Era Angelo Buondio di Elisa di Rivombrosa, Pierluigi Coppola: “Dopo una truffa mi ammalai di depressione, oggi ho cambiato vita”

Sono trascorsi vent'anni da quando Pierluigi Coppola interpretava lo stalliere Angelo Buondio nella serie dei record Elisa di Rivombrosa. Quel ruolo accanto a Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi gli diede una straordinaria notorietà. Il suo viso era sulle figurine Panini e quando usciva di casa veniva preso d'assalto dai fan. Poi, una cocente delusione professionale lo ha portato a prendere le distanze dal mondo dello spettacolo e ad ammalarsi di depressione. Oggi ha 47 anni e in un'intervista rilasciata a Fanpage.it racconta la sua nuova vita. Ha due figli, ha fatto il barista, poi il bar manager e attualmente lavora come consulente aziendale nel mondo del beverage, produce gin, dipinge e medita di tornare a fare l'attore. La sua storia:
Il successo di Elisa di Rivombrosa arrivò come una bomba su tutti noi. Fui scritturato per un ruolo da protagonista al cinema, ma era un film truffa. Sono crollato. Mi faceva schifo tutto. Mi ero impegnato, avevo lavorato con serietà ed ero stato ripagato con queste schifezze. Caddi in una terribile depressione e decisi di smettere di recitare. È stato molto doloroso, sono stato malissimo. Ho ricominciato facendo il barista poi ho costruito una nuova vita.
Elisa di Rivombrosa, Angelo Buondio 20 anni dopo: cosa fa oggi Pierluigi Coppola

Sono passati vent'anni dalla messa in onda di Elisa di Rivombrosa eppure il tuo viso è ancora associato al personaggio di Angelo Buondio. Come ottenesti quel ruolo?
In modo rocambolesco. Il ruolo di Angelo era stato assegnato a un altro attore, figlio di un importante personaggio del mondo dello spettacolo. Preferisco non fare il nome. Non so cosa sia successo, ma all'ultimo minuto decise di non partecipare al progetto. Mancavano una quindicina di giorni all’inizio delle riprese.
E tu prendesti il suo posto.
Mi chiamarono dalla mia agenzia e mi dissero: "Devi andare di corsa a fare un provino per una nuova fiction di Canale5”. A quel primo incontro c’era anche Alessandro Preziosi e mi sembrò strano che ci fosse l’attore protagonista. Feci una scena da solo e una con lui. Alla fine mi presero. Ero contento, era un lavoro importante. L’avventura iniziò con una valigia enorme.
Cosa conteneva?
Tutti i copioni e le informazioni sul ‘700: come parlavano, come si vestivano, come si comportavano. Iniziai a studiare come un matto. Le riprese sarebbero iniziate dopo una settimana ed ero un po’ nel panico. La produzione ci mandò a lezione di scherma e di equitazione. Angelo era lo stalliere di Rivombrosa e, nonostante io amassi i cavalli, l’idea di saltarci sopra mi terrorizzava. Le prime due settimane di riprese furono un incubo, ma per un altro motivo.
Quale?
Mi diedero una parrucca terribile. Ero stato scelto dieci giorni prima delle riprese e non c'era stato il tempo di farne una su misura per me. Andavo in scena con l’ansia di avere avuto poco tempo per studiare e con il timore che questa roba posticcia, terribile, che avevamo soprannominato “il gatto morto”, si spostasse. Dopo una ventina di giorni di riprese arrivò la parrucca fatta apposta per me. Nella seconda stagione, invece, erano i miei capelli.

