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Enrico Brignano: “Ci rimango male se qualcuno non ride ai miei spettacoli, mi concentro su chi mi critica”

Enrico Brignano torna in teatro con “I 7 re di Roma”, che il suo mentore Gigi Proietti portò in scena 35 anni fa. In un’intervista racconta l’emozione per lo spettacolo, il suo legame con Roma e il suo approccio al lavoro come attore e comico.
A cura di Eleonora di Nonno
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Dall'8 ottobre Enrico Brignano sarà a teatro con lo spettacolo I 7 re di Roma. Il debutto avverrà al Sistina, dove esattamente 35 anni fa si esibiva Gigi Proietti, suo mentore. Nell'intervista a la Repubblica, l'attore e comico racconta il suo legame con Roma, il suo rapporto con il pubblico e il suo approccio al lavoro.

Enrico Brignano: "Prima abitavo in una casa che affacciava sui cassonetti, ora vedo il Cupolone"

Per Enrico Brignano portare in scena lo spettacolo I 7 re di Roma rappresenta una doppia emozione perché si tratta sia di un omaggio a Gigi Proietti che alla Capitale. L'attore è consapevole che sia una grande sfida: "Ho 58 anni, I 7 re di Roma è una bella prova di resistenza, ci sono undici personaggi, canzoni, testi, balletti, tanta roba. Con me lavorano decine e decine di persone. Dell’età bisogna sempre tenerne conto. Se non lo faccio adesso non lo faccio più". Protagonista dello spettacolo è Roma, città in cui Brignano è fiero di abitare:

Ho comprato una nuova casa, un investimento importante per il futuro, per i miei figli. Nella precedente le finestre affacciavano sui cassonetti, ora vedo i tetti e il Cupolone. Voglio che i miei figli crescano in una città cui devo molto: la mia ironia, la mia indolenza, il mio sarcasmo. Noi romani viviamo tutto con una malinconia che sembra apatia, poi l’ironia rimescola le carte e non riesci a lasciare questa città. Ai miei due figli, che ho avuto a 50 anni, racconto fiabe inventate che hanno come protagonisti Numa Pompilio, Anco Marzio, Acca Larenzia.

Enrico Brignano insieme a sua moglie Flora Canto
Enrico Brignano insieme a sua moglie Flora Canto

"Ci rimango male se qualcuno non ride ai miei spettacoli"

Enrico Brignano ammette di dispiacersi quando qualcuno non si diverte ai suoi spettacoli: "Cerco di mascherarlo ma ci rimango male, e non poco. A Roma si dice "rosico", lo ammetto. E quando a teatro vedo qualcuno che non ride – che poi non so perché, ma quelli che non ridono stanno sempre in prima fila – scendo e gli prendo la mano, gli domando se va tutto bene, se c'è qualcosa che non va a casa, se ha mangiato pesante. ‘Perché nun ridi? Stai male?'". Il comico rivela poi come affronta le critiche, vissute come sprone a migliorarsi. "Mi concentro su chi mi critica. Non i leoni da tastiera, che non prendo in considerazione, ma persone che magari hanno visto un mio spettacolo, un mio film e non gli è piaciuto. È una malattia. Non riesco a non farlo, è più forte di me – spiega Brignano – Ma mi aiuta: ascoltare le critiche può migliorarti. Perché il comico ha sempre bisogno di stimoli e qualche volta deve essere punzecchiato dalla vita". Sul rapporto con il pubblico ammette di preferire un contatto diretto a una fotografia: "Apprezzo l'affetto delle persone ma non amo i selfie, preferisco una stretta di mano, uno scambio di parole. Per molti, il selfie con me o con un altro cambia poco o nulla".

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