrogarmi con chi farai un figlio, se ti trasferirai, eccetera eccetera", però non è che mi vendico o altro, cioè ammetto di starci male, però riesco anche a ridimensionare questa persona perché poi il titolo in realtà spiega un po' tutto, no?
Ovvero?
Il fango in paradiso è quella componente di imperfezione che in qualche modo io mi auguro ci sia anche in paradiso a questo punto, perché se in ogni storia una persona parte con le migliori intenzioni e poi va male evidentemente la perfezione e l'idillio non esistono, anche per questo motivo.
Insomma, è una revenge song soft, poi non dici karma neanche una volta a differenza di come fa Taylor Swift…
No, no, anche perché attribuirsi il karma delle cose è un po' pericoloso, no? Io penso che il karma intervenga e sempre nella vita, ci credo tantissimo, però io non ho ancora messo karma nelle canzoni, non è da me, poi ci sono già tante canzoni che hanno quel titolo e ne parlano.
Uno dei versi che mi piace di più è: "Programmare un addio chiusi in macchina era tutta teoria ma non pratica" e mi piace capire come nasce l'ispirazione per versi del genere.
Ho scritto quella frase perché mi sono ritrovata tantissime volte a dire: "Adesso lascerò questa persona, avrò il coraggio di farlo" e spesso pensi di farlo quando questa persona ti accompagna a casa, perché è il momento perfetto, così poi chiudi la porta e te ne vai. In questo caso invece parlo proprio di quella cosa per cui tu sei in macchina e dici "Io vorrei un sacco fare questa cosa, ma non ce la faccio", quindi in teoria nella mia testa tutto dovrebbe funzionare così, poi nella pratica non lo riesci ad applicare. È brutto da dire, però tu programmi quando vuoi lasciare una persona: le modalità, i luoghi, le cose… ma poi non lo fai.
Mi dicevi che non ti abitui mai a Sanremo, nonostante quelli che hai fatto, però qualcosa appresso te lo porti o proprio zero?
Allora un po' di skill ce le ho, però ho fatto Sanremo un'era fa, la prima volta era il 2016, e mi sembra che Sanremo in questi quasi 10 anni sia diventata una cosa completamente differente, anche concepita in maniera differente proprio dalla società. Nel 2021 invece sono andata con Fedez in un Sanremo pandemico, in cui non c'era manco il pubblico quindi è vero, ho già fatto Sanremo delle volte, però non ho realizzato cosa sia diventato il Festival, in realtà, in questi ultimi anni, quindi boh, è quello è un po' il punto. Sono abituata fino a un certo punto.
C’è mai il timore di scrivere canzoni in cui qualcuno può ritrovarsi?
È una cosa su cui mi interrogo tantissimo, anche da fan di Taylor Swift, perché non penso che lei voglia – scusa il termine terribile – sputtanare il proprio ex in diretta nazionale, cioè non penso sia quello l'obiettivo. In questo caso, però, non c'è un riferimento specifico a questa persona, quindi non potrà offendersi, probabilmente manco si accorgerà che parlo di lei. Però questo è sempre un tema gigantesco, perché tu scrivi e più la tua storia è ispirata alla tua biografia, alla tua vita reale, più secondo me – per quanto poi la letteratura si fonda spesso sulla fiction – l'attingere a cose vere aiuta sempre a dare una una corposità a quello che racconti, e spesso è efficace. Quindi è una grandissima domanda a cui non so rispondere. Posso dirti, però, che non mi vendicherei mai in diretta eurovisiva del mio ex, in questo caso è semplicemente una storia che è successa veramente, poi se lui capisce che è lui, bene. Io ho anche il timore che altri ex pensino che sto parlando di loro, ma non è così, è questa la cosa peggiore per me.
Mi ha fatto molto ridere un'intervista che ho visto, in cui parlavi del tuo Eurovision e quando ti hanno detto: "Ah, un grande Eurovision", tu hai risposto: "Bah, insomma". Ti chiedo come ricordi quel momento adesso.
Credo di aver onorato al massimo quel momento perché l'ho vissuto veramente con grande trasporto, con grande preparazione, anche con un brano che di fatto è eurovisivo come significato, perché Nessun grado di separazione si è rivelato poi essere un brano gigantesco, e continua a essere di riferimento per molti. Il problema, penso, è aver fatto un'esibizione un po' timida in quello che è un ambiente in cui bisogna essere molto sfacciati. Tornando indietro proverei a gestirla meglio, ma avevo un'ansia veramente spropositata, penso di aver anche pianto, non ho mai avuto così tanta ansia in vita mia. Oggi l'affronterei con tutt'altro tipo di spirito perché sono diventata un po' più forte a gestire certe situazioni.
Mi parli di Rkomi e della scelta di portare La nuova stella di Broadway di Cesare Cremonini nella serata dei duetti?
È un'idea che è venuta un po' di entrambi per motivi diversi. L'idea comune era quella di voler omaggiare Cesare Cremonini, che è uno dei cantautori più straordinari che abbiamo in questo Paese. È una canzone d'amore bellissima, secondo me, e siccome Cremonini, nelle sue canzoni, ha vari strati di comunicazione, oltre all'aspetto del rimando a Fred Astaire e Ginger Rogers – che per me sono delle stelle, dei riferimenti incredibili di stile e di artisti -, c'è tutto quel richiamo a chi è giovane e insegue un sogno. Io e Rkomi abbiamo più o meno la stessa età, abbiamo un anno di differenza, e secondo me ognuno di noi vive questo Sanremo con grandi aspettative per il proprio futuro, quindi ci piaceva rendere omaggio a un inno alla nostra generazione che cerca la propria strada e cerca di essere capito e compreso dal pubblico.
Abbiamo una rubrica che si chiama Botta di culo: in questo mondo in cui viviamo la retorica del "se vuoi puoi", "dell'impegno che paga sempre", come se chi, pur impegnandosi tanto, non riuscendo sia quasi un fallito, ti chiedo qual è stata la botta di fortuna che ha permesso a quel lavoro che c'è sicuramente stato di concretizzarsi.
Tutta la mia botta di culo è stata all'inizio, poi è stata un macinare, macinare. Forse la mia grande botta di culo è stato quando Amy Lee degli Evanescence venne in vacanza in Italia e sentì L'amore esiste al ristorante, decidendo di farne una versione in inglese: Love exists di Amy Lee è una roba grossa.
Neanche X Factor, quindi?
Ah, sì, la botta di culo me la ricordo, adesso che mi fai pensare a X Factor: praticamente avevo portato un brano di Bruno Martino, ma una roba strana e non me la non ricordavo più, mi dicono di partire, ma avevo un'amnesia. E poi il tipo che doveva valutarmi fa: "Mamma mia, che caldo, aspetta che apriamo un po' le finestre". E ho ringraziato il Signore perché non ricordavo più la canzone e avrei fatto scena muta, ero troppo agitata prendendosi qualche secondo per aprire le finestre sono riuscita a fare, come si dice?, un debrief con me stessa.