Fabio Fazio, Orrico (M5S): “Scelta sua lasciare la Rai, ma create le condizioni. Salvini un bullo, brutto spettacolo”
Sono giorni complessi per la Rai. Il servizio pubblico cambia volto, con l'ingresso del nuovo Ad Roberto Sergio, ma soprattutto spacca l'opinione pubblica con l'uscita di Fabio Fazio, che lascia dopo 40 anni l'azienda per passare a Discovery. Notizia che genera inevitabilmente una scia di polemiche politiche, che quasi prescindono dal tema della perdita effettiva che l'addio di Fazio comporterà. Da poche settimane è stata istituita la commissione di vigilanza Rai, l'organo bicamerale creato a garanzia del pluralismo dell’informazione e per evitare il controllo governativo del mezzo pubblico radiotelevisivo. Tra i membri della commissione c'è Anna Laura Orrico, esponente M5S in commissione di vigilanza Rai ed ex sottosegretaria alla cultura, con cui analizziamo la situazione.
Onorevole, partiamo dal nuovo amministratore delegato Roberto Sergio. Sulla sua ratifica M5s si astiene. Che significato va attribuito a questa astensione?
Il voto di astensione in CdA equivale a un no. L'amministratore delegato designato dal governo è passato grazie al voto decisivo della presidente Soldi, descritta dai più come vicina a Matteo Renzi, che ha rinunciato al suo ruolo super partes per assecondare il progetto della maggioranza. Eppure, su questo “piccolo” particolare non leggo polemiche. Per il resto rimaniamo sul pezzo e cerchiamo di capire, in concreto, le mosse di Sergio.
Giuseppe Conte ha letto la questione indicando le responsabilità dell’Ad uscente Fuortes nel mancato rinnovo di Fabio Fazio. Lo ha definito “un disastro”.
La Rai, per vocazione ed anche per scelta, dovrebbe essere la prima industria culturale del Paese. Dunque, e qui sottolineerei il punto, necessita di una governance che abbia il tempo di mettere in atto il piano industriale dell’azienda e di persone competenti in grado di finalizzare gli obiettivi che ci si prefigge.
Parliamo di Fabio Fazio, crede che la sua uscita dalla Rai sia frutto di pressioni politiche?
Ha fatto una scelta, frutto anche della gestione deficitaria del precedente Ad (Fuortes, ndr). Credo, però, che si siano create, volutamente, tutte le condizioni ottimali per affidargli un foglio di via. Purtroppo la politica continua ad entrare nelle vicende della Rai. E questa non può essere considerata una condotta nell’interesse dei cittadini.
Fazio è stato spesso oggetto di critiche da parte della politica, in passato anche da esponenti del Movimento 5 Stelle. Non crede che la sua uscita sia anche il frutto di questa ostilità costruita nel tempo?
No, onestamente non penso. Un conto è la divergenza di opinioni, anche accesa, rispetto all’operato di un professionista che lavora nel servizio pubblico, che ritengo sia legittima. Altro conto è l’occupazione della Rai resa ancor più agevole che in passato grazie alla riforma della Rai voluta da Renzi. Certamente vedere un ministro della Repubblica come Salvini fare il bulletto su Twitter non è stato un bello spettacolo.
Alla Rai si chiede sempre una maggiore pluralità. Crede sia questo il vero problema dell'azienda?
Fermo restando che il pluralismo è, e deve rimanere, la stella polare dell’azienda penso anche che nella valutazione più complessiva delle criticità presenti la Rai andrebbe ripensata nella governance e nella struttura in modo da renderla più efficace nella sua mission di servizio pubblico. Così tutte le componenti sociali, culturali e politiche vi si possono riconoscere. Proprio due giorni addietro, in una intervista, il presidente Conte aveva lanciato, alle forze di maggioranza ed opposizione, l’appello per degli Stati Generali della tv. Mi auguro che non cada nel vuoto.
In questi giorni si torna a parlare della necessità di privatizzare la Rai. Lei cosa ne pensa?
È un tema che si ripropone periodicamente eppure io ritengo che un servizio pubblico di qualità, nell’informazione e nei programmi, sia imprescindibile per il Paese. L’importante è che la Rai sia capace di coniugare indipendenza, pluralismo ed equilibrio stando al passo coi tempi.
La Commissione di Vigilanza di cui fa parte è stata composta a detta di molti con eccessivo ritardo rispetto alla prassi. Quali sono le priorità di questi primi mesi?
Giovedì avremo in audizione i sindacati per approfondire le ragioni dello sciopero indetto per il prossimo 26 maggio. Poi sicuramente dovremo audire i vertici Rai, con il nuovo Ad. Attendiamo poi il contratto di servizio che il ministro Urso ha annunciato arriverà in commissione a giugno. Si tratta di un documento fondamentale perché descrive gli obiettivi che la rai si dà per il prossimo quinquennio. Noi puntiamo ad un’azienda pubblica di qualità che sia capace di valorizzare i talenti e le risorse intellettuali e creative del nostro Paese.
Fa parte di una forza politica che in fase nascente ha fortemente osteggiato lo strumento televisivo in relazione alla sua parzialità di informazione. Cos’è cambiato in questi anni dal suo punto di vista?
La politica è in continua evoluzione perché la realtà è mutevole, viviamo tempi che propongono cambiamenti epocali ad un velocità impensabile solo fino all’altro ieri. Figuriamoci se il Movimento 5 Stelle, che è un movimento politico, non poteva – anzi, doveva – adeguarsi rispetto agli strumenti ed alle modalità per parlare con i cittadini.