In che modo Angelo Buondio ha cambiato la tua vita?
È un personaggio che mi ha dato tanto sul piano professionale. Elisa di Rivombrosa ebbe un successo impossibile da replicare e che arrivò come una bomba su tutti noi. Confesso che mi destabilizzò molto questa popolarità eccessiva. Avevo già fatto delle fiction come Stiamo bene insieme, Un medico in famiglia, Le ali della vita 2 con Sabrina Ferilli. Ma con Elisa di Rivombrosa ti riconosceva tutta Italia.
Quindi con Angelo hai un rapporto di amore e odio.
Sì, lo amo perché è entrato nel cuore delle persone che lo ricordano a distanza di più di vent’anni. Però all'inizio è stata dura vedere l'impatto della popolarità della serie sulla mia vita. In quel periodo abitavo a Roma, ma quando tornavo a Foligno c’era la fila fuori da casa mia di persone che volevano l’autografo e che mi prendevano d’assalto. Per la gente ero Angelo, mi chiamavano così. Credo sia successo a tutti noi. Anche a Vittoria Puccini che all'epoca era un’esordiente. Siamo passati da zero a un livello enorme di popolarità.
Jane Alexander, che interpretava Lucrezia Van Necker, mi raccontò che l'accusavano di volere uccidere Vittoria Puccini. Sono accaduti episodi spiacevoli anche a te?
Quello mi successe con Distretto di Polizia. Il mio personaggio, Ira Droscorcic, uccise l’ispettore Paolo Libero (Giorgio Pasotti, ndr). Uscivo di casa e me ne dicevano di tutti i colori. Nel caso di Angelo parliamo di un ragazzo buono. Dai, non mi è andata male. Mi è capitato però che le persone perdessero il tatto. Magari ero in un ristorante e stavo discutendo con la mia fidanzata e mi interrompevano per fare la foto con Angelo di Rivombrosa. Aspetta un attimo no? Ma se gli dicevo così ci rimanevano male. Per il resto è sempre stato piacevole per me l’affetto del pubblico.

Il tuo personaggio aveva molte scene con Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi, che rapporto avevate sul set?
Eravamo tutti molto coesi. Non c’erano episodi di protagonismo anche perché eravamo nella stessa barca. Eccetto Alessandro Preziosi, i protagonisti principali della serie erano esordienti. Avevamo creato un bel gruppo, ricordo anche le scorribande alcoliche in giro per Torino (ride, ndr).
Siete rimasti in contatto?
Ho perso di vista tutto il mondo dello spettacolo. Non vivendo più a Roma, sono uscito dal giro. Adesso vivo in Umbria e non ho più contatti con loro.
Con i soldi guadagnati con questo ruolo ti sei tolto qualche sfizio o hai preferito risparmiare?
La vita dell'attore a Roma costa tanto, quindi ho speso tutto. Ho comprato una casa che poi ho rivenduto. Devo ammettere che tutti i soldi che ho guadagnato in questi dieci anni di attività come attore li ho spesi. Mi sono divertito molto (ride, ndr). Venivo dalle case popolari di Foligno, mi sono trovato a fare l'attore che avevo 19 anni. Chi li aveva mai visti tutti quei soldi. Mia madre ogni tanto mi dice: “Eh, se avessi risparmiato”. Ma avrei voluto vedere lei se si fosse trovata al mio posto a vent’anni. Quindi no, da parte non ho messo niente, ho vissuto la vita.
Perché Pierluigi Coppola ha lasciato la TV

A un certo punto qualcosa si è spezzato e hai deciso di lasciare il lavoro di attore. Cosa è successo?
È una storia che non racconto volentieri, ma ormai sono passati quasi vent'anni. Dopo il teatro e le fiction, fui scritturato per un ruolo da protagonista al cinema. Il sogno di ogni attore. Era una di quelle occasioni in cui dici: “Questo è il film della vita, è la svolta”. Mi impegnai, mi feci dare il giusto cachet senza pretendere troppi soldi e mi buttai a capofitto nel progetto. Ci speravo tanto in questo ruolo. In quel periodo mi offrirono anche una parte nella serie Un posto al sole, ma dissi di no: “Sta uscendo un film importante, vediamo come va”. Rifiutai un sacco di soldi. Poi iniziarono ad accadere cose assurde, si bruciò la pellicola e vollero rigirare la scena finale, la più costosa. Purtroppo era un film truffa. Presero dei fondi per la realizzazione del progetto, che però non uscì mai nelle sale.
Come reagisti alla delusione?
Crollai. Mi faceva veramente schifo tutto. Avevo aspettato il ruolo al cinema, mi ero impegnato, avevo lavorato con serietà e con passione ed ero stato ripagato con queste schifezze. Ingenuamente pensavo che il mondo dell’arte fosse intoccabile. Caddi in una terribile depressione e decisi di smettere. Lasciai il mondo dello spettacolo per questo.
Poi hai stravolto la tua vita.
Inizialmente è stato molto doloroso. Come dicevo, i primi due anni sono caduto in depressione. Ero bloccato, non sapevo cosa fare in Italia. Non volevo lavorare qui perché mi riconoscevano e mi giudicavano. Per due anni sono stato malissimo. Ho affrontato una fase depressiva molto tosta. Poi mi sono lasciato alle spalle questo limbo e ho costruito una vita altrove.
Cosa consigli a chi affronta la depressione?
C’è solo una cosa da fare, chiedere aiuto. È il consiglio che do a tutti coloro che vivono un momento di fragilità. Io ho avuto il coraggio di chiedere aiuto a uno psicologo. Ne sono venuto fuori ma ci ho messo un paio di anni.
Come è iniziata la tua rinascita?
Sono scappato dall'Italia, sono andato in Nuova Zelanda, poi in Spagna e in Inghilterra. Ho viaggiato, ho scoperto il mondo e nel frattempo ho avuto due figli dalla mia ex compagna. Mi sono rimboccato le maniche. Il mio percorso può essere definito dalle stalle alle stelle e poi di nuovo alle stalle. Ma adesso sto bene. Sono ripartito da zero facendo il barman, lavorando nei locali notturni in Nuova Zelanda, poi sono diventato bar manager e ho gestito dei locali. Circa dodici anni fa sono tornato in Italia.
Pierluigi Coppola oggi, la nuova vita dell'attore di Elisa di Rivombrosa

