Fabio De Luigi: “Scappai dalla Tv perché i miei personaggi erano diventati più famosi di me”
L'amore che un'intera generazione prova nei confronti di Fabio De Luigi è difficile da spiegare, qualcosa che ha a che fare con un intreccio tra nostalgia ed espressione di talento comico puro. Per questo il suo ritorno all'intrattenimento degli ultimi anni pare rimettere le cose al loro posto. Dal 3 novembre Fabio De Luigi è su Prime con "Amazing", un esperimento particolare di one man show con cui ripercorre la sua storia artistica, tornando alle origini e incrociando amiche e amici che hanno segnato il suo percorso, nella cornice di un finto premio alla carriera da dover ritirare. Ce lo ha raccontato in questa intervista, occasione per tornare indietro nel tempo e capire l'evoluzione artistica di De Luigi negli ultimi 20 anni.
Al netto del sarcasmo di fondo, Amazing è il pretesto per un bilancio della tua carriera. L'autocelebrazione è una cosa in cui ti senti a tuo agio?
In realtà alle riunioni in cui pensavamo al progetto ho sempre insistito sull'idea di evitare autocelebrazioni. Mi divertiva l'idea di fare un tutto in una notte, un racconto cinematografico sulla storia di un personaggio che va a ritirare un premio e si trova ad avere a che fare con dei contrattempi buffi, che hanno a che fare con la sua carriera. È una cosa che mi sembrava interessante da mettere in scena per fare un one man show.
Qualcuno direbbe che non è più one man show canonici. Questa è un'alternativa?
Sì, poi è soggettivo, io non volevo non perché non mi piacessero o perché sia finito quel tempo. A me interessava provare una strada diversa per fare un varietà alternativo a un varietà canonico. È un tipo di linguaggio che è un po' misto, c'è una parte scritta, una improvvisata, c'è un po' di finzione dentro una para-realtà. In fase di scrittura ci siamo interrogati proprio sul come riuscire a stare a cavallo fra una cosa di chiaramente finto, che ha anche una dose di grande verità.
L'autoironia caratterizza Amazing e il racconto che fai di te. Ho sempre avuto l'impressione che nei tuoi ruoli piombassi dentro per caso, come ci fosse sempre un'aspirazione altra. C'è qualcosa di involontario e non voluto nella tua comicità?
Mi sembra un'osservazione interessante. Sai che non lo so? Non saprei rispondere se ci sia qualcosa di involontario o meno. Sicuramente l'autoironia, il non prendersi sul serio pur prendendosi molto sul serio fa parte del mio modo di approcciare questo lavoro e un po' la vita.
La tua carriera è segnata, almeno nella parte iniziale, dai personaggi. C'è stato un momento in cui sei scappato da questa forma di riconoscibilità perché non ti sentivi a tuo agio?
Scappato no, ma capisco cosa intendi e c'è stato effettivamente un momento in cui le maschere erano più famose di me. Ero Fabio De Luigi aperta parentesi Olmo di Mai Dire Gol e lo stesso discorso valeva per altri personaggi. La cosa non mi ha mai dato fastidio, ma era un dato di fatto e con il tempo mi sono orientato verso scelte differenti, come il cinema, provando a trascinare il pubblico che mi amava per quelle cose lì. Magari qualcuno sono riuscito a portarmelo dietro, anche non mettendo in scena delle maschere.
Dal 2008 al 2017 lasci in effetti quella vocazione e questo corrisponde anche al tuo sparire dalla Tv. È un processo casuale?
È stata una lenta metamorfosi, ho cambiato il luogo in cui mi esibivo e sono andato su esperienze prettamente cinematografiche. Non aver fatto televisione è legato al fatto che ho scelto cosa mi interessava e divertiva molto in quel periodo, ma avevo voglia di tornare a fare intrattenimento di quel tipo e questa mi sembrava la via giusta giusta.
Dinner Club insieme a Cracco, ora Amazing, sempre con Prime. È una nuova fase per la tua carriera?
