Francesca Fialdini: “Franco Di Mare un fuoriclasse, la telefonata del Papa in diretta segnò le nostre vite”
Ci sono momenti che segnano la carriera di chi lavora in televisione in modo indelebile. Tra quelli più significativi della carriera di Franco Di Mare c'è senza ombra di dubbio quello condiviso con Francesca Fialdini nel 2016, quando a sorpresa Papa Francesco chiamò in diretta a UnoMattina per celebrare i 30 anni della trasmissione. È proprio Francesca Fialdini a ricordare il giornalista e conduttore, scomparso il 17 maggio 2024 a seguito di una grave malattia.
Vi eravate sentiti di recente?
Che Franco non stesse bene era cosa di cui ero a conoscenza. Dopo l'intervista da Fabio Fazio ci siamo solo mandati dei cuori rossi, le parole a volte non si trovano con tanta semplicità e dentro a un cuore può esserci molto di più.
Cosa c'era in quei cuori?
C'era il dispiacere, l'affetto privato negli anni, la complicità. È stato un grande compagno di lavoro, ha reso quei tre anni di UnoMattina le fondamenta della mia conduzione televisiva, mi ha aiutato lui a gettare le basi. Quegli anni, vuoi per gli accadimenti internazionali, vuoi per le tante ore insieme, sono stati forse quelli più significativi del mio percorso. L'attualità internazionale, che era la mia passione ma anche il suo pane quotidiano, ci obbligava a occuparci anche per ore e ore di quanto accadesse in Siria, gli attentati in Europa. Ogni giorno era nuovo, magari la sera preparavamo una scaletta ideale, ma il giorno dopo si doveva ricominciare da capo, magari improvvisando.
Spaziare in un contenitore così vasto come UnoMattina, dove argomenti tanto diversi si mescolano, non deve essere semplice.
Esatto, ma per fortuna io avevo accanto un fuoriclasse, una persona che aveva macinato chilometri e chilometri sul campo e che aveva acquisito una capacità di racconto tale per la quale era impossibile non imparare da lui. Affrontava ogni argomento in modo semplice, divulgativo, ma allo stesso tempo coinvolgente: quando Franco raccontava una storia ipnotizzava qualsiasi tipo di pubblico davanti a sé. Lavorando con lui ho imparato moltissimo, talvolta senza chiedere niente, ma osservando.
La sorpresa più grande è arrivata con quella telefonata di Papa Francesco.
Sì, avvenne grazie alla forte sinergia che in quegli anni UnoMattina aveva con il Tg1. Ci trovammo letteralmente sopraffatti dall'emozione, era la prima volta che Papa Francesco parlava in una trasmissione televisiva e apriva un po' il suo pontificato ai telespettatori italiani. Era per noi qualcosa di assolutamente inimmaginabile, anche perché tutto quello che è venuto dopo rispetto a questo Papa non avremmo assolutamente potuto immaginarlo. Ricordo che ci abbracciammo fortissimo in camerino, commovendoci.
La cosa era nell'aria o non avevate il minimo sentore?
Assolutamente no, era stata una sorpresa vissuta sul momento. Durante lo stacco pubblicitario delle 8 ci erano venuti a dire "guardate, rientriamo in studio ma in modo particolare".
Rivedendo le immagini, in effetti, sembra quasi stesse pensando a uno scherzo.
Era quello che Franco mi ha detto più volte, per un po' non ci ha creduto. Non si è mai pronti, diciamo, a rispondere al telefono a un Papa e quella volta è stato straordinario perché ha segnato un momento della Tv italiana e anche le nostre vite. Trovarci complici in quel momento ha certamente solidificato il nostro rapporto.
Avete conservato rapporti frequenti dopo?
Il nostro rapporto è stato quello di un'allieva con un maestro, non potevo che pensare a lui come un grande professionista, un grande affabulatore e cantastorie a cui, da buon napoletano, non mancava il senso dell'umorismo.
Credi che sia stato sottostimato nel corso della carriera?
Io penso che Franco abbia fatto ciò che voleva. Forse il discorso va rovesciato, è come sia strutturata la nostra Tv a non consentire spazi differenti. Franco era un esperto di esteri, quindi o apri un programma dedicato agli esteri, oltre UnoMattina e il Tg, cosa che aveva provato a fare benissimo con Frontiere, oppure se non si prevede uno spazio del genere in palinsesto anche un grande professionista come lui non riesca ad esprimersi al 100%. Negli spazi che lui ha vissuto professionalmente ha lasciato il segno, aiutando i telespettatori a capire meglio ciò che accadesse nel mondo, portando tra l'altro la sua esperienza.
L'esperienza da inviato di guerra ha fatto la differenza.
Certo, il suo portato personale e umano incideva sul suo modo di fare un'analisi e fare le domande. Per quanto io provassi a studiare al meglio, c'erano alcune sfumature che non potevo comprendere. Infatti ricordo che tra lui e Andrea Purgatori c'era un rapporto fantastico, quasi di fratellanza. Quei professionisti che sono un nostro tesoro da tutelare, incontrandosi si annusavano, era bellissimo vedere che c'era questo rapporto tra chi aveva condiviso certe esperienze di guerre seguite in giro per il mondo, o grandi inchieste. La passione per il giornalismo, quando ce l'hai, ti rende fratello del tuo collega, apre uno spazio di condivisione.