Com'è la tua vita oggi?
Faccio consulenze nel mondo dell'industria del beverage, in particolare lavoro come consulente per un'azienda di distribuzione. Inoltre, produco un gin. Esprimo il mio lato artistico dipingendo. Anderson è il mio alter ego come pittore. Ho scritto un monologo per il teatro. Passo le mie giornate lavorando in maniera stabile. E per fortuna ho un'entrata fissa a differenza di quando facevo l'attore e avevo dei periodi di guadagno e altri di miseria totale. La mia vita è ripresa alla grande.
Torneresti a fare l'attore?
Da quest’anno ho un’agenzia che mi segue. Vediamo che succede. Non si sa mai come va la vita. Questa volta, però, lo faccio per me stesso. Mi sono detto: ”In fin dei conti non eri così male come attore. Sei partito dalle case popolari e sei arrivato a un bel successo”. Quando ho iniziato a fare l'attore a 19 anni, invece, era un modo per dimostrare di essere capace, di essere bravo: “Io sono qui, esisto”. È il dramma di ogni artista, questo bisogno di dimostrare agli altri di avere talento.
In passato hai partecipato a Reality Circus. Oggi faresti il Grande Fratello o l'Isola dei famosi?
Feci quel programma perché ero molto legato al mondo dell'arte di strada. E poi era nato il mio primo figlio, Francesco, quindi un'entrata economica in più faceva comodo. No, sono sincero, non aspiro a partecipare al Grande Fratello o all'Isola dei famosi. Non ho neanche la TV. Non lo dico per fare il radical chic, mi si è rotta sei mesi fa e non ho sentito l’esigenza di ripararla.
Che padre sei con i tuoi due figli?
I miei figli sono grandi, Francesco ha 18 anni ed è in Vietnam. Sta facendo un anno sabbatico. Daniel ha 14 anni e vive in Inghilterra con la madre, la mia ex compagna. Ho un bellissimo rapporto con loro, li sento tutti i giorni, mi mancano. Molto spesso mi vengono a trovare o li raggiungo io. Chiaramente, dato che non vivono in Italia, non posso vederli una volta a settimana. Li vedo ogni due, tre mesi, però poi trascorrono 20 giorni con me. Sono fiero di loro, sono molto più bravi di me.
Ti ritieni un uomo sereno?
Sì, diciamo che sono sereno, anche se è difficile esserlo alla luce di quello che succede intorno a noi, dai femminicidi alla guerra a Gaza. Credo che siamo all’apice del genocidio culturale di cui parlava Pasolini. Nel mio piccolo cerco di fare delle scelte etiche. Sono vegetariano e vicino ai movimenti ambientalisti, come i ragazzi di Ultima Generazione, che vengono trattati come delinquenti perché bloccano le strade o spruzzano vernice lavabile su un monumento. Ci stanno comunicando qualcosa di importante, è il caso di ascoltarli. Sono sensibile a tutto ciò che può essere una visione alternativa di questa società, che è veramente mediocre.