Per certi versi sì. È accaduto con Prime Video perché mi piace prendermi certi rischi e andare a fare delle cose che siano anche vagamente sperimentali.
Attraverso una piattaforma streaming entri in quel linguaggio contemporaneo saltando la fase del racconto di sé sui social, che tu eviti elegantemente.
Siamo un po' in un'epoca in cui le persone sono loro stesse lo spettacolo, attraverso i social la finzione sembra non esistere più, in realtà esiste ma si è fintamente veri e questa è una delle cose che intendevamo cavalcare con Amazing.
Prendi anche in giro il mondo social e ti prendi in giro, quando Vagnato ti prospetta di conoscere il mondo dei TikToker rispondi dicendo "pensa che razza di culo". Non ami raccontarti sui social o non ti piace vedere gli altri farlo?
Mi piace, lo capisco, ma non ho l'ossessione di essere sempre sul pezzo. Credo che ognuno abbia il suo tempo. Fare quelle cose rischia di scatenare l'effetto del nonno con le scarpe da tennis, cioè metterti a fare una cosa che chiaramente non ti appartiene. È legittimo ed ha una sua dignità, però io se lo facessi diventerei comico mio malgrado.
E non è una cosa alla quale aspiri, evidentemente.
Preferirei evitarlo.
Oggi attraverso piattaforme come Amazon è consentita una volgarità che era impensabile in televisione. Sapere che una parolaccia non verrà bippata rappresenta un vantaggio dal punto di vista della comicità?
Potremmo aprire un enorme dibattito su cosa sia volgarità e cosa no, una parolaccia potrebbe non esserlo e un atteggiamento o modo di porsi potrebbe esserlo molto di più. Io se vedo i Griffin, dove sento ci sia una libertà di scrittura e linguaggio che ritengo ricchezza, percepisco he la forzatura di un perbenismo finisce per essere educativa. A volte sono così estremi da ottenere l'effetto opposto, si capisce che certe cose, che definiremmo politicamente scorrette, arrivano da persone che quelle cose non le pensano.
In Amazing citi anche l'ingegner Cane, vent'anni fa parodia di un tizio deputato a mettere la prima pietra del ponte sullo stretto. Che effetto fa constatare che la satira di vent'anni fa possa essere la stessa di quella odierna?
Dovrebbe farmi specie ma mi fa tristezza, perché vuol dire che non ci siamo mossi. Il ponte è un po' come i jeans, va di moda sempre e sta su tutto, credo sarà così anche fra 30 anni. Ci si aggrappa a certe cose eternamente, poi non so se lo faranno o meno, ma è incredibile che siamo fermi da 25 anni. L'ingegner Cane è ancora lì convinto, ha messo il primo mattone…
In Amazing riemerge anche il tuo sodalizio con Abatantuono.
Con lui è un'amicizia ventennale, abbiamo fatto diversi film fortunati insieme. È molto probabile che ricapiti in futuro, non so se su Prime, al cinema o dove sarà, ma ci divertiamo sempre insieme, è una costante.
Ritrovi anche la Gialappa, tornata con la formula felice di Gialappa Show. Ogni tanto hai la suggestione di tornare a fare quello che facevi 20 anni fa?
Io con i Gialappi tornerei a lavorare anche domani pomeriggio, ma non credo che farei le stesse cose di 20 anni fa, penso che nel misurarmi col me di 20 anni fa avrei solo da rimetterci. Si può fare altro, quello sì. Loro sono ripartiti con grande fortuna e non so, magari capiterà ritrovarsi. Sicuramente ci sentiamo anche fuori, però non ho una risposta precisa. Una cosa certa è che non farei cose che ho già fatto.
Tentare strade nuove sembra essere una tua prerogativa assoluta.
Sì, l'ho sempre fatto anche con loro, a parte la costanza di Olmo, quando un personaggio diventava troppo fortunato li mollavo prima che la gente si stufasse.