video suggerito
video suggerito
Opinioni

Fabio Balsamo, intervista in viaggio: “Il clown devi trovarlo dentro di te”

Fabio Balsamo da Roma a Napoli: intervista in viaggio con l’attore che ha vinto LOL 3 (e un milione di altre cose)
A cura di Saverio Tommasi
3 CONDIVISIONI
Fabio balsamo, intervista in viaggio
Fabio balsamo, intervista in viaggio

Ho conosciuto Fabio Balsamo sui social, quando sette anni fa fece il suo ingresso nella The Jackal. "I social hanno fatto anche cose buone" potremmo dire, con un sorriso.

Fabio Balsamo è uno degli attori italiani che più ha lavorato nell'ultimo anno. Ha vinto LOL 3 poche settimane fa, ed è presente in film per il cinema e la tv.
Fabio Balsamo – oggi – è un uomo di 34 anni zeppo di talento e dedizione verso il proprio lavoro, ma è anche una persona con una storia personale che vale la pena (e il gusto) di essere raccontata. Per questo l'ho accompagnato in un viaggio da Roma a Napoli, tenendo la mia telecamerina accesa.

Faccio un passo indietro: poco dopo averlo conosciuto sui social, anni fa, di Fabio Balsamo vidi un vecchio spezzone di un video girato in teatro in cui interpretava un soggetto paraplegico: era la sua laurea in arte drammatica. Poi quel video lo dimenticai, mi aveva colpito ma lo scordai, perché ancora non conoscevo in profondità il lavoro di Fabio. L'ho rivisto qualche giorno fa, come se fosse la prima volta, e ho capito davvero quanto sia bella la "somma dei pezzettini di Fabio".

Video thumbnail

Come ti prepari, prima di un'interpretazione?

Leggo tanto le sceneggiature. La scultura avviene dalla materia prima, e la materia prima nostra è la scrittura.

Cosa vogliono i registi?

Sono in una fase in cui mi chiedono sempre un po' delle caratterizzazioni, ma molto credibili. Devi essere quasi estremo però nei limiti della credibilità. In altre parole: con alcuni caratteri della macchietta, per far sorridere, però personaggi reali, umani, veri.
E' quell'equilibrio su cui mi piace lavorare, un filo sottilissimo. Adoro queste complicazioni lavorative.

Tu non sei "simpatico" nella vita?

Sono piuttosto serioso, il resto è studio. Nasco come attore drammatico, poi l'attore comico è arrivato dopo. Diciamo che io non trasporto nelle mie opere comiche il mio modo d'essere. Cioè non è che ho di natura una predisposizione simpatica, e per cui metto al servizio dell'opera questa mia simpatia, io studio, come per esempio a LOL. Lì tutti si aspettavano il "napoletano che ti fa ridere", invece io sono andato contro lo stereotipo però poi ci cadevo, era questo il mio personaggio.

Hai destrutturato i luoghi comuni e te li sei mangiati

Sì, usandoli poi solo per scelta.

Facciamo un passo indietro: mi racconti gli inizi?

Mi sono laureato in recitazione, però dato che non si lavorava, facevo l'animatore. Tante volte sono stato a Scampia, ad esempio, a proposito di stereotipi e pregiudizi.

Come eri vestito?

Spesso da clown. E' un personaggio che poi ho portato anche in Francia, facendo il clown da strada, mangiavamo a cappello, è stato il momento più prossimo alla morte. Mi ricordo con la compagnia a volte abbiamo bevuto per non sentire la fame. Forse è stato uno dei momenti più difficili in assoluto, però è stato estremamente formativo.

Che tipo di clown eri?

Si chiamava Seddy, in italiano sarebbe "Tristino", ma è bruttissimo tradotto. Era un clown malinconico, aveva un sospiro che lo caratterizzava. Sospirava la pesantezza che si portava dentro.

Faccio un altro passo indietro, torniamo a Scampia. Cosa ti ricordi?

Ho visto lo sforzo di tanti genitori di rasserenare i loro bambini anche durante le feste. Mi ricordo una volta c'erano degli spari e il bambino si copriva le orecchie, per la paura. E i genitori gli dicevano: "Hai visto ti abbiamo fatto anche i fuochi d'artificio per il tuo compleanno?"
Quella frase mi fece capire anche lo sforzo di creatività che c'era dietro, forse sai che da lì è iniziata la mia lotta contro gli stereotipi?

Tu hai sempre voluto fare l'attore?

Molto presto. Sentivo di volere esternare delle cose, dipingevo durante i periodi più dolorosi, poi in ospedale dai 12 ai 16 anni, ricordo avevo un dvd di Massimo Troisi, ed è stata la prima cosa che ho visto a teatro. Non potendo camminare, lo ascoltavo. E iniziai imitandolo nell'Annunciazione. Poi a 18 anni dissi a mio padre che avrei voluto frequentare l'Accademia.

E lui?

Preoccupato, anche per le difficoltà che avevo avuto. Mio padre operaio, mia madre casalinga, una realtà piccola di provicia, un po' di preoccupazione era normale. C'erano delle sere, in cui tornavo a casa con il trucco da clown che mi colava, in cui vedevo lo sguardo di mia madre, come dire: "Proprio tu che avresti bisogno di stare tranquillo…"

Tu hai fatto riferimento all'ospedale, mi racconti meglio?

E' una problematica collegata alle ossa, ogni tanto qualche controllo in più e attenzione. Ad esempio ho degli auricolari acustici, per sentire meglio.
Però queste difficoltà fanno parte di Fabio, cioè veramente una persona è un tutt'uno, non bisogna scindere i punti di forza dai punti di debolezza. Noi siamo un quadro: anche i miei punti di forza dipendono dai miei punti di debolezza.

Non si può dire "se non avessi questo allora…"

Non avresti neanche l'altra cosa. Non esiste la perfezione.

E poi a me la perfezione mi sta sul ca**o.

Pure a me. La perfezione ci ha rotto!

Sei scaramantico?

No, odio la scaramanzia. Che davvero un'azione dipenda da un rituale è una cosa che mi infastidisce proprio, la sento molto collegata all'ignoranza.

C'è una parola a cui vuoi molto bene?

"Rinascita", perché è quella che ho toccato un po' più spesso. Sono i momenti in cui si forma il carattere, si rifondano dei valori.
Ti chiedo di chiudere gli occhi, e dirmi la prima cosa che vedi.

Ti chiedo di chiudere gli occhi. Cosa vedi?

Vedo dei bambini giocare, che è forse il desiderio che più tengo alimentato in me. Una seconda opportunità che vorrei darmi, di un periodo in cui avrei voluto giocare ma non ho potuto giocare, e per il mood che mi permette adesso di fare quello che sto facendo.

Grazie Fabio.

Grazie a te!

3 CONDIVISIONI
Immagine
Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views