Fabio Fazio: “Volevo diventare giornalista, cerco di non essere un professionista dell’aggressività”
Fabio Fazio si è raccontato in un'intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo momenti importanti della sua carriera e paventando anche l'idea di lasciare la tv tra qualche anno: "Ho quasi sessant’anni, lavoro da 40. Ho fatto tanto, ho visto tanto, ho una bellissima famiglia. La pensione non mi spaventa". In effetti il suo è un matrimonio che dura felicemente da anni: "Io e Gioia ci siamo conosciuti durante una recita scolastica, pensi un po’. O, meglio, lei recitava e io ero parte della giuria che doveva dare i voti. Evidentemente quei voti furono buoni perché siamo ancora qui a parlarne". Intanto si gode il successo di Che Tempo che Fa, una trasmissione che in vent'anni è riuscita a catalizzare l'attenzione del pubblico e che si conferma una garanzia per la terza rete Rai.
Il sogno di diventare giornalista
Il sogno da bambino era quello di diventare un giornalista, adesso è un conduttore televisivo che, però, è al timone di un programma strutturato sulle interviste, anche piuttosto approfondite, una di quelle che Fabio Fazio ricorda con grande orgoglio è quella a Enzo Biagi: "Ho un grande rispetto per i giornalisti, tanto è vero che ho avuto l’onore di conoscere bene Biagi". Nel 2004 lo invitò in trasmissione, dopo due anni di assenza dal piccolo schermo: "Era stato ignominiosamente cacciato. Fu un rischio per la mia carriera? Certo. Lo rifarei? Ovvio. Ho sopportato per anni l’etichetta di buonista, non è stato facile, mi creda. Non sono un buonista, cerco solo di non essere un professionista dell’aggressività. Anche perché non lo so fare". Fazio racconta di aver appreso tanto dal noto giornalista, che prediligeva una certa modalità di fare interviste, lasciando che sia l'intervistato a raccontarsi: "Ci sono giornaliste e giornalisti che vengono invitati in tv o che scrivono libri solo perché utilizzano l’arma dell’aggressività, dell’intrusione nelle vite degli altri".
Le interviste più belle
Tra i ricordi più belli della sua carriera, in vent'anni di trasmissione, c'è il momento in cui è riuscito a intervistare il Papa: "Quell’uomo per me è una costante fonte di conforto. Lui, la prima volta, mi disse: “Fabio, non è ancora il momento, quando arriverà ce ne accorgeremo entrambi, accadrà e basta". Tra le interviste più intense c'è stata quella a David Grossman, poco dopo la scomparsa del figlio, oppure lo scambio avuto con alcuni dei personaggi da lui incontrati: "Paul Auster mi consigliò un ristorante ottimo a Parigi dove io adesso vado regolarmente. Di Carlo Fruttero non ho solo un bellissimo ricordo, ma oggi possiedo la sua macchina per scrivere, ce l’ho a casa". Nella sua carriera, però, ci sono stati episodi che si sarebbe risparmiato: "Quando, a Sanremo, mi ostinai a cantare. Lo feci assieme a Laetitia Casta e fu un disastro. Lì sopravvalutai le mie capacità e fu un errore, perché avrei dovuto avere maggiore consapevolezza dei miei limiti. Penso però che gli errori più grandi siano le occasioni sprecate".